Home
Il rapporto tra uomo e Natura al centro di dialoghi e performance contemporanee

- Campo aggiuntivo 5:
Credits foto: Salvatore Laurenzana
La danza contemporanea e le arti performative sono state le protagoniste di questa prima parte di Petrolio, il progetto co-prodotto da Basilicata 1799. Dall’11 al 23 giugno spettacoli e performance site specific al centro di una conversazione sulle grandi questioni aperte dell’Antropocene, l’era geologica in cui il comportamento dell’uomo è direttamente responsabile degli equilibri ecologici e di una nuova dimensione della convivenza.
Produzioni originali, prove aperte e incontri con gli artisti traducono il tema del rapporto tra uomo e Natura in una nuova estetica. Lo sguardo, il pensiero e le azioni si modificano; non più l’uomo al centro dell’Universo, ma la Natura che comincia ad avere la sua importanza reale.
Le performance si sono tenute in uno scenario naturale e senza luci teatrali tra il prato, il bosco e il terreno del Parco del Castello Tramontano di Matera scelto per la sua “postura” più che per la sua architettura. Sono quasi tutti spettacoli senza perimetri definiti: la differenza la fa il modo in cui il pubblico e i performer interagiscono con lo spazio.
Si comincia con la sezione Giacimenta curata da Francesca Corona e Michele Di Stefano che con quattro percorsi di produzione artistica concepiti come un esercizio di sguardo e un modello di scavo, cercano una complicità totale tra artista e territorio, tra i luoghi e le persone. Sono coreografi di fama internazionale quelli selezionati per questa sezione che gioca con le stratigrafie geologiche, sociali e umane.
Il primo è il Leone D’Oro alla Carriera Alessandro Sciarroni considerato fra i più rivoluzionari della scena europea. Partendo dall’osservazione dei fenomeni migratori degli animali, l’artista lavora sul concetto di “turning”, non solo nel suo significato di girare, ma anche cambiare, evolvere. I corpi ruotano attorno al proprio asse in un viaggio psicofisico emozionale.
Sciarroni mette un elemento al centro del processo creativo ripetendolo fino a renderlo un’ossessione e usa la tecnica della danza classica per parlare d'altro. In modo inconsueto anche i ragazzi volteggiano all’infinito sulle punte. Per la versione materana di Turning il coreografo ha selezionato cinque danzatori con una call lanciata a novembre.
Un’altra artista, performer e coreografa di fama internazionale che rientra nella sezione Giacimenta è la cipriota Maria Hassabi. I suoi spettacoli sono momenti dall’alto valore simbolico che mettono in relazione le tensioni e le pulsioni tra ambiente e individuo in una dimensione temporale dilatata e rituale. Movimenti minimali e una gentile lentezza che diventano suggestione al bisogno di rallentare e ad un modo differente di percepire il flusso delle cose.
Figures (2019) è il lavoro sensibilissimo, complesso e sofisticato della Hassabi che per la prima volta ha scelto di far incontrare la sua modalità di lavoro ad un gruppo di ragazze molto giovani selezionate con una call lanciata a maggio. Sono 10 le ballerine scelte provenienti dal territorio lucano che si sono cimentate in questa straordinaria esperienza confrontandosi con una professionista che ha portato i suoi lavori in teatri, musei e spazi pubblici di tutto il mondo tra cui il MoMa di New York, il Pompidou di Parigi e il Walker Art Center di Minneapolis.
A chiudere il primo weekend di performance è la coreografa Silvia Rampelli che in un laboratorio di preparazione ha proposto attività di movimento, azione e danza a persone di età avanzata. Una volta alla settimana gli ospiti della casa di riposo Brancaccio di Matera si sono messi in gioco in una delicata quanto a loro sconosciuta disciplina abbracciando con grande apertura un piccolo processo sul respiro, sullo stare insieme, sulla percezione e lo sguardo. Con Child’s portrait ci chiediamo: dove siamo? Quando siamo? Cosa ci circonda?
Ultimo percorso artistisco di questa sezione sono Le Merende di Industria Indipendente collettivo artistico e di ricerca principalmente dedito alle arti performative, teatrali e visive. Le Merende hanno occupato lo spazio con un principio di condivisione, gratuità e offerta per modellare la pratica artistica. Un luogo trasformato in un habitat naturale in cui trovare ristoro tra una perfomance e l’altra e animato dalla presenza di tutti e da un caldo dj set.
