Matera 2019

A Matera ne avevamo già parlato, in tempi non sospetti: agli Open Days, giusto un anno fa.

L'idea che la cooperazione sia più importante della competizione, l'alto numero di città concorrenti, la loro distribuzione su tutta la penisola, il livello elevato della progettazione, l’ampio ricorso alle direttive europee per intercettare le risorse previste per il nuovo ciclo della programmazione 2014/2020: tutto contribuisce a definire un vero e proprio programma "Italia 2019".

È per questo che il 14 novembre scorso molte delle città candidate ad ECOC 2019 (Aosta, Amalfi, Bari, Bergamo, Brindisi, Caserta, L’Aquila, Mantova, Matera, Perugia e Assisi, Ravenna, Siena, Siracusa e il Sud-Est, Urbino, Venezia e il Nord-Est) si sono riunite a Roma per iniziativa dell’Associazione delle Città d’Arte e Cultura (Cidac), alla presenza del Segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Antonella Pasqua Recchia.

L’iniziativa ha avuto lo scopo di verificare il lavoro che le singole Città stanno svolgendo per partecipare al bando che il Mibac pubblicherà nei prossimi giorni. In seguito le città candidate avranno 10 mesi di tempo per predisporre i propri dossier di candidatura. Una commissione composta da rappresentanti del Governo italiano e delle istituzioni europee, nei quattro mesi successivi, selezionerà un primo gruppo di città tra cui, nel 2014, sarà individuata la Capitale Europea della Cultura per l’Italia. L'iniziativa, però, ha rappresentato anche il momento nel quale Italia 2019 è stato formalizzato in un documento che illustra i temi e i caratteri del Progetto Italia 2019.

Le Città candidate, infatti, che per regolamento dell’Unione Europea devono impegnarsi a realizzare i propri progetti anche nel caso non fossero scelte come Capitale, possono offrire al Paese intero progetti e idee per disegnare un nuovo futuro per l’Italia che faccia perno sulla cultura come un modello possibile di rilancio dell’economia e dell’industria nazionale. Una competizione che si fa virtuosa e che può diventare un segnale della maturità di un Paese, soprattutto se gode dell'apprezzamento del Mibac, ampiamento espresso dal Segretario generale.