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Trenodìa, un corteo come forma d'arte nel cuore del Sud

Un grande corteo come forma d'arte ha unito in un abbraccio le aree interne del Sud Italia. Trenodia, il progetto di arte pubblica realizzato da Mariangela e Vinicio Capossela, in dieci giorni ha attraversato le aree interne di Calabria, Campania e Basilicata dal 20 al 30 agosto, coinvolgendo cittadini e artisti in un corteo del pianto verso ciò che nel nostro mondo è in pericolo di vita. Il "primo fuoco" partito in Calabria da Isola Capo Rizzuto è stato "L'opificio del nero", una performance di tintura dei tessuti, lamentazioni musicali e orazioni civili, preceduto dalla proclamazione del Comune calabrese a Capitale europea della cultura per un giorno. Una sperimentazione voluta dal Ministero dei beni culturali per trasferire fuori dai confini lucani l'esperienza originale fatta in Basilicata dai comuni lucani.
Nella tappa successiva “Trenodia” si è spostata nell'Alta Irpinia, in occasione dello Sponz Fest a Calitri, un appuntamento annuale che per il settimo anno consecutivo si è svolto lì con la direzione artistica di Vinicio Capossela. Anche in questa circostanza il comune è stato insignito del titolo di capitale europea della cultura per un giorno. Da Calitri sempre in Irpinia a Cairano e a Lacedonia. Gli appuntamenti in Basilicata si sono tenuti invece il 27 a Tricarico, la città di Rocco Scotellaro e di Antonio Infantino, con le orazioni civili di Pietro Laureano e di Vinicio Capossela e giovedì 29 a Matera dove il corteo funebre del pomeriggio è partito dal Rione Piccianello fino a Cava del Sole, dove il concerto finale di Vinicio Capossela ha concluso questo straordinario percorso. Un concerto speciale, un inedito inno al nero, colore della fertilità e delle tenebre ma anche del meridione, del lutto e del riparo. Con Trenodìa abbiamo riscoperto un mondo onirico che affonda le sue radici nella tradizione popolare di tutto il Sud.
Trenodìa è un progetto ideato e diretto da Mariangela e Vinicio Capossela, prodotto da Matera 2019 con Sponzfest Sottaterra 2019, il festival diretto ogni anno da Capossela nell’Alta Irpinia.
photo credits: Giuseppe Di Maio
Chiamata pubblica per prendere parte al nuovo Vangelo di Milo Rau

Milo Rau risponde subito alle mail che riceve, oppure mai. E da questo aneddoto nasce la collaborazione tra il regista svizzero e il Consorzio Teatri Uniti di Basilicata per il progetto “Tòpoi. Teatri e nuovi miti”: con una semplice mail in cui il Consorzio proponeva a Rau di collaborare ad un lavoro per la Capitale Europea della Cultura.
Milo Rau, affascinato dalla calma antica della città di Matera, decide di voler girare qui un film su Gesù, nella terra che ha fatto da scenario a “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini e ”The Passion” di Mel Gibson. Cosa predicherebbe il profeta se tornasse nel ventunesimo secolo? Dove andrebbe e chi sceglierebbe come suoi apostoli? Sono queste le fondamenta de “Il Nuovo Vangelo”, il progetto interdisciplinare in cui, ancora una volta, il regista userà teatro e cinema per raccontare le ingiustizie umane.
Durante un primo viaggio di ricerca in quell'Italia Meridionale ai confini dell'Europa, Milo Rau e il suo team si aggirano tra i cosiddetti “ghetti”, i campi in cui i migranti che raccolgono arance e pomodori vivono in condizioni disumane. Ed è questa la realtà che “Il Nuovo Vangelo” racconterà: lo stesso Gesù era un rivoluzionario e aveva lavorato come falegname nei grandi cantieri dell’impero romano. Il suo “no” al sistema globale di sfruttamento a lui contemporaneo, la combinazione di impegno rivoluzionario (all’epoca si crocifiggevano solo i sovversivi) e la ricerca di una nuova forma di solidarietà hanno ispirato il regista.
Tornare alle radici del Vangelo per metterlo in scena come passione di un'intera civiltà: un cast di rifugiati e piccoli agricoltori mandati in fallimento dall’agroindustria riscriverà un manifesto di solidarietà con i più poveri, una rivolta scenica per un mondo più equo e umano. Come nella Palestina di Cristo abitata da popoli senza terra, così oggi in Europa i migranti saranno i primi ad essere considerati i nuovi apostoli.
Durante la fase di ricerca, fondamentale è stato l’incontro con Yvan Sagnet che ha aiutato la troupe a decifrare il funzionamento dei ghetti e del caporalato e del motivo della loro esistenza. Yvan è un ragazzo camerunense arrivato in Italia nel 2007 per studiare Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Torino. Dopo un esame andato male perde la borsa di studio e nel 2011 va a lavorare come raccoglitore di pomodori a Nardò, nel Salento, per la masseria Boncuri. Dopo essere entrato in contatto con il sistema del caporalato che recluta illegalmente e sfrutta i lavoratori del pomodoro, Yvan diventa portavoce di uno sciopero durato un mese contro le disumane condizioni di lavoro e che porta ad una riforma e al primo processo in Europa sulla riduzione in schiavitù.