Nel secondo weekend ad aprire la sezione Sedimenti la performance di danza contemporanea, musica dal vivo e dj set WHO CARES? | Ecologia del dialogo. Con un progetto di co-creazione i quattro giovani coreografi Bassam Abou Diab, Yeinner Chicas, Olimpia Fortuni e Leonardo Maietto provenienti da diverse sponde del Mediterraneo e i due musicisti Ayman Sharaf e Stefano Zazzera fanno del proprio incontro il punto di partenza per la costruzione di una performance che ruota attorno alla tematica dell’Antropocene.
In scena prende forma un territorio immaginario mediterraneo, una geografia al di fuori da ogni toponomastica e etnografia possibile, che porta con sé le architetture e le tradizioni del Libano, dell’Italia e della Spagna da cui provengono gli artisti.
Oltre a performance, incontri con gli artisti e prove aperte per entrare in contatto con il processo creativo, si è dato il via anche ai dialoghi della sezione Pensiero geo-logico con l’esperto di filosofia ambientale Marcello Di Paola. Prossimi appuntamenti a settembre con lo studio di architetti, paesaggisti e giardinieri Volumezero, Bartolomeo Dichio, Alba Mininni, il filosofo Emanuele Coccia e il docente Gianfranco Pellegrino.
Purgatorio, i cittadini raccontano la costruzione di un’opera collettiva

Non un semplice atto partecipativo, ma un percorso che porti ogni cittadino a essere parte integrante dell’opera di Dante.
Questo doveva essere e questo è stato il Purgatorio, Chiamata Pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Uno spettacolo realizzato dal Teatro delle Albe, diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che ha coinvolto non solo gli attori ravennati e quelli materani dello IAC, ma, soprattutto, centinaia di cittadini. L’idea alla base di tutto il progetto era quella di costruire una rappresentazione che facesse i conti con il presente, che avesse voglia di confrontarsi con quello che accade. Affrontando quell’opera mastodontica che è la Divina Commedia, Martinelli e Montanari hanno scelto di rifarsi a due tradizioni teatrali distinte e complementari: da una parte le sacre manifestazioni medievali, dall’altra il teatro di massa russo
del primo Novecento. E’ in questo approccio che risiede la forza di un percorso che ha permesso di superare la concezione classica della partecipazione, talvolta legata a un’amatorialità quasi rivendicata, per giungere a una fusione tra opera e cittadini.
Il Purgatorio è stato edificato sui cittadini, facendo in modo che ne fossero parte imprescindibile: senza di loro non avrebbe avuto ragion d’essere. Ecco perché era fondamentale seguire i protagonisti di questo percorso, carpirne speranze ed emozioni per apprezzarne, poi, l’evoluzione. Quattro cittadini, diversi per genere, età e provenienza, hanno deciso di raccontarsi e lasciarsi raccontare, durante la costruzione di questa performance collettiva.
Quello che emerge dalle parole di Tiziana, Maurizio, Antonella e Claudio, che hanno, insieme ad altre centinaia di cittadini, animato i cori del Purgatorio, è la forza
dirompente della coralità e, al tempo stesso, la funzione a tratti terapeutica del teatro, che consegna ai nostri protagonisti una nuova, serena, consapevolezza.
PURGATORIO, la cantica del ricominciare a Matera dal 17 maggio al 2 giugno

Cala il sipario su Purgatorio, un grande spettacolo che ha emozionato tutta la comunità in un'esperienza collettiva diventata una straordinaria produzione artistica! 2 settimane di programmazione, 300 cittadini coinvolti direttamente nella performance e una grande risposta di pubblico con il tutto esaurito registrato nel corso di tutti gli appuntamenti.
L'attualità del Purgatorio di Dante nella vita quotidiana di tutti i giorni è nei vizi e nelle virtù umane rappresentati dagli straordinari monologhi di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, ideatori, direttori artistici e registi di un’azione corale scenica costruita chiamata dopo chiamata con persone di qualunque età, lingua o provenienza. Dal 17 maggio al 2 giugno 2019 questa splendida produzione artistica di Ravenna Festival-Teatro Alighieri con Matera 2019 e in collaborazione con Teatro delle Albe-Ravenna Teatro, ha coinvolto anche le compagnie teatrali locali tra cui IAC - Centro Arti Integrate.
Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno vinto la scommessa visionaria di trasformare il capolavoro di Dante in un testo teatrale grazie a numerose incursioni nei temi importanti dell’attualità: politica e sociologia ma anche amore e speranza. Dalla struggente e intensa scena delle donne uccise violentemente dai loro mariti, padri, fidanzati e fratelli fino alla Pia che diventa tutte le donne del mondo. Passando per la scena finale in cui quattro piccole Greta Thunberg con le trecce ci portano a riflettere sulla fragilità del nostro Pianeta per l’irresponsabilità degli adulti e dei potenti.
