Matera 2019

2018 NUOVE CATEGORIE

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Matera 2019 è presente con un proprio stand e con sue iniziative alla 80° edizione della Fiera del Levante in programma a Bari dal 10 al 18 settembre. Il tema scelto e che distingue Matera 2019 all’interno della manifestazione e quello delle migrazioni, uno dei temi più rilevanti del dossier con cui la città dei Sassi si è candidata a Capitale europea della cultura per il 2019.

Il tema delle migrazioni, che il territorio lucano ha insito nella sua storia non solo ci riporta alle narrazioni dei monaci medievali, all'incontro tra la cultura bizantina con quella romana, alla nascita di enclave di cultura ebraica o albanese; è anche straordinariamente attuale, con le migrazioni da sud a nord del dopoguerra, le migrazioni in tutti i continenti che fanno sì che un'altra Basilicata sia attiva dal Belgio alla Germania, dall'Argentina all'Australia. Queste nuove comunità non sono nate in maniera indolore; l'atto di partire è un atto difficile, quasi estremo; molti giovani scelgono di partire per qualche tempo per non tornare mai più. Eppure la nostra comprensione rispetto ad altre migrazioni planetarie in atto è difficile, quasi non fosse simile alla nostra. Il laboratorio che proponiamo in Fiera vuole riflettere sui gesti più semplici legati alla continuità di vivere, alla rottura del legame con la terra in cui siamo nati. Per capire cosa ci sta accadendo. Per essere più consapevoli che un nuovo Mediterraneo dipende anche da noi.

Il tema delle migrazioni viene interpretato alla Fiera dall’associazione La Luna al Guinzaglio con laboratori creativi per una istallazione dal titolo Atlanti migranti.
Se ogni viaggio presuppone l’esperienza dell’altrove e dell’altro, se ogni viaggio ridefinisce e ridisegna il senso del mondo, questo percorso laboratoriale si muove nella direzione del contributo alla costruzione di un Mediterraneo di pace e di dialogo.
La domanda di partenza di questo laboratorio creativo è: “Dovendo scegliere un solo oggetto da portare con te in viaggio, cosa porteresti?” A partire da questa scelta, ogni partecipante può realizzare in modo artigianale un proprio personale cielo, una propria costellazione le cui forme si ispirano all’oggetto prescelto e il cui scopo sarà quello di aggiungere un pezzo di cielo al cielo degli altri. Ne verrà fuori una successiva installazione di costellazioni immaginarie che avrà luogo a Matera e un concorso premio destinato alla classe dello studente che avrà realizzato la costellazione più evocativa. Il premio consisterà in una visita guidata alla città di Matera e ai suoi paesaggi celesti.

Invitiamo tutte le scuole a partecipare al concorso Atlanti Migranti scaricando il regolamento sul sito www.lalunaalguinzaglio.it

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2 giorni per scoprirla, 365 giorni per amarla!
In occasione della 25esima edizione delle Giornate FAI di Primavera del 25 e 26 marzo 2017, la Delegazione FAI di Matera e Matera 2019 propongono uno speciale percorso di visita alla scoperta dei Sassi di Matera, che si articolerà nelle seguenti tappe: Porta di Santa Croce, terrazzo inferiore di Palazzo Ferraù, asse viario di Via Duomo, Piazza della Cattedrale, punto panoramico di Via Muro, piazza Duomo, Palazzotto del Casale/Casa Cava/Vicinato (da raggiungere attraverso via Gradoni Duomo).

Avremo un assaggio di quello che sarà Matera nel 2019. Produzione culturale e coinvolgimento dei cittadini, anche quelli temporanei!
All’interno di tale percorso sarà infatti possibile visitare anche alcune case private, che raccontano storie di vita nei Sassi di vecchi e nuovi abitanti, e assistere ad alcune performance di artisti locali, ispirate ai temi del dossier con cui Matera ha vinto il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019: “Futuro Remoto”, “Utopie e distopie”, “Radici e Percorsi”, “Continuità e rotture”, “Riflessioni e Connessioni”.
Un racconto inedito quello degli abitanti dei Sassi, che rimanda ai tempi passati, ma che guarda al futuro e agli antichi Sassi come luogo di produzione e di vita quotidiana e non solo di sito turistico.
Una scoperta autentica e coinvolgente della città, che si ricollega all’esperienza fatta durante la visita della Commissione di valutazione del 7 ottobre 2014 - decisiva per l’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura -, quando i cittadini materani aprirono le loro case alla delegazione europea, mostrando a tutti la loro straordinaria capacità di essere ospitali.

Il pubblico potrà visitare le abitazioni ubicate nei Sassi dalle 09:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 17:30, grazie alla guida dei giovani volontari del FAI, studenti delle scuole materane che per l’occasione vestiranno i panni degli “Apprendisti Ciceroni”, insieme ai volontari di Matera 2019. Lungo il percorso, i visitatori potranno inoltre assistere a cinque performance di artisti locali, che si svolgeranno nei luoghi e tempi di seguito indicati.

Di seguito il programma delle performance:

IL SUONO DELLA CLAVA – Piccole storie sussurrate dai Sassi

A cura di Luca Acito

DOVE: intero percorso

QUANDO: 25 e 26 marzo, intera giornata

Il suono della clava è un percorso urbano di scoperta di piccole storie e memorie popolari legate "fisicamente" ai luoghi a cui appartengono. Attraverso dei Qr-code installati fisicamente lungo le strade e l'uso del proprio smartphone è possibile ascoltare dai protagonisti diretti storie, aneddoti, esperienze reali che si nascondono dietro una porticina anonima o una scritta cancellata dal tempo.

IL CANTO DEL PANE – Frammenti di una favola

di Arterìa Associazione d'Arte e Cultura, Matera

DOVE: Piazzetta San Pietro Barisano

QUANDO: 25 e 26 marzo, 11.00/13.30 – 16.00/17.30

La performance, ispirata alla Favola del pane di Dario Carmentano, è un'azione artistica che promuove la memoria di una città, Matera, emblema di un intero territorio. Gli attori ci guidano, attraverso il racconto, tra le suggestioni dell'antica tradizione legata all'arte di fare il pane, che custodisce il segreto della sua bontà. Lo spettatore intraprende un viaggio nelle atmosfere della civiltà contadina, immergendosi in un mondo rurale con le sue storie dense, fatte di vita e di amore. Frammenti di una favola, che ci accompagnano nella scoperta dei valori culturali della città di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019.

Testo Dario Carmentano con Nando Irene, Anna Rosa Matera, Giovanna Staffieri Musiche Loredana Paolicelli Audio Angelo Cannarile

Regia Angela De Gaetano

IL BIBLIOMOTOCARRO RACCONTA E SI RACCONTA - La leggenda di Sant'Eustachio

A cura del maestro Antonio Lacava

DOVE: Sagrato della Cattedrale di Matera

QUANDO: 25 e 26 marzo, 9.30/13.00 – 15.00/18.00

Attraverso testi e racconti si andrà alla scoperta della storia del patrono della città di Matera. Il Maestro Lacava, insegnante in pensione, porta i libri anche nei paesi più piccoli della Basilicata, facendo cultura e divulgazione per i piccoli futuri abitanti culturali.

ACQUA IN BOCCA - Storie sotterranee sul sistema delle acque e sull'opera di ingegneria idraulica a Matera. 

Azione divulgativa a cura di Liberascienza 

DOVE: Piazzetta degli artisti

QUANDO: 25 e 26 marzo, intera giornata

Liberascienza propone un’azione divulgativa multidisciplinare (narrazione e arti visive) che renderà fruibile la scienza racchiusa nel sistema delle acque materane, proponendo un’esperienza (non un esperimento!) di conoscenza dei luoghi attraverso la chiave scientifica.

IL SUONO NON ESISTE - Viaggio al Centro del Silenzio

Un progetto di MaterElettrica / Scuola di Musica Elettronica e Applicata del Conservatorio "E. R. Duni" di Materabin collaborazione con le classi di Musica d'Insieme per Strumenti a Fiato (M.o Maurizio Colasanti) e di Trombone (M.o Saverio Vizziello)

DOVE: Casa Cava

QUANDO: domenica 26 marzo ore 21.00

Uno studio ai confini del suono, che nasce dall’esperienza diretta dell’ascolto del paesaggio e degli spazi architettonici di Matera. Il silenzio come metafora di un confine plastico tra natura e artificio. Il silenzio come impronta sonora originaria, che ha caratterizzato e caratterizza la storia e la vita di Matera, della natura che la circonda e dei suoi Sassi.

Ideazione e supervisione: M.o Fabrizio Festa

Progettazione: Claudia Buonsanti, Antonio Colangelo, Tommaso Colafiglio, Fabrizio Festa, Simona Spinella, Francesco Giuseppe Surdo, Costantino Temerario

Produzione: MaterElettrica / Scuola di Musica Elettronica e Applicata

Musica di: Tommaso Colafiglio, Andrea Salvato, Antonio Colangelo, Gianpaolo Cassano, Manuel Tricarico, Francesco Giuseppe Surdo, Giampaolo Lomurno, Costantino Temerario, Antonio Francia

Music e Sound Design: Antonio Colangelo, Gianpaolo Cassano, Manuel Tricarico, Giampaolo Lomurno, Antonio Francia, Diego D’Ambrosio, Marcello Frisino

Video: Lucia Patrono, Manuel Tricarico, Mirko Macina, Donato Tranquillino Minerva


MaterElettrica Ensemble

Flauto: Andrea Salvato

Clarinetto: Francesco Bozza, Liliana Di Leo, Bruno Friolo, Domenico Leone, Fabio Liguori, Francesco Tommaselli

Tromba: Francesco Ciancia, Ruben Covelli, Eustachio Pietracito

Tromboni: Nicola Di Lorenzo, Donato Grillo, Vincenzo Pace, Vincenzo Nicolaio

Chitarre elettriche: Francesco Donadio, Costantino Temerario


Sintetizzatori: Gianpaolo Cassano

Direttore: Fabrizio Festa

 

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L’Open Design School è immaginata come un autentico living lab di sperimentazione interdisciplinare ubicato nel cuore del Sasso Barisano, al servizio del programma culturale di Matera capitale, in stretto collegamento con l’altro caposaldo del progetto, l’Istituto Demo Etno Antropologico, ridenominato I-DEA.

La scuola riunirà autori, blogger, designer, artigiani, hacker, studenti, altri professionisti e accademici, dando vita alla prima scuola di design in Europa a fondarsi sui principi dell’Open Culture, che durerà ben oltre il 2019.

Il primo workshop intensivo dell’Open Design School si è tenuto a Matera dal 1° settembre al 21 ottobre 2016, ed ha riunito 15 partecipanti dai diversi profili professionali, alcuni locali altri nazionali ed internazionali.
In sei settimane, in collaborazione con molti partner ed esperti provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo, è stato sviluppato il concept di un nuovo spazio per performance da realizzarsi nella settecentesca Cava del Sole e l’ideazione del modello abitativo e gestionale della stessa Open Design School.

Il programma di attività che inaugura sabato 10 dicembre alle ore 11, racconta tutta questa esperienza e si suddivide in tre grandi ambiti, accompagnando il visitatore da San Nicola dei Greci fin nel cuore della Cava, passando per il quartiere di Piccianello.
Un percorso che stimola ad ascoltare e conoscere i processi che hanno animato i lavori del workshop, poi a vivere l’esperienza dell’autocostruzione, secondo i principi dell’open structure, infine a camminare insieme fino alla Cava del Sole per tracciare il percorso verso ed oltre l’ambizioso traguardo del 2019. Buon Futuro!

Ecco il programma dei prossimi due mesi.

ATTIVITA’

sabato 10 dicembre
ore 11 / San Nicola dei Greci
INAUGURAZIONE MOSTRA
“Open Design School attraverso la città / la Via del Sole”

domenica 11 dicembre
ore 10-13  / San Nicola dei Greci
“Open Design School attraverso la città / la Via del Sole”:
PERCORSO DAI SASSI ALLA CAVA DEL SOLE,
SULLE TRACCE DEI CAVAMONTI

Domenica 18 dicembre
ore 10-13  / San Nicola dei Greci
“Open Design School attraverso la città - la Via del Sole”:
PERCORSO DAI SASSI ALLA CAVA DEL SOLE,
SULLE TRACCE DEI CAVAMONTI

Per le passeggiate previste per domenica 11 dicembre e domenica 18 dicembre è preferibile confermare la propria presenza scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LABORATORI

dal 13 al 17 dicembre
ore 9-18  / Le Botteghe, Via Marconi
LABORATORIO PARTECIPATO DI AUTOCOSTRUZIONE
A CURA DI OPEN  DESIGN SCHOOL

sabato 14 gennaio
ore 9-13  / Le Botteghe, Via Marconi
LABORATORIO “MENTAL MAPPING”

sabato 21 gennaio
ore 10-18 / Open Design School, Complesso del Casale, Sasso Barisano
LABORATORIO “RESPONSIVE SPACE, APPLICAZIONE DI SISTEMI ARDUINO ED INSTALLAZIONI INTERATTIVE"

sabato 28 gennaio
ore 10-18 / Open Design School, Complesso del Casale, Sasso Barisano
LABORATORIO “WOODEN OPEN STRUCTURES”

sabato 04 febbraio
ore 10-18 / Open Design School, Complesso del Casale, Sasso Barisano
LABORATORIO “RECIPROCAL LAMPS, RECUPERO E TRASFORMAZIONE”

sabato 11 febbraio
ore 9-13  / Liceo Artistico C. Levi,
Via Cappuccini
LABORATORIO DI PROCESSI DI AUTOCOSTRUZIONE

I laboratori sono gratuiti e a numero chiuso fino ad un massimo di 15 partecipanti.
È possibile iscriversi, specificando il laboratorio al quale si desidera partecipare, scrivendo all’indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

SPETTACOLI E MANIFESTAZIONI

sabato 17 dicembre
ore 20 / Chiesa di Maria SS. Annunziata (Quartiere Piccianello)
“PICCIANELLO, CROCEVIE” azione teatrale di Emilio Andrisani dell’Hermes Teatro Laboratorio, testi di Costantino Dilillo, in collaborazione con l'Associazione Festa della Madonna della Bruna

ore 21 / Le Botteghe, Via Marconi
FESTA DI QUARTIERE
Installazioni interattive dell'Open Design School / Jam Session musicali / Degustazioni

SIMPOSI

venerdì 10 febbraio
Ore 12 / Palazzo Lanfranchi
OPEN DESIGN SCHOOL, OPEN CULTURE, OPEN FUTURE
a cura di Joseph Grima

Spettacoli e simposi sono gratuiti ad esaurimento posti.


