Matera 2019

Materadio è stato tutto quello che abbiamo raccontato nei giorni scorsi, e anche di più. Ma Materadio è stata, anche, una festa di spettacolo, che ci ha emozionato e sulla quale ci sembra opportuno raccontare qualcosa, anche per chi non è potuto esserci, o per chi non ha potuto nemmeno sentirne i suoni da Radiotre, che ha trasmesso quasi tutto in diretta.

C'è stata la musica. Il sound mediterraneo del Rocco de Rosa Quintet, che ha aperto la festa; la passione calcistica (Futbòl) nella inconfondbile chiave musicale di Peppe Servillo; la musica classica, con il pianoforte di Emanuele Arciuli, e l'opera lirica in varietà con La Barcaccia e il Quartetto di Cremona; le chitarre scatenate dei Guitar Republic; le tarante rivisitate dei Terragnora. Con mix casuali e dai risultati sorprendenti: io, ad esempio, sono rimasta colpita dal parallelismo fra la bollente voce del Sud, suonata dai Terragnora nella bollente piazzetta di S. Pietro Barisano, e, in contemporanea, la fresca voce delle prove del Quartetto di Cremona nella fresca penombra di Casa Cava.
C'è stato Franco Battiato, che sabato sera ha incantato, con un concerto a doppia chiave (prima l'inatteso teatro lirico sperimentale con un sopranista, poi una selezione dei più intimi e magici dei suoi successi di sempre) un pubblico di molto superiore alle aspettative, a quanto pare anche alle sue. 

C'è stato il teatro. Toni Servillo, che ci ha raccontato le voci della lingua meridionale per eccellenza, quella napoletana, attraverso le voci dei suoi molti autori (De Filippo, Viviani, i contemporanei); voci dal registro mutevole, come quello della vita: il comico, il sarcastico, il drammatico e il doloroso; Mimmo Cuticchio, con i racconti epici e cavallereschi della tradizione orale; Ulderico Pesce, che ci ha raccontato la storia di Giovanni Passannante.
Un anarchico lucano attenta alla vita del re sabaudo Umberto I, viene torturato, processato e condannato a morte dopo un processo durato nemmeno un giorno. Viene graziato contro la sua volontà, e sepolto vivo in una cella sotto il livello del mare in una torre all'isola d'Elba. Neppure le sue spoglie hanno trovato pace: la testa e il cervello, separati dal resto del corpo, dopo la sua morte sono stati per quasi cento anni conservati in un museo, in omaggio alle teorie lombrosiane. Ulderico Pesce ne ha fatto una orazione civile, in omaggio a tutti i Sud del mondo traditi nelle loro aspettative di terra e libertà; mescola il registro brillante a quelo drammatico, e per la prima volta con stupore mi rendo conto di quanto il mio amato dialetto riesca a rendere perfettamente sentimenti inesprimibili in lingua italiana, soprattutto nel registro comico. Il silenzio del pubblico si fa assoluto, quando la voce di Ulderico rende lo strazio di Passannante sfinito dalle torture, che non riesce più a parlare se non per rivendicare, con un filo di voce appena udibile, il pane, la terra, le scuole, il lavoro, che erano stati promessi alla gente del Sud, e poi negati, dall'Unità d'Italia.

Tuto questo, e molto altro, è stato Materadio, la festa di RadioTre da Matera. Che è finita, certo, portandosi via i tecnici e i conduttori, i produttori e lo staff, ma lasciandoci, fra i molti, almeno un risultato: una gran parte dei cittadini di Matera e del territorio si riconosce nella candidatura e ne riconosce la portata e l'importanza. I materani, come ha detto con felicissima sintesi Marino Sinibaldi, "cominciano a credere che sia possibile". Un capitale prezioso dal quale ripartire già oggi.