Sarà Yvan ad interpretare il nuovo Messia. La sua esperienza sarà preziosa per comprendere ciò che succede in quei non luoghi che fanno parte di un sistema globale molto articolato di cui la raccolta dei pomodori è solo la punta dell'iceberg.
Chi lo seguirà? Esattamente come nel Vangelo è Yvan, che interpreta Gesù, a cercare tra i più grandi campi profughi d’Italia i suoi discepoli con cui condurrà la “Rivolta della Dignità”. In questa visita tra gli ultimi la troupe incontra una realtà inaspettata che mai le inchieste giornalistiche riusciranno a descrivere fedelmente. Come in un documentario utopico questa realtà verrà ripresa ed entrerà a far parte del racconto finale in un contrasto tra le scene bibliche (la prima parte segue esattamente ciò che viene narrato nella Bibbia) e il making of.
Accanto ai ragazzi incontrati nei campi ci saranno anche attori professionisti come Enrique Irazoqui, il leggendario Gesù di Pasolini che interpreterà Giovanni Battista e Maia Morgenstern, la Madonna nella Passione di Mel Gibson che sarà la madre del redentore nero Sagnet.
Continuano con Matera 2019 le ricerche dei cittadini temporanei che prenderanno parte alle riprese e faranno parte del cast. Il 21, 22 e 26 agosto attori dilettanti e chiunque sia interessato a prendere parte alla realizzazione di questo straordinario progetto potrà partecipare ai casting per la selezione di alcune figure chiave della performance come Ponzio Pilato, Barabba, i Farisei e i soldati romani. Non è richiesta alcuna esperienza specifica, ma un interesse o un legame particolare con il personaggio che s’intende interpretare. Per confermare la partecipazione è importante tener conto delle date di disponibilità per le riprese ed è obbligatorio inviare un'e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con le motivazioni per il ruolo scelto.
A fine settembre e agli inizi di ottobre Matera si preparerà prima con la messa in scena dell’ingresso in Gerusalemme, poi con la Passione e la Crocifissione di Cristo che terrà il suo sermone sulla montagna, verrà torturato e crocifisso e infine resusciterà sotto gli occhi di centinaia di turisti. La produzione sarà aperta a conferma del pensiero di Milo Rau per cui il teatro non è un prodotto ma un processo a cui il pubblico dovrebbe avere accesso.
Photo Credits: Yvan Sagnet e i suoi discepoli Jeremiah Akhere Ogbeide, Papa Latyr Faye, Mbaye Ndiaye and Anthony Nwa-chukwu sulla spiaggia. (©2019 Fruitmarket/Langfilm. Photo Thomas Eirich-Schneider)
“La Rivolta della Dignità” e “Il Nuovo Vangelo” di Milo Rau, parte del progetto Matera 2019 "Tòpoi. Teatro e nuovi miti“, è una produzione interdisciplinare composta da una campagna, una performance e un film.
La campagna è organizzata da IIPM - International Institute of Political Murder insieme a Associazione No Cap - Contro ogni forma di caporalato, Comitato dei braccianti della Felandina, Ghetto Out Casa Sankara, Spin Time Lab Roma, Osservatorio Migranti Basilicata, Agricola Leggera, Campo Libero, Altragricoltura – Confederazione per la Sovranità Alimentare, UILA Taranto – Unione Italiana lavoratori agro alimentari con la partecipazione di European Alternatives, European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), Medico International, FUTURZWEI – Stiftung Zukunftsfähigkeit.
La performance è una co-produzione di IIPM - International Institute of Political Murder con Matera Basilicata 2019 Fondazione, Teatro di Roma e NTGent in collaborazione con Teatri Uniti di Basilicata, Fruitmarket e Langfilm con la partecipazione di ProLoco Ginosa, Universität für angewandte Kunst Wien.
Il progetto cinematografico è una produzione di Fruitmarket e Langfilm in coproduzione con SRF SSR, ZDF in collaborazione con Arte, IIPM - International Institute of Political Murder, Matera Basilicata 2019 Foundation, Consorzio Teatri Uniti di Basilicata e Teatro di Roma Con il supporto di Kulturstiftung des Bundes, European Cultural Foundation, Filmund Medienstiftung NRW, Office of Culture (FOC), Zürcher Filmstiftung, DFFF - Deutscher Filmförderfonds, Kanton St.Gallen Kulturförderung / Swisslos, BKM - Die Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien, Volkart Stiftung, GEA – Waldviertler, Stadt Lausanne und Kanton Waadt, Fondo Etico di BCC Basilicata.