Orari di apertura: dalle ore 10.00 alle 13.30
Tutti i giorni

Aperture straordinarie: dalle ore 10.00 alle 18.00
nei giorni 10, 11, 17, 18, 23, 27, 29, 30 dicembre e 2, 4, 5, 8 gennaio


Si ringrazia per la collaborazione:
Università degli studi di Basilicata / Liceo Artistico Carlo Levi di Matera / Liceo Classico Duni di Matera / Mauro Bubbico / Francesco Barbaro / Sebastian De Bellis / Calia Italia / Falegnameria Colacicco / Falegnameria Andrulli e Ricciardi / Syskrack / C-FARA / CNA / Confesercenti / Open Lab Matera / Progetto Arte / Circolo culturale “La Scaletta” / Cooperativa Cave Heritage / Associazione Festa della Bruna / Francesco Foschino / Parrocchia Maria SS. Annunziata / i volontari di Matera 2019

 




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Il presepe del Maestro Francesco Artese sarà allestito nel cuore del capoluogo lombardo

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Matera 2019
sarà presente alla Milano Design Week (04-09 aprile 2017), l’evento internazionale più importante legato al design, con l'Open Design School, uno dei progetti fondamentali.
Un autentico laboratorio di sperimentazione e innovazione interdisciplinare, una piattaforma che sarà strumento imprescindibile per l’attuazione del programma culturale di Matera 2019.
Obiettivo principale del progetto è creare un luogo di progettazione e produzione in grado di valorizzare le risorse creative e progettuali della città di Matera, dei territori limitrofi, dell’Italia e dell'Europa, al fine di auto-produrre localmente, quanto più possibile, la strategia di design, l’hardware e le dotazioni tecnologiche necessarie a realizzare progetti ed eventi culturali nel 2019.
Primo esempio in Italia, l’Open Design School sarà uno spazio di apprendimento interdisciplinare peer-to-peer, senza rigide gerarchie in cui ognuno impara da tutti, in un clima di reciproco arricchimento.

Matera 2019 animerà il cortile di Palazzo Clerici, prestigiosa location nel centro di Milano, con una istallazione progettata e realizzata dall’Open Design School. Il cortile diventerà una agorà per dibattiti, proiezioni, performance. Oltre ad utilizzare direttamente lo spazio, Matera 2019 mette l’installazione a disposizione di tutti i protagonisti della Milano Design Week, partner europei, istituzioni e designer che sono alla ricerca di un luogo per organizzare presentazioni di progetti e dibattiti su tema del design sistemico per le comunità. È previsto un ricco programma di appuntamenti!

Giovedì 6 aprile e la giornata dedicata a Matera 2019. A partire dalle ore 16:30, l'istallazione ospiterà infatti la presentazione e il lancio ufficiale dell'Open Design School Matera, a cura di Joseph Grima, che è ideatore del progetto. A seguire (ore 18:00) è previsto un aperitivo organizzato per i presenti.

La cultura a Matera per tutto il 2019 sarà un dialogo per un Open Future.
Vi aspettiamo a Milano!

 

Programma Open Design School Arena

Martedì, 4 Aprile

16:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Disegno × British Council
Education: Are overseas fees corrosive to transnational education? . Moderato da Oli Stratford. Una serie di dibattiti sul futuro del design europeo ospitati da Disegno Magazine in collaborazione con il British Council

 

18:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Ricevimento con la partecipazione dell’ambasciatore olandese.
Organizzato da Creative Industries Fund NL, Dutch Consulate General, e i partecipanti di Atelier Clerici. L’ambasciatore Joep Wijnands darà un saluto di benvenuto.


Mercoledì, 5 Aprile

09:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Disegno × Bisley
Privacy in the Age of Hyperconnectivity. Una tavola rotonda per discutere di come il design concepisca la privacy in un momento di comunicazione di massa, con Jurgen Bey, Corrina Gardner e Parsons & Charlesworth.


11:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
PerFormare le Culture. Territori in Crescita. A cura di Matera 2019 e Festival della Crescita con
Paolo Verri (Fondazione Matera Basilicata 2019), Francesco Morace (Future Concept Lab),Giulio Ceppi (Total Tool), Andrea Rolando (Politecnico di Milano), Gianluca Ricuperati (Domus Academy), Salvatore Pepe (Mosaico Digitale), Antonio Prota (Greenroad.it).

14:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Design Academy Eindhoven
Lexicon Live: Creating design knowledge. Il gruppo di ricerca della Design Academy Eindhoven organizza tre dialoghi socratici per esplorare la connessione tra i media e il design insieme al pubblico.

15:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Going Real. Presentazione del nuovo libro di Marco Petroni con la partecipazione di Antonio Ottomanelli (Planar).

16:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Disegno × British Council
Industry: Can the European design industry survive a transition from free movement to protectionist values? Moderato da Johanna Agerman Ross. Una serie di dibattiti sul futuro del design europeo ospitati da Disegno Magazine in collaborazione con il British Council.

18:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Design Academy Eindhoven

Simposio: At the Edge of the Design Museum: Curating Beyond the Collection. Con Paola Antonelli, Aric Chen, Matylda Krzykowski, Justin McGuirk, and Alice Twemlow. Gli ospiti discuteranno il ruolo del museo del design del 21 ° secolo e la crescente influenza delle biennali, triennali di design e degli spazi espositivi sperimentali.


Giovedì, 6 Aprile

09:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Disegno × British Council
Policy: Why aren't all economies circular? Moderato da Joseph Grima. Una serie di dibattiti sul futuro del design europeo ospitati da Disegno Magazine in collaborazione con il British Council.

14:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Design Academy Eindhoven
Lexicon Live: Creating design knowledge. Il gruppo di ricerca della Design Academy Eindhoven organizza tre dialoghi socratici per esplorare la connessione tra i media e il design insieme al pubblico.

16:30
Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Open Design School Matera 2019
Matera 2019 presenta il progetto Open Design School. Con Joseph Grima, curatore del progetto, Marcello Pittella, Presidente Regione Basilicata e Aurelia Sole, Presidente Fondazione Matera-Basilicata 2019.


Venerdì, 7 Aprile

10:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Farm Cultural Park e Favara Factor con Francesco Lipari e Lillo Giglia

14:00 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Design Academy Eindhoven
Lexicon Live: Creating design knowledge. Il gruppo di ricerca della Design Academy Eindhoven organizza tre dialoghi socratici per esplorare la connessione tra i media e il design insieme al pubblico.

19:30 Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Un I-Dea per Matera 2019. I lucani si raccontano. A cura di Matera 2019 e l’Associazione Amici della Basilicata in Lombardia.


Sabato, 8 Aprile

10:00–17.00, Cortile Palazzo Clerici, Open Design School Arena. 
Studio-X Amman
Una serie di lecture e tavole rotonde con Jawad Dukhgan, Nora Akawi, Eduardo Rega Calvo, Antonio Ottomanelli.


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I temi del concorso sono aperti a tutti gli abitanti della città di Matera.

Si può partecipare iscrivendo il proprio balcone fiorito, i balconi fioriti di interi condomini, le strade fiorite dai commercianti, le aree già fiorite e curate dai cittadini e le aree che cittadini intendono far “fiorire”.

Ai vincitori saranno assegnati dalla giuria i seguenti premi:
fiori e piante, viaggi in luoghi del FAI e del TCI, corsi di formazione con artisti, designer e architetti paesaggisti provenienti da paesi europei.

Uno speciale “Premio Bruna” sarà offerto dall'Associazione Maria SS. della Bruna.

Un ulteriore vincitore sarà determinato da una votazione on line, disponibile su questo sito web dal giorno 27 giugno al giorno 08 luglio 2015.
Sarà premiata la foto del concorso con il numero maggiore di voti.

Chiunque intenda partecipare al concorso, infatti, dovrà inviare entro il 21 giugno la foto del proprio balcone, condominio, strada o area fiorita all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con l’indicazione di nome, cognome e numero di iscrizione.

Le iscrizioni scadono il 15 giugno 2015

Scaricate il modulo realtivo al tema scelto e il bando per conoscere tutte le informazioni necessarie alla corretta iscrizione al concorso.


pdf 16x16 Bando Basilicata Fiorita 2015

pdf 16x16 Modulo d'iscrizione al concorso - temi 1-4 (balconi fioriti, condomini fioriti, strade fiorite, aree fiorite)

pdf 16x16 Modulo d'iscrzione al concorso - tema 5 (aree da far fiorire)


Basilicata Fiorita quest'anno si apre ad una dimensione regionale con un concorso che animerà l'estate lucana 2015 dei Comuni della Basilicata.

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Il percorso di Basilicata Fiorita 2015 volge al termine con una eccezionale partecipazione di cittadini al concorso e nelle prossime settimane si darà avvio all’attuazione dei premi, ulteriore momento di stimolo per un lavoro comune volto al miglioramento della qualità urbana e sociale del nostro territorio.
Al progetto, collegato a due azioni - Matera Garden City e Urban Healing - contenute nel programma culturale della nostra candidatura, hanno aderito oltre alla città di Matera anche altri Comuni della Basilicata – Potenza, Campomaggiore, Grottole, Pietrapertosa, Picerno, Pisticci, Rapone, Rionero in Vulture, Tito, Tricarico - esprimendo ognuno, proprio attraverso la partecipazione attiva della cittadinanza, particolari peculiarità relative alla cultura del verde e della cittadinanza attiva.

Abbiamo quindi organizzato un momento collettivo nella giornata del 21 settembre, nell'ultimo giorno d’estate!
La festa si terrà a partire alle ore 19 presso il Chiostro del Convento di S. Domenico nel Comune di Grottole con il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, il manager sviluppo e relazioni della Fondazione Matera-Basilicata 2019 Rossella Tarantino e i Sindaci della Basilicata che hanno aderito al progetto e continuerà poi nei luoghi fioriti del centro storico di Grottole con lo spettacolo itinerante “Le favole che non ti aspetti” della Compagnia Teatrale L’Albero.

Ogni Comune della Basilicata è Capitale del 2019!

Vi aspettiamo!


pdf 16x16 Locandina Festa di Basilicata Fiorita 2015

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Ieri, 16 settembre 2015, presso l’ufficio della commissione europea della DG Educazione Cultura a Bruxelles, la delegazione di Matera 2019, costituita dal Sindaco e Presidente della Fondazione Raffaello de Ruggieri, dal direttore generale Paolo Verri, dalla manager sviluppo e relazioni Rossella Tarantino e da Antonio Nicoletti, staff del Sindaco per i progetti strategici della città, ha incontrato i membri del Panel di Monitoraggio della Commissione Cultura presieduto da Ulrich Fuchs, già direttore di Linz 2009 e di Marsiglia 2013.

L’incontro ha avuto tre grandi momenti: la presentazione delle attività in corso e di quanto fatto dalla Fondazione dall’ottobre 2014 fino ad oggi, le domande della commissione, le raccomandazioni della commissione per l’anno a venire.

Ha aperto i lavori il Sindaco, ricordando di essere venuto la prima volta a Bruxelles nel 1969 proprio per raccontare le prime ricerche fatte sulla città, e di sentirsi quindi di casa, ma anche di poter mettere in gioco un rafforzamento della Fondazione con il valore aggiunto della passione e dell’esperienza, quella ad esempio maturata in cinque anni di presenza all’interno del consiglio superiore dei beni culturali. “Dopo l’Expo di Milano e il Giubileo, Matera ospiterà il prossimo grande evento nazionale, e il Governo ne è perfettamente consapevole”.

E’ poi intervenuto lo stesso Fuchs, facendo le congratulazioni al Sindaco per il nuovo incarico, ricordando che “Quella di Matera è stata scelta molto seria e molto qualificata fatta dalla giuria basata non sulla bellezza della città o sul suo patrimonio ma sulla proposta di futuro contenuta nei progetti culturali innovativi descritti nel dossier, scritto da esperti qualificati”. Ha anche fatto i complimenti per la scelta di continuità a lavorare con il team che ha condotto la candidatura, lasciando poi ampio spazio ai colleghi del Panel per le domande.