Lo show si è chiuso con un grande applauso in Via del Riscatto, luogo della splendida cappella delle Monacelle e metafora di una grande e profetica rinascita spirituale.
Il Festival del Pane tra le strade di Piccianello

Mostre, residenze, performance artistiche, cooking class, laboratori, spettacoli ed un unico indiscusso protagonista: il pane.
Breadway, il progetto co-prodotto da Murgiamadre, è stato un viaggio-esperienza tra le strade del quartiere Piccianello che ha fatto rivivere la tradizione del pane dal 6 al 9 giugno in un percorso alternatosi tra panifici, l’ex mulino e altri luoghi simbolici del Rione.
Il “festival del pane” unisce la narrazione delle tradizioni locali alle espressioni artistiche contemporanee. Cittadini temporanei e abitanti culturali sono stati coinvolti in un’esperienza coinvolgente che li ha avvicinati ad un patrimonio di saperi e sapori.
Sono due le mostre che riaprono le porte dell’ex Mulino Alvino, il primo mulino costruito a Matera a fine ‘800, dando il via alla rassegna con l’esposizione dei lavori realizzati dagli studenti di Ied Barcelona e dei progetti che hanno partecipato alla call lanciata da Adi per ridisegnare nuove forme di pane.
Gli studenti dell'Istituto Europeo di Design hanno lavorato su diversi aspetti legati alla panificazione: dall’origine, partendo dagli ingredienti che lo compongono, sino ai resti raffermi. Pane che alimenta il nostro corpo, pane che diventa prodotto di design e che ci permette di sperimentare e realizzare un nuovo oggetto riciclandone gli avanzi.
La call lanciata a febbraio dall’Associazione per il Design Industriale invece invitava i partecipanti alla creazione e alla proposta di nuove forme di pane attraverso una formula che non si ferma all’aspetto prettamente alimentare, ma guarda oltre, come i grandi chef ci hanno abituato a vedere. Cuochi e designer condividono infatti un processo creativo molto libero. Due professioni molto vicine la cui unica differenza è che nel primo caso il risultato è effimero e tende a svanire dopo qualche boccone.
Non solo i progetti di design, ma anche le performance dei cinque artisti e food performer internazionali selezionati da Indisciplinarte partono da un lungo processo creativo di costruzione che ruota attorno al tema del pane.
Rares Augustin Craiut e Xavier Gorgol ci hanno guidato tra le mura del Panificio Perrone in una vera e propria lezione anatomica in cui ad essere sezionato è stato il pane di Matera megafono di ricordi di viaggi e migrazioni attraverso le storie raccolte con una call di chi ha lasciato il Paese.
Floriane Facchini e la sua Compagnie ha tirato fuori dai cassetti ogni sorta di ricordo intervistando gli abitanti di Piccianello i cui volti e storie hanno arricchito le facciate delle case del quartiere. Per la performance finale Cucine(s) Matera un’allegra parata ha guidato i visitatori tra le tappe di questa installazione effimera in cui è il pane il tratto comune.
Catalina Pollack Williamson con un caratteristico panifico mobile ascolta le storie dei partecipanti e ne impasta il contenuto partendo proprio da memoria e tradizioni. Nella bucolica location della Chiesa Rupestre di Cristo La Gravinella, Gosie Vervloessem con un rituale mistico ha impastato il pane dando vita ad una creatura magica. Infine, con Harinera Panem et Circenses, la cilena Andrea Paz e Colectivo Harinera Site Specific, abbiamo rivissuto l’antica tradizione della crapiata in versione contemporanea.
Oltre alle performance anche tanti workshop sul tema del pane tra cui il Cooking Class a cura dell’Ass. Cuochi Materani Derado Vandemoortele e Consorzio I.G.P. pane di MATERA, i laboratori per bambini a cura di Cozinha Nomade all’ombra dei pini dei cortili della Scuola Marconi e il lavoro di raccolta e archivio di Paneuropa, ovvero una mappa ridisegnata dell’Europa sulla base delle diverse forme di pane del continente.
Ad allietare le calde serate estive i concerti dei Musica da cucina, dove gli utensili diventano strumenti, lo ska con sfumature indie e reggae degli Skanderground, lo Show cooking Blues dei Route 96 e il sound Swing, Jive e Dixieland degli Spaghetti brothers.
Con Breadway il pane diventa simbolo di condivisione, religiosità e sacralità, ma anche di creatività per creare una nuova comunità consapevole. Breadway è la riscoperta della convivialità e del piacere dello stare insieme in nome del pane.