
I simboli con cui Matera ha incantato Oslo
Oslo ha accolto Matera nelle Giornate Europee del Patrimonio, il Kulturverndagene, dedicate quest’anno al tema “At home in Europe”. Un invito a sentirsi a casa in Europa, a partire dal valore del patrimonio come spazio di incontro, cura e dialogo.
Nei locali dell’Istituto Italiano di Cultura e poi al Sentralen, uno dei centri culturali più vivaci della capitale norvegese, si sono alternati interventi, workshop, film e performance provenienti da diversi Paesi. Tra i protagonisti, la Fondazione Matera Basilicata 2019 ha portato in dono quattro oggetti simbolici, capaci di raccontare la città attraverso gesti semplici e universali.
Il Cucù, un piccolo fischietto in terracotta, ha aperto la presentazione con il suo suono leggero: ogni pezzo diverso per colori e forme, ma tutti identici nel suono. Un invito all’incontro, una promessa di comunità.
Dalle mani che soffiano al respiro che fa crescere il pane di Matera: gonfio e dorato, che porta con sé il disegno delle colline e del paesaggio. Prima della cottura, ogni forma veniva affidata al timbro del pane, un segno che permetteva alle famiglie di riconoscere la propria forma all’interno del forno collettivo. Un gesto che custodiva l’identità e, nello stesso tempo, la apriva al bene comune.
Infine, il campanaccio di cartapesta, leggero ma pieno di memoria: un tempo compagno delle transumanze pastorali, oggi rielaborato in laboratori inclusivi, è simbolo di rinascita e di nuove transumanze culturali, comunità che si muovono e si incontrano. Un’immagine che si collega naturalmente al cammino verso il 2026, quando Matera sarà Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo.
Quattro oggetti, quattro suoni, quattro gesti che sono arrivati fino a Oslo. Una narrazione che ha restituito l’anima di Matera come città capace di trasformare la tradizione in linguaggio universale.