Dopo aver seguito la presentazione di dettaglio fatta da Paolo Verri e completata da Rossella Tarantino e Antonio Nicoletti, le curiosità maggiori sono state su tre temi: governance, budget e programma culturale. Sulla governance ha destato interesse la ricerca in corso che entro fine novembre porterà all’individuazione del miglior modello gestionale possibile; quanto al budget, molte domande sulla ricerca di sponsor e sulle tempistiche per l’ottenimento dei fondi regionali e nazionali; infine quanto al programma forte la richiesta di una leadership artistica coerente alle proposte contenute nel dossier.

Al termine dell’incontro la raccomandazione principale è stata quella di non perdere neanche un minuto, di perseguire il programma previsto nel dossier, di lavorare per far entrare al più presto il Governo Nazionale all’interno della Fondazione, di rafforzare sempre di più la fiducia tra amministrazione comunale e Fondazione.

In attesa del prossimo incontro formale, che si terrà nell’ottobre del 2016, Ulrich Fuchs ha annunciato una visita della Commissione nei primi mesi dell’anno.
Il report della giornata verrà redatto dalla Commissione da qui a un mese.

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Lo sport è uno dei pilastri del programma di Matera 2019. Lo è stato in candidatura e lo sarà da qui all'anno da capitale.
Perché lo sport anima i luoghi mette insieme le persone e genera straordinarie emozioni. È quanto accade nel libro “Independiente Sporting” di Mauro Berruto, notissimo allenatore di pallavolo, giunto fino a vertici delle olimpiadi con la nazionale italiana.

Ora quel libro diventa teatro: protagonista un giovane Che Guevara che tramuta un team di inesperti calciatori in un gruppo capace di superare le prove più difficili. Matera, su iniziativa della Fondazione Matera-Basilicata 2019 nell'ambito del programma del Matera Sportfilm Festival, ospita la prima assoluta dello spettacolo teatrale "Sporting", un progetto del regista Enrico Gentina, Mauro Berruto e Elena Miglietti e che vede anche l'amichevole collaborazione di Scuola Holden.

L'ingresso è libero! Vi aspettiamo sabato 03 ottobre al Cinema Comunale alle ore 20:30 per un breve incontro con l'autore Mauro Berruto e alle 21:00 per l'inizio dello spettacolo.

Domenica mattina a Casa Cava Mauro Berruto offrirà la sua esperienza di team builder interagendo con il mondo della politica e della cultura. Perché fare squadra è sempre più necessario!

Le associazioni e le imprese creative, culturali e sportive interessate a partecipare possono inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con oggetto "speech Mauro Berruto" entro il 03 ottobre alle ore 12:00 indicando il nome dei rappresentanti che prenderanno parte all'incontro.

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Matera protagonista per due giorni a Plodviv, la città bulgara che insieme alla città dei Sassi nel 2019 sarà capitale europea della cultura.

A rappresentare la Fondazione Matera-Basilicata2019, è stata, nei giorni scorsi, Rossella Tarantino, manager sviluppo e relazioni, che ha partecipato a diversi incontri sui temi del dossier di candidatura.

Il programma è cominciato con un’intervista alla Radio Nazionale Bulgara che ha dedicato una diretta di 30 minuti a Matera, al progetto Matera 2019 e ai progetti comuni con Plovidv. L’accento è stato posto anche sul significato di mobilità oggi e su come la cultura europea può aiutare ad affrontare tragedie come quelle dei rifugiati.

Uno spazio importante è stato riservato a Matera nell’ambito del prestigioso Festival di Architettura contemporanea (One Architecture Week) che, richiamando architetti internazionali e casi esemplari di rigenerazione urbana, si prefigge di stimolare idee ed azioni pilota per un miglioramento positivo e visibile della qualità dell’architettura delle città bulgare.

Nell’ambito del dibattito moderato dal Manager della European Culture Foundation, Philippe Dietachmair, grande interesse ha suscitato il racconto di Rossella Tarantino su come Matera con la sua architettura spontanea, basata sulla sottrazione e non sull’aggiunta di materiale, con la sua resilienza che le ha consentito di attraversare 9.000 anni di storia ininterrotta, con la sua storia anche recente fatta da grandi fratture (con l’esodo dei 20.000 abitanti dei Sassi) e da rinascite, abbia ispirato e permeato il dossier.

Insieme al Direttore di Plovdiv 2019, Valeri Kyorlinski, si è parlato di come la capitale europea della Cultura sia un modo per ripensare la città, per ampliare e per lavorare sui suoi bordi (le periferie o gli spazi non valorizzati come le Cave), e, per quel che riguarda Matera, per creare quel giusto equilibrio nei Sassi tra residenzialità, turismo e produzioni culturali, anche al fine di prevenire la distopia (tema della candidatura) che farebbe guardare agli antichi rioni di tufo come a una Disneyland.

Il confronto si è concluso con l’analisi del tema che accomuna le due città e le due candidature , "Commoning",  inteso come cultura
che crea connessioni, condivisioni, aperture.

La missione si è conclusa quindi con un’intensa giornata di lavoro con il team di Plovdiv. Si sono affrontate le  problematiche collegate
alle fasi di start up del progetto e su azioni congiunte previste dal dossier, fra cui la comunicazione e la costruzione per il prossimo anno di progetti comuni  come quello della Via Balcanica (BalkanRoute) che unisce Matera e Plovdiv e le città greche, croate, serbe e rumene
che nel 2020 e 2021 saranno capitali europee della cultura.

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La Fondazione Matera-Basilicata 2019 promuove le iniziative #MBFculture.
Arte e creatività a sostegno del Matera Balloon Festival, in programma dall'8 all'11 ottobre.

Ad un anno esatto dalla visita della commissione ECoC a Matera, vi aspettiamo domani 07 ottobre alle ore 19:00 in Piazza San Giovanni.
Lo stesso Iglú de Vent che ha reso speciale uno dei momenti finali della visita negli antichi rioni Sassi, accoglie quest'anno l'anteprima delle tante attività previste nei prossimi giorni a cura della Associazione Cresco e di Momart Gallery e CNA Basilicata.

Saranno presenti e introdurranno la serata, il Sindaco di Matera e Presidente della Fondazione Raffaello De Ruggieri e il direttore della Fondazione Paolo Verri.

Partecipiamo e partecipate!

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Il 26 settembre 2015, in occasione della partecipazione al Women's Fiction Festival, la Fondazione Matera- Basilicata 2019 ha stipulato una partnership gratuita con Cityteller.
Cityteller ha l’obiettivo di mettere in relazione la letteratura e le esperienze di viaggio a sfondo culturale attraverso una "app" per smartphone scaricabile gratuitamente. Ma è anche una piattaforma social dedicata alla condivisione e geo-localizzazione dei luoghi protagonisti dei libri, attraverso le storie dei grandi scrittori e i loro racconti.
La piattaforma è quindi uno strumento di partecipazione attiva per gli utenti che possono condividere le storie dei loro libri preferiti, segnalando i luoghi in cui sono ambientati contribuendo, di fatto, a promuovere i territori e le loro qualità culturali.

Matera, anche in virtù del titolo di Capitale Europea della Cultura, è un luogo adatto su cui sperimentare e far crescere la piattaforma, anche grazie alla collaborazione con i Festival letterari consolidati sul territorio.

Su Cityteller sono già a disposizione 3 itinerari, realizzati in collaborazione con il Women's Fiction Festival, che vi porteranno a conoscere i meravigliosi luoghi di Matera attraverso la voce di autori classici e contemporanei.

Grazie a questa partnership, Matera sarà la prima città ad essere raccontata da Cityteller e costituirà un test reciprocamente gratuito su cui costruire modelli di narrazione e fruizione nuovi a livello nazionale.

pdf 16x16 Accordo di partnership Matera 2019 - Cityteller

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L'albero della cuccagna, un simbolo di abbondanza per invitare a riflettere sui temi dell'alimentazione e sulle sue implicazioni sociali.
Il progetto del critico d'arte Achille Bonito Oliva coinvolge 40 artisti, chiamati a realizzare opere ispirate al tema arcaico dell'albero della cuccagna, per una mostra diffusa in tutta Italia.
Ancora una volta, così come abbiamo fatto in diverse occasioni lungo il cammino della candidatura di Matera grazie al prezioso impegno del direttore del Polo museale della Basilicata Marta Ragozzino, l'arte scende dalle pareti di un museo per diventare patrimonio collettivo, per essere condivisa con la comunità e proporsi in una rete pubblica di artisti di richiamo nazionale ed internazionale.
Per queste ragioni la Fondazione Matera-Basilicata2019 ha aderito in modo deciso a questa iniziativa convinti come siamo che l'arte contemporanea dovrà avere uno spazio permanente di condivisione pubblica verso il 2019 e sempre più convinti che dopo Expo l'attenzione dell'Italia e dell'Europa sarà tutta Matera 2019 e per le sue proposte di innovazione sociale nell'ambito della cultura e della creatività.

A Matera, domani 31 ottobre alle 12:00 nella Chiesa del Carmine del Museo Nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata, l'inaugurazione dell'opera "In gran multitudine" di Elisabetta Benassi.
La presenza a Matera dell'opera di Elisabetta Benassi rappresenta il primo vero passaggio di testimone da Expo2015, partner di questo progetto, a Matera2019 perchè la inaugurazione coincide temporalmente con la chiusura dell'esposizione mondiale e soprattutto perchè simbolicamente ci assegna il compito di continuare il grandioso lavoro iniziato a Milano.

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Matera 2019 sarà al centro della sessione pomeridiana dell’incontro “Un pensiero italiano per la formazione della competenze nel Digital Cultural Heritage” organizzata da DiCultHer, Digital Cultural Heritage School, in programma a Roma lunedì 9 novembre, presso la sede della Crui, l'associazione delle Università italiane statali e non statali.
Il direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Paolo Verri, interverrà nella sessione pomeridiana per presentare il laboratorio Matera 2019.
La cultura digitale rappresenta uno dei temi fondamentali del nostro dossier di candidatura. Vogliamo che Matera diventi la piattaforma nazionale ed europea della cultura digitale per la valorizzazione del patrimonio culturale e delle industrie creative.
Con la rete Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities, che aggrega oltre cinquanta organizzazioni tra università, enti di ricerca, scuole, istituti tecnici superiori, istituti di cultura, associazioni e imprese pubbliche e private, vogliamo costruire un percorso comune per l’approfondimento e la formazione della cultura digitale.
L'obiettivo comune è quello di far nascere un ‘campus diffuso’ in grado di attivare l’elaborazione di un’offerta formativa coordinata con il sistema nazionale per costruire il complesso delle competenze digitali indispensabile al confronto sempre più articolato ed eterogeneo con la smart society, nel quadro di un modello scalabile a livello europeo.

L'evento sarà trasmesso in diretta streaming da Rai Cultura a partire dalle ore 10:30.

La giornata si aprirà con la presentazione del Concorso “Crowddreaming: i giovani co-creano cultura digitale”, promosso proprio dalla rete Digital Cultural Heritage, Arts & Humanities School, esteso ai giovani delle scuole elementari, medie e medie superiori italiane ed estere.

pdf 16x16 Programma della giornata

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L’Accademia di Gagliato delle Nanoscienze incontra Matera 2019.
L'appuntamento è lunedì 16 novembre alle ore 18:30, presso l’Area 8 (via Casalnuovo 15 - Matera).
La presidente dell’Accademia Paola Ferrari, in compagnia della Rettrice dell'Università degli Studi della Basilicata Aurelia Sole e del Direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019 Paolo Verri, racconterà l’esperienza del legame fra il piccolo paese di Gagliato e il gotha delle tecnologie mondiali, e di come queste comunità così apparentemente lontane, lavorino insieme.

Paola Ferrari è qui anche per stringere un rapporto con Matera 2019, sentita come motrice del rilancio di un Sud nuovo, europeo, internazionale, nel recupero di una nuova economia e cultura per i piccoli paesi meridionali.


NanoGagliato è il festival di “Science Meets People” promosso dall’Accademia di Gagliato delle NanoScienze ogni anno, alla fine di luglio, nel piccolo paese di Gagliato, CZ (400 ab.). A partire dal 2008, il Prof. Mauro Ferrari, pioniere nel settore delle nanotecnologie applicate alla medicina, attualmente Presidente e AD del Houston Methodist Research Institute, nonche’ Presidente Onorario dell’Accademia di Gagliato, e sua moglie Paola invitano da tutto il mondo un ristretto numero di scienziati, business leaders, giovani ricercatori e geni creativi di discipline diverse (arte, design, filmaking, ecc.) per un workshop dedicato ad affrontare i temi emergenti della ricerca medica, e le questioni etiche ad essa collegate. La natura originale e straordinaria dell’evento risiede - oltre che nel’’eccellenza e reputazione internazionale degli invitati - nell’interazione di tutto il paese con la piccola comunità internazionale (quasi 100 ospiti all’edizione di NG2015). In particolare si segnalano l’ospitalità offerta ai partecipanti e alle loro famiglie in case private del paese, un grande banchetto di benvenuto con danze e momenti di convivialità organizzato alla vigilia dell’inizio dei lavori scientifici, e una partecipatissima assemblea in piazza in cui gli scienziati raccontano ai pubblico dei non esperti lo stato delle loro ricerche d’avanguardia. Una delle iniziative più importanti di NanoGagliato e’ NanoPiccola, l’Accademia Junior di Nanoscienze, aperta a bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni, che si svolge in contemporanea al workshop degli scienziati. Con più di 100 partecipanti ad ogni edizione, NanoPiccola e’ sostenuta da un gruppo di giovani volontari -  ricercatori e post doctoral fellows italiani e non - che con i loro esperimenti originali e appassionanti presentazioni ispirano i più giovani verso carriere nei settori della scienza e della medicina. Ogni anno l’Accademia di Gagliato attribuisce borse di studio a 4 promettenti studenti italiani (2 calabresi) in onore del Prof. Salvatore Venuta, compianto Rettore dell’Universita’ della Magna Grecia.