Abitare l'opera, l'opera lirica tra i Sassi di Matera

Uno dei momenti più intensi del programma culturale di Matera 2019 è andato in scena dal 31 luglio al 3 agosto con Abitare l’Opera, una grande produzione culturale realizzata con uno dei teatri più antichi del mondo: il Teatro San Carlo di Napoli. Un grande successo di pubblico e una scommessa vinta, quella di portare l’opera lirica nel grande palcoscenico naturale dei Sassi di Matera su una passerella in mezzo al pubblico, mettendolo a contatto diretto con l’azione teatrale. Oltre mille spettatori hanno applaudito lo spettacolo di “Cavalleria rusticana”, con piazza San Pietro Caveoso trasformata in uno spazio scenico e la facciata della Chiesa di Santa Maria di Idris utilizzata per le spettacolari videoproiezioni. Lo spettacolo è andato in diretta su Rai5 sabato 3 agosto con la regia di Giorgio Barberio Corsetti e Juraj Valcuha come direttore d’orchestra e del coro, mentre nel cast hanno preso parte Veronica Simeoni, Roberto Aronica e George Gagnidze. Il prologo de ‘I sette vizi capitali(sti)’, che hanno denunciato gli eccessi del liberismo, ha introdotto le giornate di spettacolo coinvolgendo i cittadini divisi per stazioni. In ognuna il coro ha eseguito i canti popolari legati ai vari peccati: superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia e avarizia, con il grande scenario dei Sassi al tramonto a fare da quinta teatrale. Contemporaneità e tradizione hanno caratterizzato il lungo e suggestivo percorso, raccontando le debolezze dell’umanità con le performance seguite da due grandi maschere in contrapposizione: il bene e il male, che spesso nella vita di tutti i giorni rappresentano le due facce della stessa medaglia. Tra applausi e standing ovation, i giorni di Abitare hanno lasciato al pubblico una straordinaria esperienza immersiva. Con la messa in onda televisiva di “Cavalleria rusticana” il segnale è stato diffuso in tutta la Svizzera e sul canale Arte, che ha trasmesso l’evento in Svizzera, Francia, Germania, Belgio, Austria, Lichtenstein, Lussemburgo, Principato di Monaco e nei paesi francofoni d’oltremare. L’opera sarà presentata da metà agosto in Giappone, Ungheria, Slovenia e Grecia mentre tra il 2019 e il 2020 “Cavalleria rusticana” verrà distribuita nei cinema in Europa, Corea, Stati Uniti e America Latina e dalla primavera del 2020 sarà invece disponibile in dvd. Anche nel grande cantiere di “Abitare l’Opera” i cittadini di Matera hanno avuto la possibilità di partecipare attivamente alla prima creazione di un’opera lirica messa in scena nel teatro naturale della città, affiancando gli artisti provenienti da uno dei teatri più prestigiosi al mondo, il Teatro San Carlo.
Abitare l’Opera, riscoprirsi cittadini partecipando

È un’esperienza di riappropriazione, per certi versi di riconciliazione, quella raccontata dai cittadini che hanno partecipato alla messa in scena del prologo della Cavalleria Rusticana, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Lo spettacolo itinerante nei Sassi, una declinazione in chiave moderna dei Sette Peccati, in questa accezione “Capitalisti”, rappresentava una parte integrante del progetto “Abitare l’Opera”, e accompagnava gli spettatori all’opera di Pietro Mascagni, realizzata grazie all’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli in Piazza San Pietro Caveoso.
Un esperimento inedito che ha unito persone provenienti da contesti profondamente differenti, facendone una compagnia capace di animare gli antichi rioni, non più soltanto splendido scenario, ma elemento portante della performance. Cittadini e artisti professionisti si sono così ritrovati per dare vita a una delle produzioni più importanti dell’anno da Capitale Europea della Cultura.
La riappropriazione, dunque, è passata anche attraverso i Sassi. I cittadini, impegnati nel coro che sosteneva le scene recitate dagli artisti, hanno interpretato canti tradizionali della città e di tutta la regione. A una condizione, però, ben chiara sin dall’inizio. L’obiettivo del coro non era la ricerca del dialetto puro, talvolta rivendicato come lingua materna e poi umiliato in un utilizzo che cerca solo l’autocompiacimento. La ragion d’essere del canto popolare era la trasmissione di un messaggio universale che prescinde dal localismo identitario. Intonare oggi quei canti, nelle vie nelle quali avevano già mille volte risuonato, con una consapevolezza diversa, era la sfida, che si può dire vinta, dei cittadini che hanno partecipato ad Abitare l’Opera.
Lo stesso vale per gli artisti, alcuni dei quali di origine materana, che raccontano di una sorta di riconciliazione, quel fenomeno per il quale si può fare pace con se stessi e con la propria terra dopo averla lasciata, solo tornando e facendoci i conti da adulti.
Ed è in questa serie di sentimenti intimi e profondi che hanno animato quanti partecipavano a questa esperienza unica, che si ritrova la forza singolare di Abitare l’Opera.