Negli otto anni della sua esistenza, NanoGagliato ha agito come catalizzatore delle energie e potenzialità assopite nel piccolo paese avviato verso un progressivo declino e spopolamento. Tra i risultati tangibili e duraturi di NanoGagliato si contano non solo una nuova attitudine di orgoglio e ottimismo per le sorti del paese da parte degli abitanti, ma anche il fiorire di progetti infrastrutturali importanti, tra cui la creazione di un Bed&Breakfast, la copertura di un sistema veloce di Internet, la ristrutturazione di un vecchio frantoio per la futura sede dell’Accademia di Gagliato e varie attività comunitarie. A tutto ciò si aggiungono i recenti acquisti da parte di partecipanti internazionali di NanoGagliato di proprietà immobiliari in disuso, per abitazione privata e/o uso collettivo, tra cui la realizzazione di un centro europeo di yoga centrato su programmi innovativi di yoga per bambini, disegnato da un rinomato designer italiano, Guido Bottazzo, che sara’ chiamato “Pralaya Arches” e di cui si auspica il completamento entro il 2018.


eFlyer GagliatoOK2

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--- Aggiornamento del 14 dicembre 2015

Ecco il design, ispirato ai disegni del maestro Peppino Mitarotonda che saranno protagonisti dell'installazione luminosa di Piazza della Visitazione a Matera, e le istruzioni per comporre la propria luminaria.

pdf 16x16 Lumen19 - Design

pdf 16x16 Lumen19 - Istruzioni

Contribuisci a rendere sociale #Lumen19 pubblicando la foto della tua luminaria su Facebook (qui la pagina dell'evento) e su Instagram.
E partecipa ai laboratori del 18, 19 o 20 dicembre per realizzare insieme a noi la tua luminaria. Trovi tutte le informazioni su luoghi e orari in fondo a questa pagina.

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Lumen è un progetto del dossier di candidatura di Matera 2019 dedicato alla produzione di opere e percorsi artistici mediante l’antica tradizione delle luminarie e proietta nel futuro questa tradizione per portare architetture di luce in tutti i quartieri della città, centrali e periferici.
Per le festività natalizie del 2015, su invito del Comune di Matera, il progetto LUMEN viene attivato dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 attraverso una serie di iniziative che coinvolgeranno direttamente i cittadini in laboratori di autoproduzione delle luci.

Si parte il 4 dicembre con l'accensione delle luminarie nel centro storico della città, spazio della socialità e dell'incontro, a cura dell'Assessorato al Turismo del Comune di Matera.

luminarie Lumen


Spazio ai cittadini!
Il 12 dicembre è previsto un workshop che, nell'ambito della manifestazione Matera Design Weekend a cura dell'Associazione Casa Netural, permetterà ai partecipanti di realizzare, con l'aiuto dei designer, il prototipo della luminaria che diventerà il simbolo delle festività. Tale oggetto costituirà il filo rosso con cui collegare tutta la città aggiungendosi a poco a poco alle luci inaugurate il 4 dicembre.
Sul sito ufficiale del Festival Matera Design Weekend trovate il modulo per registrarvi e partecipare al workshop.
Il prototipo della luminaria, insieme alle istruzioni per la sua costruzione, verrà pubblicato on line e sarà a disposizione di chiunque voglia realizzarlo o rielaborarlo partecipando così, idealmente, ad una grande esperienza collettiva.

Tutti possono fare il proprio LUMEN
Nei giorni 18, 19 e 20 dicembre in diversi quartieri della città sarà possibile partecipare ai laboratori per costruire la propria luminaria, portarla a casa e fare in modo che diventi il simbolo del Natale 2015 a Matera. Scegliete il laboratorio al quale volete partecipare!

laboratori LUMEN

18 Dicembre
1- Scuola Primaria Fermi,
Via Fermi dalle 8:30 alle 13:00
2- Scout AGESCI Chiesa San Rocco,
Via Lucana dalle 19:30 alle 21:00
3- Be Spoke Lab Laboratorio in inglese,
Via Pentasuglia dalle 16:00 alle 19:00

19 dicembre
3- Be Spoke Lab Laboratorio in inglese,
Via Pentasuglia dalle 18:00 alle 20:00
4- Community Center,
Piazza Matteotti dalle 9:30 alle 12:30
5- Parrocchia Maria Madre della Chiesa,
Via dei Dauni dalle 16:00 alle 18:00
6- Casa Netural,
Via Galileo dalle 16:00 alle 18:00

20 dicembre
7- AIPD Matera,
Via Petrarca dalle 16:30 alle 20:00


È Natale anche per i nostri cittadini temporanei!
Il 18 dicembre
in Piazza della Visitazione, il luogo maggiormente frequentato dai cittadini temporanei in visita nella nostra città, la facciata dell'ex palazzo delle FAL e attuale Community Information Center, risplenderà grazie ad una installazione luminosa a cura dell'Accademia della Luce.

Capodanno in Piazza con la RAI
Grazie alla collaborazione con gli scenografi della RAI, il 31 dicembre Piazza Vittorio Veneto prenderà luce e la nostra città, con tutte le luminarie ideate e autoprodotte, entrerà nelle case di tutti gli italiani.

E nel 2016?
Uno degli obiettivi del progetto Lumen è quello di invitare i cittadini a riflettere sul ruolo della luce nell’influenzare la percezione dello spazio.
La Fondazione Matera-Basilicata 2019 quindi organizzerà incontri seminariali e laboratoriali curati da un light designer di fama nazionale coinvolgendo anche l'ordine degli architetti, gli artigiani e i designer locali. La seconda edizione verrà allargata a tutta la regione Basilicata coinvolgendo sempre di più i cittadini nella costruzione di nuove luminarie realizzate secondo il criterio della sostenibilità e della sperimentazione collettiva.

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Carissimi amici di Matera-Basilicata 2019, il 2015 che finisce ci ha portato in dote una grande consapevolezza delle opportunità che il titolo di capitale europea della cultura contiene in sé, ma anche i rischi e le difficoltà di applicare alla realtà quotidiana le idee che sono contenute nel dossier di candidatura.
Il 2016 sarà un anno fondamentale del nostro percorso, l'anno dedicato al cosiddetto build up, ovvero alla formazione di tutte le competenze necessarie per realizzare i progetti del 2019.
Ogni buon progetto ha bisogno di ottimi contenuti, ma anche di una importante relazione con il pubblico e una abilità amministrativa affinché sia debitamente correlato con il sistema territoriale e con quello europeo. Sarà un grande sforzo quello che tutti insieme dovremo fare, a partire da alcune bellissime esperienze già fatte insieme ai cittadini come Basilicata Fiorita e più recentemente, proprio in occasione delle feste natalizie, con il progetto Lumen.

Vogliamo ringraziare tutti, i cittadini in primis, le istituzioni, gli operatori del mondo dell'informazione, i colleghi, per tutto l'impegno e l'attenzione profusa nei confronti di Matera 2019, fare un grande in bocca al lupo a tutti noi per l'anno a venire, e soprattutto alle due prossime capitali. Dopo Mons e Pilsen, di cui a giorni avremo a disposizione i primi dati di affluenza e partecipazione alle iniziative accadute nel 2015, il testimone passa a due importanti città, San Sebastian e Wroclaw. Siamo tutti invitati a guardare con attenzione al lavoro svolto in Spagna e in Polonia e portare la loro esperienza dentro il nostro lavoro quotidiano.

Ancora auguri a tutti! Happy Open Future 2016

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Aggiornamento del 24 settembre

Esito del bando di selezione del bando

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Cerchiamo un videomaker professionista under 35 per realizzare il video racconto dell'iniziativa “Matera inCanta Dante”.
Il progetto è realizzato dal C.P. Club Unesco Matera Matera, società Dante Alighieri, il circolo la scaletta Matera, la sovrintendenza ai beni artistici, con il patrocinio del Comune di Matera e della Regione Basilicata.
Matera inCanta Dante è una lettura diffusa della Divina Commedia che mira ad una riappropriazione popolare dell’opera e coinvolgerà, nell’arco di tre giornate e in luoghi e orari diversi, circa quattrocento persone attraverso la declamazione di un canto o parte di esso.
L’iniziativa è in linea con la mission della Fondazione Matera- Basilicata 2019 quale esempio di evento culturale partecipato e sostenibile.

È richiesta la realizzazione di un documentario della durata compresa tra 14 e 28 minuti e di uno spot promozionale da 30". Non sarà fornita alcuna attrezzatura tecnica e/o software di montaggio video per la realizzazione dei prodotti.
 Le riprese dovranno essere effettuate da lunedì 28 settembre a domenica 04 ottobre in modo da cogliere e documentare anche la fase delle prove dell'evento che si svolgerà dal 02 al 04 ottobre.

Il compenso è di 5000 euro lordi, per i non residenti a Matera è altresì prevista la copertura delle spese di vitto e alloggio.

Avete tempo fino alle ore 12:00 di lunedì 21 settembre per presentare le vostre candidature.

Scaricate e leggete il bando per conoscere le modalità di partecipazione.

pdf 16x16 Bando per videomaker

ph. Mariano Silletti

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In distribuzione il depliant Matera Events di Settembre e Ottobre 2015
Troverete il depliant, oltre che scaricabile online, anche nelle strutture ricettive, ristoranti, bar e nei tanti luoghi di interesse della città di Matera.
Lo strumento, realizzato anche in lingua inglese, è finalizzato a promuovere e dare visibilità, sia fra i turisti che fra i cittadini, alle tante iniziative che animano il territorio con l'obiettivo di raccontare cosa accade in regione.

pdf 16x16 Matera Events - Settembre / Ottobre 2015


Vi ricordiamo che, per comunicare i vostri eventi alla redazione di Matera Events, è necessario implementare la piattaforma on line, presente anche nella sezione OpenData del sito del Comune di Matera.
Questa piattaforma infatti, permette agli utenti di aggiornare giorno per giorno gli eventi. Ogni associazione/organizzazione, con una breve e semplice procedura e in pochissimi minuti, può inserire il proprio evento nel calendario, che automaticamente verrà individuato sulla mappa. È importante utilizzare questo prezioso strumento, perchè in questo modo ogni cittadino saprà quello che accade nell’intera regione e tutta la comunità avrà a disposizione un calendario degli eventi sempre aggiornato.
La piattaforma è nata anche come strumento per divulgare e promuovere gli eventi attraverso i nostri canali di comunicazione online.

Grazie al contest opendata del Comune di Matera e alla proposta progettuale di Ego55 è possibile consultare il calendario eventi condivisi - in versione beta - su www.materaevents.it

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*** Aggiornamento del 07 settembre 2015

Potete scaricare il testo completo del giallo materano di Maurizio de Giovanni.
A Natale i seguitissimi momenti di Materadio 2015 della lettura del libro "Le voci della pietra" diventeranno un audiolibro. 
Buona lettura!

pdf 16x16 Le voci della pietra

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In anteprima per Matera 2019, il primo capitolo del giallo materano "Le voci della pietra" scritto appositamente dal famosissimo scrittore Maurizio de Giovanni.

L'intero giallo verrà letto interamente durante le giornate di Materadio 2015 dall'attore Roberto Latini, premio UBU 2014.

... aspettando Materadio, buona lettura!

pdf 16x16 "Le voci della pietra" di Maurizio de Giovanni - capitolo 1

"Le voci dalla pietra" di Maurizio de Giovanni - capitolo 1

 

Ci arrivò la sera tardi, dopo un viaggio che gli era sembrato molto più lungo di quello che era stato in realtà. Guidare gli piaceva, ma quella volta gli aveva messo addosso una strana inquietudine. Chilometri e chilometri senza incrociare anima viva, la tarda sera di un giorno feriale in mezzo all’anno; nessuno. Non una stazione di servizio, non qualcuno che accedesse da una via traversa, non un’utilitaria lenta da sorpassare. E la strada, poi; dissestata, difficile, piena di deviazioni; persino alcune crepe nell’asfalto, e la vegetazione che invadeva al di sopra e sotto le strisce di metallo opaco che segnavano il tracciato.

A un certo punto, in prossimità dell’uscita, aveva superato un trattore che impegnava la corsia di destra, marciando a passo d’uomo. Alla guida un tizio con un cappello di paglia, che si era voltato a guardarlo malevolo, come se stesse decidendo se sopportare l’invasione di quella moderna auto blu o mettersi a sparargli con un vecchio fucile da caccia. Gli aveva dato i brividi, quello sguardo.

Ora però che si era sistemato in albergo e che aveva cenato, si sentiva decisamente meglio. La città era carina, pulita e ordinata, pochi negozi ma parecchi bar e ritrovi, gruppi di ragazzi che ridevano e parlavano in un dialetto incomprensibile ma musicale. Camminò pigramente lungo il corso nell’aria dolce, le mani in tasca, per respirare l’atmosfera del posto. Così, quella sarebbe stata la capitale europea della cultura. Certo era isolata, in mezzo allo stivale e resa irraggiungibile da decenni di sudditanza di quella regione al grande nord delle infrastrutture e delle arterie vitali del Paese; ma quel luogo era intrigante, profondamente vero e dotato di un’esclusiva bellezza.

Si fermò nei pressi del belvedere, e rimase senza fiato. Le piccole luci gialle sparse ovunque facevano sembrare un presepe immenso quella che era stata la città antica. I Sassi. Eccoli là. Meravigliosi.

Ai suoi occhi di esperto architetto, specializzato nelle ristrutturazioni degli immobili storici con mantenimento dell’aspetto originario, la distesa di abitazioni, luoghi di ritrovo, chiese, stalle scavati all’interno del fianco della montagna pareva un Paradiso. Il fatto che, come aveva letto, quel posto era stato definito da un leader di partito “vergogna nazionale” era per lui un’ulteriore dimostrazione di quanto i politici fossero ignoranti.

Sospirò profondamente, sorridendo. Non vedeva l’ora che venisse l’indomani mattina, quando il geometra gli avrebbe fatto da guida per inoltrarsi in quel dedalo meraviglioso di viuzze, vicoli e rampe fino al luogo che avrebbero ristrutturato. Avrebbe creato, se lo sentiva, il più originale, straordinario e articolato albergo diffuso d’Italia; e sarebbe stato fantastico sentire di aver partecipato alla costruzione di una vera capitale culturale mondiale, non solo europea. Altro che vergogna nazionale.

Chiuse gli occhi, nel silenzio della notte. Gli parve di sentire il mormorio delle generazioni che erano passate in quelle case. Io vi rispetterò, gli disse. Farò in modo che nulla cambi, nel panorama che si vede da qui.

Si fregò le mani e se ne tornò in albergo. Non vedeva l’ora di cominciare.

Tu lo sai. Io ti ho amato. Ti ho amato tanto.

Mi ricordo come fosse adesso, quando arrivavi da lontano, con quella tua camminata atletica, lo sguardo alto, i capelli che ti ondeggiavano nel vento. Quanto mi piacevi. Eri così bello. Mi pareva assurdo che ti fossi piaciuta proprio io, insignificante come ero, una bambina viziata di città. Chissà cosa ti interessava di me.

A volte sentivo i tuoi occhi addosso, mentre facevo altro; e non mi voltavo per incrociare il tuo sguardo. Ero consapevole che nella tua mente c’erano zone in cui non potevo entrare, che volevi tenere per te; e che comunque non avrei capito. Eravamo così diversi. Non ti chiedevo niente, tu niente mi dicevi. Il fantasma del silenzio che poi ci avrebbe circondato, che ci avrebbe sommerso piano come una marea notturna, buia e muta, cominciava ad aggirarsi attorno a noi già allora, quando cominciavamo ad annusarci, a capire chi saremmo stati l’uno per l’altra.

Dovevo capire. Dovevo sapere. La colpa non è stata tua, sai: è stata solo mia.

Perché io dovevo capire.

Papà? Papà, mi senti?

Lo so, non vuoi che io alzi la voce. Non vuoi nemmeno sentirla, la mia voce. Una volta, ricordi, me lo dicesti perfino, che il mio tono ti infastidiva, che ti distraeva dai tuoi pensieri. Me la ricordo fin da quando ero piccola, questa sensazione. Le volte che eri a casa, e io dovevo smettere di giocare, di guardare la televisione, di ascoltare musica. Ricordo gli occhi della mamma, spalancati di terrore, una muta richiesta di comprensione, forse di aiuto. Stai zitta, mi supplicava. Zitta. E io tacevo, per lei e per me, per non sentire sulla pelle il bruciante dolore della tua cinghia, per non dover sperimentare la terribile combinazione della tua faccia priva di espressione, del tuo sguardo vuoto e della sofferenza delle ferite sulla schiena.

Mi ascolti, papà? Mi senti?

Il geometra era un tipo smilzo, bruno, con pochi capelli e gli occhi vivaci. Saltellava precedendo l’architetto che ne seguiva le misteriose traiettorie, su e giù per strette gradinate e minuscoli vicoli, secondo un itinerario che sarebbe stato impossibile ricostruire a memoria. Durante il cammino, gli parlò dell’immobile che stavano andando a vedere. Vedete, archite’, era l’ultimo sasso che serviva per completare la struttura, proprio in mezzo, capite bene che i lavori non si potevano cominciare finché non si acquisiva. Un sasso grosso, quattro ambienti collegati, e tra i più antichi. Ci stava uno, un vecchio pazzo che non frequentava nessuno, solo qualche volta un bar al centro. Beveva, sì. Uno che aveva fatto il pastore, uno dei tanti.

L’architetto ascoltava con un orecchio solo, mentre cercava non sempre con successo di mantenere l’equilibrio su quel terreno di pietra dissestato. Badava piuttosto all’atmosfera, surreale e senza tempo, come uno scenario artificiale preparato negli studi cinematografici americani. Che straordinario incanto, pensava. Che posto magnifico. Il geometra continuava: e non voleva vendere, archite’. Non so quante volte ci siamo andati, cercando conoscenti suoi, perché di amici non ne aveva manco uno. Sapete, quei vecchi pastori che non capiscono che i tempi sono cambiati? Non ne conoscete? E lo capisco, in città non ce ne stanno, di pastori. Insomma, qua ce ne stanno ancora, e non mollano l’idea della città che hanno, che poi è la stessa idea dei loro nonni e dei loro bisnonni. Non si rendono conto che siamo nel terzo millennio, e che se abbiamo la fortuna di poter avere un quarto d’ora di celebrità, come diceva quel pittore americano, allora la dobbiamo sfruttare, vi pare o no? E se no finisce il momento della capitale della cultura e bla bla e ce ne torniamo nel dimenticatoio, sassi o non sassi.

L’architetto pensava che il geometra aveva ragione. Ricordava la strada lunga e maltenuta che aveva dovuto fare per arrivare fin là, le buche, gli avvallamenti e le crepe che avevano messo a dura prova le sospensioni del suo SUV, il fatto che non ci fosse nei paraggi uno snodo ferroviario degno di questo nome, uno svincolo autostradale e tantomeno un aeroporto; eppure si trattava di un capoluogo di provincia di uno dei sette paesi più industrializzati del mondo, nel continente più antico. Però ora che ci camminava dentro, all’identità antica di quella città, gli ritornava amplificato quel sentimento che aveva sentito la sera prima guardando il panorama dal belvedere: quel posto mormorava. Si sentiva distintamente venire dalle mura di pietra come un indistinto salmodiare, quasi una preghiera; come se al di là di quelle minuscole finestre, dietro quelle antiche porte scrostate ci fosse un intero popolo a osservarli, e a raccontargli un intero milione di storie.

All’improvviso, l’architetto provò un lungo brivido.

Tu mi hai scelta e mi hai presa. Il mio parere non ha mai contato nulla. E del resto non avrei saputo cosa dire: non ero felice e nemmeno triste, mi sentivo destinata a te, e il tuo volere era l’unica condizione sospensiva per essere tua. Ci sposammo di nascosto, né la mia famiglia cercò di ostacolarmi in concreto. Solo mio padre, quando capì le mie intenzioni, cercò di trattenermi: lo guardai negli occhi, con sorpresa lessi inquietudine. Anche lui, ricordi, non era uno che parlava molto. Non disse niente. Io pensai che fosse triste perché aveva capito che me ne stavo andando, perché non avrebbe più avuto con sé la sua bambina.

Oggi so che non era così.

Ma non ebbe la forza di dirmi quello che aveva in mente, e io non ebbi la forza di ascoltare il suo cuore. E un po’ del mio cuore.

Volevo una casa, volevo un uomo e volevo una famiglia. Ero nata per questo. E volevo proprio te.

Papà, mi senti?

Lo so che non mi risponderai. Non mi hai mai risposto.

Non che ti abbia mai chiesto niente, d’altronde. E che avrei dovuto chiederti? Quali argomenti avevamo in comune? La casa, la mamma. Ma tu tornavi e ti mettevi seduto in poltrona, lo sguardo nel vuoto, gli occhi senza niente dentro.

Quegli occhi. Così simili ai miei, così spaventosamente diversi. Una finestra aperta sul nulla, sullo spazio senz’aria che c’è tra le stelle, senza la quiete di un raggio di luce. Il luogo del silenzio erano i tuoi occhi, papà.

Un silenzio che infettava anche la mamma, che pure quando tu non c’eri rinasceva, come risvegliandosi in primavera dopo un lungo, inguaribile inverno. Non che fosse allegra; ma almeno il mento non le tremava di terrore come quando tu mi picchiavi, lo sguardo nel lavandino, le mani bianche per la stretta ad asciugare nervosamente un piatto già asciutto.

Non parlavo di noi a scuola. Mi vergognavo dell’abissale differenza tra il mio mondo e quello delle compagne, che parlavano dei padri con tenerezza, con fastidio o con simpatia. Che ne ridevano, perfino.

Io non avevo niente da ridere.

Arrivarono al complesso che avrebbe dovuto diventare l’albergo diffuso che l’architetto aveva concepito. Il primo sopralluogo normalmente andava fatto prima di immaginare il progetto, ma stavolta i tempi erano stati molto stretti e l’architetto doveva portare a termine un altro lavoro molto complesso che aveva in corso; coi committenti, un gruppo di immobiliaristi e tour operators del nord, era stato chiaro: non potrò andare fin là se non finisco quello che sto facendo. Per cui aveva partecipato a due incontri nei quali gli erano state sottoposte piantine, rilievi e fotografie, nonché una ricostruzione filmata in 3D di quella che era la situazione allo stato e di quello che si immaginava potesse essere l’albergo a lavori finiti. Lui aveva fatto rilevare alcune problematiche e aveva proposto soluzioni; i committenti si erano guardati e avevano deciso che lo avrebbero atteso. Meglio un lavoro fatto bene, con una firma importante come la sua, che sei mesi guadagnati.

Ora che era lì, si rendeva conto una volta di più di quanto fosse inutile osservare i luoghi su carte millimetrate e schermi digitali. La luce. La luce è tutto, e la luce è una cosa viva, mobile, cangiante. Le forme nascono dalla luce e con la luce devono essere compatibili, altrimenti anche la più bella delle idee diventa smorta, inutile. Il popolo che aveva costruito quelle case in qualche modo lo sapeva. Magari senza conoscere lettura o scrittura, senza sapere niente delle quote e delle mappature, aveva trovato il modo di entrare in perfetta sintonia con la luce. Il fianco della montagna che ospitava la città antica sembrava nato così dalle viscere della terra, offrendo quella superficie brulla e bucherellata al cielo e alle nuvole che si inseguivano. Probabilmente i materiali, pensò l’architetto. Forse il fatto di non disporre di mezzi per andare a prendere marmi o vetro; il non sapere cosa fossero la plastica e il cemento armato. Chissà per arrivare a tutto questo quanti crolli di volte, quante mura perimetrali cadute all’improvviso. Sta di fatto che il risultato è perfetto, in termini di compatibilità. Se non fosse stato per quel mormorio. O forse, proprio per quello.

Si rivolse al geometra, chiedendogli quali fossero i confini degli immobili di proprietà dei committenti. Il geometra si asciugò il sudore sulla fronte scura con un gran fazzoletto. Archite’, sono dieci case, tutte collegate tra loro. L’ultima, quella del pastore che vi dicevo prima, da qua non si vede, si deve salire per quella scala, è un po’ discosta dalle altre, l’unica non confinante; ma è pure l’unica che vede tutta la valle. L’idea, da quello che ho capito, è di farci una suite a prezzo maggiorato. Vediamo prima qua, poi vi ci porto.

Sai, fui addirittura contenta quando smettesti di salire al pascolo, limitandoti ad accudire i nostri animali. Adesso sembra assurdo dirlo, ma ne fui contenta.

Certo, lo avevi fatto solo per quella maledetta caduta da cui non ti eri mai veramente ripreso, non lo avresti desiderato, e perciò si acuirono il tuo nervosismo e i tuoi silenzi; ma così eri sempre a casa, e potevi finalmente dormire di più. Saremmo stati più tempo insieme, avrei potuto lenire con dolcezza i tuoi tormenti che non capivo, che non mi lasciavi conoscere.

Invece. Invece.

Ma non potevo saperlo, allora.

Volevo un figlio, lo volevo con tutte le mie forze. Pensavo di volerlo per me, perché mi sentivo madre da sempre, lo avevo nel sangue e nelle viscere di essere chiamata mamma. Ma senza saperlo lo volevo per noi due. Immaginavo che attorno a una culla saremmo diventati qualcos’altro, due genitori, una famiglia. Che il velo che si ispessiva ogni giorno tra te e me sarebbe caduto, che avrei visto il tuo sorriso.

Qualche volta all’inizio mi parlavi del tuo lavoro. Mi descrivevi la bellezza della natura, il verde dei pascoli, il silenzio assoluto, le lunghe camminate senza fretta e senza meta. E mi dicevi del peso della solitudine, delle difficoltà economiche, dell’incertezza del futuro e anche del presente.

Quando nacque nostra figlia fui felice. Ricordo che tenendola tra le braccia mi voltai verso di te, per leggere nei tuoi occhi almeno una volta la felicità, l’orgoglio e un po’ di fiducia.

Guardavi altrove. La fronte corrugata, gli angoli della bocca lontanissimi da qualsiasi sorriso.

Il buio cominciava a inghiottire la tua anima.

Papà? Almeno adesso puoi ascoltarmi, papà?

Chissà se mi stai sentendo. Non lo so. Non l’ho mai saputo, quanto mi ascoltassi, le rare volte che trovavo il coraggio di parlarti. Crescevo, diventavo donna attorno a te e tu non mi vedevi. Avevo imparato alla fine quanto mi convenisse che tu non mi vedevi. Niente sguardo addosso, e niente dolore sulla schiena.

Col tempo ci si abitua a tutto, sai, papà? Ci si abitua.

Io per esempio mi ero abituata a non avere una vita.

Avevi detto alla mamma che non ti piaceva che io stessi fuori di casa se non per la scuola. Che il mondo era un posto terribile. Che l’unica certezza, l’unica sicurezza era nelle mura di casa.

Dicesti proprio così: nelle mura di casa. A ripensarci è proprio divertente, vero, papà?

Passarono l’intera mattinata a osservare metro per metro le unità acquisite. L’architetto si congratulò con se stesso per aver concepito un embrione di progetto per nulla invasivo, che avrebbe coniugato modernità e comodità col rispetto assoluto di come si presentavano i sassi alla vista, anche in maniera più rigorosa di quanto prevedessero i vincoli paesaggistici.

L’albergo sarebbe stato bellissimo, anche se per forza di cose il personale avrebbe dovuto sottoporsi a percorsi un po’ meno intuitivi e semplici di quanto fosse in genere per una struttura di lusso; ma a qualcosa bisognava pur rinunciare.

Quando il sole ormai stava per tramontare in un trionfo di rosso, arancione e azzurro, il geometra condusse l’architetto in cima a una stretta rampa di gradini alla fine dei quali c’era una pesante porta in legno, chiusa. Soddisfatto, l’ometto si voltò sorridendo e disse: eccoci qua, archite’. Questa è l’unità appena acquisita, quella che diventerà la suite. Guardate che vista, tiene.

Effettivamente agli occhi dell’architetto, che si voltò a guardare, si presentò un panorama che lasciava senza fiato. I tetti, le mura, sembravano un unico dorso di un immenso animale addormentato e si distendevano verso l’orizzonte. Il sole bassissimo inondava di fuoco lo spazio, creando l’impressione di un territorio limite tra l’inferno e il paradiso. Si voltò sorridendo e chiese al geometra se arrivare proprio là a quell’ora fosse una recita programmata. L’ometto annuì, serio: la verità? Sì, archite’. Perché certe cose se non le si guarda nella giusta luce, diciamo, non si capiscono. Non credete?

Fu in quel momento che all’architetto arrivò, chiaro, il mormorio che fino ad allora era sembrato indistinto. Fu talmente forte che si girò a guardare la porta chiusa, come rispondendo a un richiamo. Chiese: ma c’è qualcuno? C’è ancora qualcuno, qui? Il geometra lo fissò perplesso: no, archite’, nessuno. Ci stava solo quell’uomo, ve l’ho detto, ma è morto e lo hanno pure seppellito, ormai sono mesi, non ci sta proprio più nessuno, né qua né nelle altre unità che la società ha comprato. Ma che è, non vi sentite bene?

L’architetto scosse il capo. Non sentiva più alcun rumore, ma vide un gatto uscire dalla sommità della rampa, stiracchiarsi e saltare giù da un muro, sparendo. No, disse; ho un po’ di mal di testa, e quel gatto… Mi sembrava di aver sentito qualcosa. Comunque sì, una vista decisamente magica. Se dev’esserci una suite, non può essere che questa. Però all’interno la vediamo domattina, adesso non c’è abbastanza luce. E un’altra cosa, geometra: vorrei la storia di questo posto. Sapere di quest’uomo, della sua vita. Ci riesce, a informarsi?

Non avevo il coraggio. Non l’avevo mai avuto, in realtà. Mi accorgevo di quello che stavi facendo a nostra figlia, di quanto la stessi rinchiudendo in una gabbia senza finestre, di quanto sarebbe stata incapace di affrontare il mondo se non l’avesse mai conosciuto; ma non eri mai stato così fermo e deciso e io che non ti avevo contraddetto nemmeno sulle sciocchezze, non avevo la forza di contrappormi.

Cercavo di parlare con lei, almeno quando tu non c’eri; e avevamo sviluppato un linguaggio nel silenzio, fatto di cenni, di sguardi alle tue spalle. A lei cercavo di giustificare il tuo pensiero. Le dicevo che eri stato male e che noi avevamo il dovere di aiutarti, lasciandoti tranquillo, dandoti un po’ di serenità almeno tra queste mura.

Tra queste mura.

Che Dio mi perdoni.

Papà? Mi ascolti, papà?

Ricordi quando mi portasti lui, qui a casa?

Ero grande, ormai. A scuola non ci dovevo più andare, e non c’erano più feste di compleanno alle quali ero invitata ma dovevo rifiutare, con qualche assurda scusa.

Avevi deciso che ormai ero una donna. Che avevo bisogno di un marito, per fare un figlio, per darti un nipote. All’improvviso avevi l’ossessione del tempo, la necessità di guadagnarti attraverso me un pezzo di sopravvivenza dopo la morte.

E mi portasti lui.

Aveva lavorato con te. Robusto, alto: ti aveva aiutato quando ancora riuscivi anche se con difficoltà a inerpicarti. Mi faceva paura, da principio. Poi mi accorsi che anche nei suoi occhi vibrava il terrore che conoscevo così bene, la sottoposizione vuota di volontà che vedevo ogni giorno negli occhi di mia madre.

Andai con lui. Una pantomima di matrimonio tra sconosciuti, qualche interdetto parente. L’unica fotografia, sulla credenza, fissa i nostri occhi senza espressione: io, tu, lui. Solo la mamma sembra disperata. Incredibile quanto ci somigliamo, vero, papà? Quanto ci somigliamo, senza assomigliarci affatto.

Durò poco. Cambiasti idea, quasi subito. Non potevi controllarci a sufficienza, in un’altra casa; anche se lui come te non diceva una parola, anche se il suo sguardo terrorizzato non mi sfiorava nemmeno, anche se la mia vita non era cambiata in niente col matrimonio.

Mi riportò a casa, una mattina. E poi riportò anche le mie cose. Senza una parola, senza una spiegazione. Ma non ce n’era bisogno, no, papà? Nel tuo sguardo gelido, nel tuo cenno d’assenso c’erano tutte le spiegazioni necessarie.

Tutto quello che c’era da sapere.

Il geometra sembrava un po’ a disagio, quando si rividero la mattina dopo. Il cielo era grigio, fermo, e la cappa di calore pesava come un sudario sulle pietre silenziose. L’ometto si asciugava continuamente la fronte, e gli occhi neri dardeggiavano attorno senza mai soffermarsi su qualcosa in particolare. In silenzio condusse l’architetto e un manovale armato di piccone fino alla porta di legno chiusa, poi si fermò e rivolse lo sguardo al professionista.

Archite’, disse, voi ieri mi avete chiesto di prendere notizie sull’uomo che abitava qua. Io ho chiesto in giro, e qualcosa mi hanno detto. Volete sentire prima o dopo?

L’architetto lo fissò perplesso. Non capiva il senso della domanda. Che volete dire, geometra? Era una curiosità, non è che conti rispetto al lavoro che dobbiamo fare. Vediamo prima l’interno, poi magari mi dite. Ma come mai avete portato il muratore, con noi?

Il geometra fece una smorfia imbarazzata. Vi ho detto che il proprietario non voleva vendere, disse. Non so quante volte gli abbiamo fatto offerte, e lui ha sempre detto di no. poi all’improvviso è morto, anzi: lo hanno trovato morto. Chissà da quanto tempo era successo, era praticamente diventato una mummia; ma siccome non frequentava nessuno, nessuno se n’era accorto. Insomma, ha lasciato la casa al Comune, e il Comune ha subito venduto alla società. Io conosco la pianta catastale, ma qua dentro non sono mai entrato. La porta è stata chiusa, ma le chiavi non ci stanno da nessuna parte; Peppino col piccone, qua, serve per aprire.

Fece un cenno al manovale che annuì, si avvicinò alla porta e aprì con un paio di colpi alla serratura arrugginita.

Entrarono cercando di abituare gli occhi all’oscurità. Le stanze davano una nell’altra, pochissimi i mobili, di legno pesante e antico. Qualche vecchio giornale. Ragnatele. Odore di vecchio, un tanfo di muffa che copriva il rancido di qualche alimento andato a male.

L’architetto quasi istantaneamente sentì ronzare nelle orecchie il mormorio che lo aveva accompagnato il giorno prima. Si passò una mano davanti agli occhi e sospirò.

Poi disse al geometra: mi racconti di quest’uomo. Mi racconti adesso.

Quando la vidi tornare a casa mi successe qualcosa nel cuore.

Avevo sopportato tutto; ho sopportato tutto. L’amore prima, l’inerzia e la paura poi mi avevano anestetizzato ogni volontà, ammesso che ne abbia avuta mai: ma vedere mia figlia, l’unica cosa bella della mia vita, l’unica dolcezza, l’unica tenerezza che mi era stata riservata ridotta a un animale senza futuro mi fece trovare una forza che non sapevo di avere.

Ci avevo sperato, quando tu stesso decidesti che doveva avere una sua vita, un marito, una casa. Che volevi un nipote, qualcuno che desse un futuro a te stesso dopo di te. Avevo sperato che le toccasse un diverso destino, che avesse un’esistenza lontano dalle tue terribili mani e dalla follia che ti aveva invaso.

E invece era di nuovo là, con l’anima spezzata, tra queste mura. E tu di nuovo col tuo buio su di lei.

Attesi la sera in cui sapevo che saresti andato a giocare a carte con gli unici due amici che avevi, meglio le uniche due persone che ancora ti frequentavano. Forse portatori dello stesso sentimento di paura, se non di terrore. Sapevo che avresti bevuto e che avresti tirato fino all’alba. Attesi con freddezza, attenta a non dare a nessun mio gesto una connotazione nuova, diversa; consapevole della tua diabolica capacità di annusare l’aria, di riconoscere le emozioni come fossero un sapore, un mefitico odore. Raccolsi le poche cose necessarie, le misi in una borsa. Pensai che saremmo andate da mio fratello, lontano, anche se non lo vedevo da anni. Che da là saremmo andate ancora più lontano, in America, in Africa; che avremmo provato a vedere se c’era spazio per la vita, nel nostro tempo. Per lei, non per me.

Quando, appena fuori la porta, è arrivato il colpo dietro la mia testa ho avuto solo un attimo per pensare in che cosa mi fossi tradita, da che cosa avessi capito.

Papà? Lo sai, papà? Io me lo aspettavo.

Non ho mai pensato che ci saremmo riuscite. Lo avevo visto, che guardavi le chiavi dello sgabuzzino appese sull’altro chiodo, a pochi centimetri di distanza da quello solito. Che da quello, in un lampo, avevi capito che la mamma aveva cercato la borsa grande, l’unica cosa che poteva volere là dentro. Lo sai, io e te ci assomigliamo. Non solo negli occhi, anche nei pensieri.

E perché non gliel’ho detto? Facile, papà: perché volevo che ci provasse. Perché se avesse saputo che c’era una possibilità, una sola, che tu ti accorgessi di qualcosa, non l’avrebbe mai fatto. E’ vile, la mamma, tu lo sai, papà. Non ha nessun coraggio.

Dovevamo provarci. Lo capisci, papà? Almeno provarci.

Peccato.

Il geometra prese una sedia un po’ sgangherata e si accomodò. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette sgualcito e fece un cenno verso l’architetto, che scosse il capo. Poi cominciò a parlare.

Si chiamava Felice. Un nome strano, tenuto conto che nessuno mai l’ha visto ridere, a quanto mi dicono. Vi ho già detto che teneva un brutto carattere, praticamente senza amici, la generazione sua per il grosso è emigrata e quelli che sono rimasti si sono arrangiati: erano anni difficili. Pure Felice ci provò, ma dopo qualche mese se ne tornò perché in città non trovò niente. Anzi, qualcosa trovò: una moglie. Una ragazza bella, mi ha detto il barista, ma che si vedeva pochissimo in giro perché il marito era gelosissimo. Una gelosia malata, archite’: di quelle che tolgono il respiro a chi la prova e a chi la subisce. Insomma, pare che per via di questa gelosia un giorno Felice volle tornare a casa dal pascolo prima del tempo, camminando di notte. Cadde e si spezzò una gamba. Allora non era come a mo’, che te la rimettono a posto in quattro e quattr’otto. Lui rimase zoppo, e questo lo incattivì ulteriormente. Mi ha raccontato sempre il barista che certe volte si sentivano rumori che venivano da qua dentro, come se qualcuno spaccasse la legna con rabbia.

Come che fu, ebbero una figlia. Una ragazza che mandarono a scuola, ma che come il padre non fece amicizia con nessuno. Poi la ragazza si sposò, ma… Ma?, chiese l’architetto. Non so, rispose incerto il geometra spegnendo a terra la cicca. Dev’essere successo qualcosa, il barista è stato vago e i vecchi che stavano nel bar non hanno aggiunto una parola. Mi hanno detto che la ragazza è tornata a casa, dal padre e dalla madre. Ma sono cose successe molti anni fa, quindi non ci giurerei. Io vi posso dire che per farmi raccontare la storia mi sono dovuto bere una bottiglia intera di vino, e stamattina tengo un mal di testa da competizione.

Comunque dopo pochissimo la moglie e la figlia sono scomparse. In che senso, scomparse?, chiese l’architetto. Nel senso che non si sono viste più, e le rare volte che Felice usciva da casa per andare a comprare qualcosa si trattava di quantità minime. Per una persona sola, insomma.

E nessuno gli ha chiesto niente? La voce dell’architetto era bassa, come se avesse paura di essere sentito da qualcuno. La testa era piena del fastidioso mormorio. Certo che gliel’hanno chiesto, rispose il geometra. In questa città ognuno si fa i fatti suoi, d’accordo, ma solo in apparenza. Siamo troppo pochi per non accorgerci che la gente non ci sta più dalla sera alla mattina. E lui, Felice, raccontò che la moglie aveva deciso di tornarsene in città, dai parenti suoi; e che la figlia l’aveva seguita. Si conosceva il carattere dell’uomo, e nessuno gli diede torto alle due donne ad essersene andate. Lui, da parte sua, pareva che se ne fregasse. Ma forse voleva solo far vedere, e dentro ci soffriva. Chi lo sa. Poi, dopo alcuni anni, è morto pure lui, in solitudine. Il barista mi ha anche detto che qualcuno avrebbe voluto avvertire la moglie, ma non si sa niente, neppure come si chiama. Perciò, dopo un po’, si sono rassegnati tutti quanti ed è finita la storia.

Dopo un attimo, l’architetto si alzò e si guardò di nuovo attorno. Corrugò la fronte, aguzzando la vista nella penombra.

Poi disse: e questo cos’è?

Mi sono svegliata qui. La testa mi pulsa, sento il sangue colarmi sul collo. L’odore della calce, il buio, il silenzio. Il bavaglio sulla bocca mi fa respirare con difficoltà, le mani e i piedi legati toccano pareti attorno. Che posto è questo?

Sento l’odore di lei, di nostra figlia. La tocco, a pochi centimetri da me. E’ calma, non si muove, ma respira regolarmente. Non risponde ai miei gemiti disperati, sento solo il mio mugolio da gatta, come in quei sogni in cui vorresti urlare e la voce non viene fuori.

Perdo forza. Cado nel vuoto.

Ti ho visto, sai, papà? Apprezzo che, anche legata e imbavagliata, tu mi abbia lasciato vedere mentre preparavi la calce, le pietre.

E capisco tutto, capisco che lo fai per noi. Che la sicurezza che volevi per la tua famiglia, la protezione dal mondo può essere in fondo qui, solo qui.

In queste mura.

Il geometra seguì lo sguardo dell’architetto e chiese: che cosa?

Qui, indicò l’uomo. Questa parete, non vedete? Il geometra si avvicinò al muro e capì quello che l’architetto tentava di indicargli: la parete tra la prima e la seconda stanza mostrava un dislivello, come un gradino. Picchiettò prima col tacco della scarpa, poi con le nocche della mano. Nel silenzio il rimbombo suonò profondo. E’ vuoto, archite’, disse. E fece cenno al muratore, che si appressò col piccone.

Anche l’architetto si avvicinò, e all’improvviso il sordo rumore di voci sommesse che faceva da sfondo ai suoi pensieri spezzandoli e rendendoli monchi cessò.


Continua ... vi aspettiamo a Matera, il 4, 5 e 6 settembre!

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Parte oggi a Rieti, il gruppo di co-progettazione, composto dai 13 professionisti vincitori della call internazionale promossa insieme all’associazione Rena e al Monte dei Paschi di Siena, che avrà l’ambizioso compito di immaginare una visione di sviluppo dell’area ex Snia Viscosa di Rieti.

La co-progettazione consiste in una serie di sessioni di lavoro e di workshop che trasformeranno la città, dal 7 al 17 maggio, in un incredibile laboratorio a cielo aperto, in cui si sperimenteranno strategie di sviluppo urbano e territoriale.

Le giornate di co-progettazione vedranno la presenza di ospiti importanti, tra cui Alessandro Fusacchia - RENA e Capo di Gabinetto del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Fabrizio Barca - Statistico e economista, Dirigente generale al Ministero dell'Economia e delle Finanze, già Ministro per la coesione territoriale, Paolo Barberis - Consigliere per l'innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e Alessandro Profumo - Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena.

Il 13 maggio ospiti speciali anche Marcello Pittella - Presidente della Regione Basilicata, Elio Manti - Dirigente generale del dipartimento Programmazione e Finanze della Regione Basilicata e Paolo Verri - Direttore di Matera 2019, nel gruppo di coordinamento e facilitazione del co-working che avrà come focus l'esperienza di Matera Capitale europea della cultura 2019 per le strategie di valorizzazione urbana e territoriale.

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Riunitosi per la prima volta lo scorso 15 aprile a Matera, il neonato WebTeam Italia 2019 ha lanciato – per il 9 maggio Festa dell’Europa – la sua prima chiamata pubblica in un rinnovato asse informale di collaborazione e amicizia fra Matera e le cittá Capitali Italiane della Cultura 2015, allargando però l’interesse a chiunque voglia partecipare.

Il primo passo di questo asse culturale si concretizza nel progetto di mappare, attraverso l’integrazione fra social network e piattaforme open source, le “wonderland” d'Italia, i luoghi dove divertimento, spettacolo, gioco sono realizzati in maniera sostenibile. Un teatro costruito con balle di paglia, un labirinto ricavato in un campo di mais, un festival di biglie e di castelli di sabbia: il nostro Paese è costellato da occasioni di nuova meraviglia, da tante “wonderland”, appunto, che spesso si trovano dietro l’angolo o sotto casa e sono a volte semisconosciute.

#wonderland2019 è l'idea di un parco divertimenti diffuso in tutta Italia, a impatto ambientale zero, fatto di piccole realtà e progetti visionari che concepiscono lo spazio naturale come scenografia di eventi, capaci di mettere in circolo nuova socialità. Un modo per ridare senso a un'idea di cultura che non consuma il territorio e che non ha bisogno di “grandi opere”, ma anche il tentativo di riflettere su una possibile idea di cultura.

Il WebTeam Italia 2019 chiede quindi a chiunque voglia far conoscere la propria “wonderland” del cuore di fotografarla geolocalizzandola e mappandola con l’hashtag #wonderland2019 su Instagram (il social network dedicato alla condivisione di fotografie), un apposito software le individuerà e le posizionerà su una carta geografica (visibile su vari siti in seguito annunciati), creando così un ipotetico percorso per chiunque voglia scoprire le meraviglie a impatto zero del nostro paese.

Dopo una prima fase di raccolta delle immagini, che partirà nella data simbolica del 9 maggio, Festa dell’Europa, alcune di queste fotografie e la mappa navigabile delle “wonderland” presenti saranno presentate a Ravenna, in occasione della festa del 18 luglio nella Darsena di città. In quella giornata sarà presente anche una delegazione del Social Media Team di Matera2019 che ha dato vita, chiamando a raccolta tutte le altre città, al WebTeam Italia2019. Dopo tale primo step simbolico e partecipato, altre azioni saranno attivate nei mesi a venire attorno a questo tema, nella speranza di traghettarlo fino al 2019 e oltre.

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Come faccio a partecipare #wonderland2019 ? Semplice: dal tuo account instagram (se non ne hai uno, scarica la app sul tuo smartphone e registrati gratuitamente) scatta le foto a ciò che secondo te corrisponde alla definizione di wonderland, consenti la geolocalizzazione, nei commenti racconta che cosa hai immortalato e scrivi #wonderland2019. Non devi fare niente altro, un software troverà la tua foto e la posizionerà automaticamente in una mappa, che trovi qui: http://goo.gl/doXeP4 

Quanto costa? Niente, non costerà mai niente.

Cosa ci guadagno? Con il tuo contributo fotografico partecipi a creare una mappa fruibile da chiunque di luoghi interessanti. Un ipotetico percorso di un viaggio estivo o di un bel week end.

Quanto tempo ho per farlo? Le foto le puoi taggare a partire partire dal 9 maggio del 2015, Festa dell’Europa, ma non c’è scadenza.

Note particolari: nella descrizione della foto, racconta bene cosa hai immortalato: il contesto, se è una cosa che esiste sempre o ha un inizio e una fine, se lo si potrà trovare anche in altri momenti, se occorre un particolare permesso per entrare o se l’accesso ha un costo. Raccontaci anche se è raggiungibile da persone con disabilità, se è adatto o meno a bambini e tutto quello che ritieni importante far sapere a chi potrebbe fruirne dopo di te.

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Il Festival 5 sur 5 che fa parte del cartellone di Mons 2015 (capitale europea della cultura 2015) è alla ricerca di 5 filmmakers europei per una residenza artistica di 5 settimane.

Grazie alla partnership tra Matera 2019, la Fondazione di Mons 2015, per l'edizione 2015 del Festival, verrà selezionato un giovane filmmaker lucano che rappresenterà Matera - capitale europea della cultura 2019 e che potrà lavorare insieme ad altri filmmakers provenienti da altre città capitali europee della cultura.

Come sapete, il progetto di Matera 2019 è suddiviso in tre fasi. Il biennio 2015-16 è quello dedicato alla costruzione e al rafforzamento delle competenze.
Per diventare una vera Capitale europea della Cultura, infatti, non basta stimolare e sostenere le organizzazioni locali attraverso le azioni di capacity building, ma è necessario sviluppare rapporti dinamici per trarre vantaggio dai numerosi modelli e sperimentazioni a livello europeo.

Una prima occasione è data proprio da questa call del Festival internazionale 5 sur 5.

La residenza artistica, che si terrà dal 28 agosto al 03 ottobre 2015, comprende il trasporto, il vitto e l'alloggio e l'attrezzatura necessaria per creare un documentario sul tema “I Want”.

Avete tempo fino all'8 maggio 2015 per inviare la vostra candidatura all'indirizzo email indicato all'interno del bando, insieme ai requisiti e le modalità di partecipazione.

 


pdf 16x16 Festival 5 sur 5 - Call for entries

Partecipiamo, e partecipate!

 

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In distribuzione il depliant Matera Events del mese di Luglio 2015
Troverete il depliant nelle strutture ricettive, ristoranti, bar e nei luoghi di interesse della città di Matera.

Lo strumento, realizzato anche in lingua inglese, è finalizzato a promuovere e dare visibilità, sia fra i turisti che fra i cittadini, alle tante iniziative che animano il territorio con l'obiettivo di raccontare cosa accade in regione.

 pdf 16x16 Matera Events - Luglio 2015

Vi ricordiamo che, per comunicare i vostri eventi alla redazione di Matera Events, è necessario implementare la piattaforma on line, presente anche nella sezione OpenData del sito del Comune di Matera.
Questa piattaforma infatti, permette agli utenti di aggiornare giorno per giorno gli eventi. Ogni associazione/organizzazione, con una breve e semplice procedura e in pochissimi minuti, può inserire il proprio evento nel calendario, che automaticamente verrà individuato sulla mappa. È importante utilizzare questo prezioso strumento, perchè in questo modo ogni cittadino saprà quello che accade nell’intera regione e tutta la comunità avrà a disposizione un calendario degli eventi sempre aggiornato.

Grazie al contest opendata del Comune di Matera e alla proposta progettuale di Ego55 è possibile consultare il calendario eventi condivisi su www.materaevents.it

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Il 21 giugno è la Festa europea della Musica e la Basilicata risplende di note e nuove suggestioni creative.
A Matera, Potenza e negli altri Comuni - Tito, Campomaggiore, Tricarico, Pisticci, Rionero - che hanno aderito al progetto Basilicata Fiorita, le aree che i cittadini fanno fiorire si popolano di performance musicali.

Il primo momento è previsto alle ore 19:00, a Matera con performance musicali nelle diverse aree fiorite della città e nei Comuni lucani, sempre alla stessa ora, per lanciare il concorso Basilicata Fiorita: Rionero - Piazza "G. Fortunato"; Tito - Via Roma per l'intrattenimento musicale con chitarra, percussioni e voce a cura di Antonio Bruno; Campomaggiore - Piazza Zanardelli con il concerto di chitarra classica degli allievi del liceo musicale di Potenza.

A Matera, alle ore 21:00 in Via Fosse Ardeatine a Rione Pini, ci sarà il gran concerto finale con tutti i gruppi che hanno partecipato alla giornata della festa.

Ecco di seguito le aree di Matera interessate dalle performance musicali

ore 19:00
01. Area Fiorita, Via Bruno, Quartiere S. Pardo. L'Associazione Fadiesis presenta il Duo Fisarmonica e Violino

02. Area Fiorita, Via Manzoni, Quartiere Spine Bianche. L'Associazione Onyx Jazz Club presenta il Sax Trio

03. Area Fiorita, Via Terenzio, Quartiere Matera 2000. L'Associazione Lams presenta la Polifonica Rosa Ponselle.

04. Area Fiorita, Via Bramante, Quartiere Villa Longo. L'Associazione Corale Cantori Materani presenta i Cantori Materani.

05. Area Fiorita, Via Loperfido, Quartiere Serra Venerdì. L'Associazione Frequenze Mediterranee presenta Molla – Polistrumentista genere Rock n'roll/Dream pop

06. Area Fiorita. Viale Europa, Quartiere Serra Venerdì. L'Associazione Onyx Jazz Club presenta il Duo Fisarmonica e Viola.

ore 20:30
07. Ex ospedale di S. Rocco. Coro Polifonica Materana Pierluigi da Palestrina.

L'iniziativa è organizzata con la collaborazione delle associazioni musicali lucane: Associazione ARTErìa, Associazione Corale Cantori Materani, Associazione Fadiesis, il FAI Basilicata, Associazione Frequenze Mediterranee, Associazione  Lams, Associazione Onyx Jazz Club, Polifonica materana Pierlugi da Palestrina, Associazione Ragnatela Folk.

pdf 16x16 Locandina Festa europea della Musica 2015

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A Matera, il 2 luglio, una delle più antiche e appassionanti feste di devozione mariana in Italia.

Di seguito, le tappe principali del nostro "giorno più lungo".

ore 6:15
Processione “dei Pastori”
partenza da Via San Francesco


ore 9:00
Vestizione del Generale dei Cavalieri
Palazzo Lanfranchi – Via Ridola

ore 12:30
Trasferimento della Sacra Immagine di Maria SS. Della Bruna dalla Chiesa di San Francesco d'Assisi alla Chiesa di Maria SS. Annunziata (Rione Piccianello)

ore 20:00
Solenne processione di Maria SS. Della Bruna sul Carro Trionfale dal Rione Piccianello a Piazza San Francesco d'Assisi per il rituale dei “Tre giri del Carro”

ore 22:30
Consegna del Carro Trionfale al popolo per il rituale “STRAZZO” in Piazza Vittorio Veneto.

Ore 24:00
Spettacolo Pirotecnico
Murgia Timone

Il programma completo e tutti gli ultimi aggiornamenti sono disponibili sul sito ufficiale della festa: www.festadellabruna.it

Dalle ore 5.00 del 2 Luglio potete seguire tutte le fasi della festa in diretta multicanale su Sky (519), Digitale Terrestre Basilicata (11, 111, 602), Puglia (171 e 638) e diretta streaming sui siti Trmtv.it e Trmart.it
Condividete il racconto della festa attraverso i social network utilizzando l'hashtag #FestadellaBruna2015

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Intelligenza collettiva e piattaforme digitali per la sostenibilità e l’innovazione sociale: è stato questo il tema dell'evento internazionale svoltosi il 7 e 8 Luglio a Bruxelles, organizzato nel quadro del progetto europeo CAPS. Era presente anche Matera 2019, con una testimonianza sull’approccio collettivo della candidatura a Capitale europea della Cultura nel 2019.

Ci sono tanti modi per raccontare la storia della candidatura e le ragioni dell’esito positivo: in questo caso, è stato privilegiato il racconto di come il contributo dei cittadini è stato ispirato anche dall’utilizzo di strumenti online che hanno creato comunità digitali temporanee per influenzare e talvolta anche cambiare il modo di fare partecipazione offline. Al centro della narrazione, i tre hashtag che hanno fatto la storia della dimensione digitale della candidatura: #portaMateranel2019, #the7hours, #InCamminoPerMatera2019. Attorno a questi hashtag, in tre momenti cruciali del processo di selezione, si sono aggregate comunità che hanno generato conversazioni e contenuti fondamentali per dimostrare la proposta di Matera 2019 andava ben oltre gli interessi locali pur partendo dalle caratteristiche peculiari del territorio.

Ma gli hashtag da soli non bastano: hanno funzionato perché a monte si era formato un nucleo duro di persone che hanno sperimentato, alimentato e monitorato il processo online: il webteam e la community Matera 2019 sono stati presentati come motore di questo processo. I Twitterstorm, le piattaforme digitali e le diverse campagne organizzate sfruttando la cassa di risonanza dei social media hanno funzionato ottenendo dei risultati concreti: trending topic per oltre cinque ore durante la prima audizione, un libro di oltre 7000 tweet e 700 foto su Instagram generato durante le sette ore della visita della giuria, oltre 700 persone da 17 paesi diversi che hanno camminato per dare il benvenuto alla giuria.

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Perché?

1.        C’era un obiettivo comune e condiviso.

2.      La differenza tra il dire e il fare, è il fare

3.      Non per tutti, ma per chiunque. Non tutti usano gli strumenti digitali. Ma appunto, l’obiettivo non è di coinvolgere tutti. Ma di disegnare diverse porte di accesso alla partecipazione, tra cui anche il digitale. A disposizione di chiunque fosse interessato ad imparare o insegnare. Divertendosi.

4.      Il digitale è tangibile. E dovrebbe esserlo. Se non lo è, diventa possibile farlo. Come è stato fatto con FOMO, per esempio

5.      Rompere le barriere. Generazionali, geografiche. Diventa possibile contribuire a una causa anche se non si è presenti fisicamente.

“Non abbiamo inventato niente di nuovo. Abbiamo solo fatto le stesse cose, in maniera diversa. E replicabile? Se tutto questo processo sia replicabile o meno, sta ad altri dirlo”. Sicuramente è adattabile e dai tentativi altrui impareremo tutti qualcosa.

La storia del webteam e della community online è stata raccontata da Ilaria d’Auria (voce narrante sul palco), Giovanni Calia (coordinatore digitale in panchina) e tutto il webteam che online commentava e rilanciava facendo da cassa di risonanza all’evento.

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L'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi. Matera 2019 è protagonista del rapporto Io sono Cultura (Fondazione Symbola - UnionCamere).
Il quinto rapporto sulle industrie culturali e creative anche quest'anno, infatti, evidenzia il peso della cultura nella nostra economia.

Di seguito riportiamo il testo integrale presente nel rapporto, scritto da Rossella Tarantino, Manager Sviluppo e Relazioni internazionali della Fondazione Matera-Basilicata 2019.


A Matera il futuro è open

A differenza dei vari percorsi che negli ultimi 50 anni hanno ribaltato in positivo l’immagine e la traiettoria di Matera, la peculiarità della sfida lanciata dal percorso di candidatura che ha portato Matera ad essere nominata Capitale Europea della Cultura per il 2019 sta nell’essere stata condotta anche con i cittadini di Matera e della Basilicata. Numerose ed efficaci le azioni messe in campo per mobilitare l’intelligenza collettiva di un numero crescente di cittadini, a fronte di un iniziale scetticismo e sfiducia nelle proprie capacità di azione. Lavoro possibile grazie ad un gioco di squadra che ha abilitato le risorse locali (imprese, istituzioni pubbliche, burocrazia, cittadini, istituzioni ed associazioni culturali, media) e valorizzato al meglio il loro apporto. Ponendo l’enfasi sulla dimensione collettiva e sociale della cultura e sul ruolo che i cittadini possono svolgere partecipando, attraverso di essa, al cambiamento e alla cura delle città, Matera prefigura un modello di cultura aperta, accessibile a tutti, grazie anche alle licenze aperte e a nuovi processi di apprendimento.

17 ottobre 2014, h.17.00. L’ora in cui nella prestigiosa Sala del Consiglio del Dicastero della Cultura sarà dato l’annuncio della città italiana che nel 2019 sarà la Capitale Europea della Cultura.
La delegazione dei 6 sindaci delle città finaliste (Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari, Lecce e Matera) siede in prima fila di fronte al Presidente della Giuria Selezionatrice, i delegati della Commissione Europea ed il Ministro Franceschini, attorniata da un nugolo di telecamere e giornalisti. Nello stesso momento, a Matera, in piazza San Giovanni si svolge il Comunque vada party, organizzato dalla rete delle associazioni culturali lucane e dalle imprese che hanno sostenuto la candidatura. I cittadini gremiscono la piazza e le strade prospicienti e attendono il verdetto. Lo stesso accade a Potenza nel Teatro Don Bosco.

All’annuncio del Ministro Franceschini che legge il nome di Matera sul tablet di Steve Green – presidente della Giuria- i salti di gioia a Roma vanno all’unisono con le grida e gli abbracci della festa di Matera e Potenza. Una festa dal titolo così sfidante “comunque vada party” e l’immagine della piazza di Matera e del teatro di Potenza così stipata di gente dà la contezza di quanto la candidatura di Matera sia stata vissuta e sostenuta dai cittadini e di come sia stata un motivo di coesione della comunità lucana.

Come è riuscita Matera a superare un lungo percorso di selezione che si è configurato come uno dei più competitivi della storia delle capitali europee della cultura, sia per il numero di città partecipanti (21) che per la qualità della progettazione culturale ed urbana prodotta dalle concorrenti?
Si è trattato di un lungo percorso, intrapreso nel 2009 da un gruppo di cittadini che propone la candidatura di Matera e svolge azioni di sensibilizzazione rispetto ad un obiettivo che ai più appariva molto distante nel tempo.

La sfida viene colta a livello istituzionale dalla Regione Basilicata e dal Comune di Matera che decidono di coinvolgere le altre principali istituzioni regionali compresa l’Università di Basilicata, dando luogo ad un comitato di scopo dedicato alla preparazione della candidatura. Si forma così una piccola squadra ed un Comitato Scientifico che combina expertise europee e locali, per dar vita ad un progetto in grado di produrre effetti durevoli nel tempo e portare linfa vitale alla fortissima identità locale, con una nuova forma di sentire europeo internazionale. Il team, combinato ad una forte leadership istituzionale, riesce a mettere insieme le risorse territoriali, facendo sì che tutti possano dare il meglio di sé stessi.

“La giuria è stata colpita per come un’iniziativa partita dal basso sia diventata un aspetto centrale assunto formalmente nella pianificazione cittadina e regionale”*.
Tuttavia, il coinvolgimento dei cittadini non è stato semplice per una serie di ragioni: scarsa consapevolezza del valore della città e dei cittadini, crisi di immagine ed identità Europa, identità lucana debole, scetticismo sulla trasparenza del processo e sfiducia nelle proprie capacità di azione. Si decide così di cominciare con il lancio del Manifesto della community di Matera 2019: MATERA SIAMO NOI.

Il Manifesto esplicita l’approccio culturale di Matera 2019 e pone l’enfasi sulla dimensione collettiva e sociale della cultura e sul ruolo che i cittadini possono svolgere partecipando attraverso di essa al cambiamento e alla cura delle città. “Una città non è le sue strade, i suoi palazzi (…), nemmeno quando (…) è patrimonio culturale dell’umanità. Una città è tutte queste cose, più il sapere locale che consente di mantenere, adattare, evolvere, migliorare la sua infrastruttura. Di questi due elementi, quello fondante è il sapere locale. (…) La città – qualunque città – è software.” Evidenzia anche come l’apertura ed il confronto non sempre facile con l’Europa possa essere un’occasione di rigenerazione per accompagnare Matera nell’ennesima trasformazione in diecimila anni di presenza umana ininterrotta. “È venuto il momento di aggiornare il software che è Matera – cioè di crescere in quanto cittadini di Matera e del mondo. Di guardare oltre la Gravina, per vedere con occhi nuovi l’Europa, il Mediterraneo, il pianeta. Imparare tutto quello che possiamo; condividere il meglio che abbiamo. Ripensarci, senza soggezioni e senza preconcetti, ma anche senza perdere di vista la nostra identità. Se Matera siamo noi, siamo noi che dobbiamo condurre questo percorso; siamo noi che dobbiamo uscirne rigenerati”.

Il Manifesto apre una piattaforma web in cui si invitano tutti i cittadini a “portare insieme Matera nel 2019”, lanciando idee e progetti collaborativi, purché vi sia un impegno anche a realizzarli (“chi propone, fa”). I risultati di questa piattaforma collaborativa sono rilevanti: si iscrivono circa 500 cittadini ,si lanciano 250 missioni, molte delle quali danno luogo a progetti di cultura civica. Tale impegno ribalta una serie di luoghi comuni: “spetta sempre al comune o al governo fare”; “ho una bella idea, ma nessuno me la fa realizzare”; e soprattutto dà prova di progetti che non sono magnifiche idee solipsistiche, ma frutto di collaborazioni incrociate fra tante energie anche disperse geograficamente e spesso anche tra privati ed istituzioni. I due progetti esemplari a tale titolo sono: il Coderdojo che ha portato 1000 bambini delle scuole di Matera ad apprendere a programmare i giochi e non a utilizzarli in modo supino o quello dei Camminanti che a piedi da 8 luoghi della Basilicata hanno raggiunto Matera il giorno della visita della Commissione, coinvolgendo circa 1000 persone.

Contestualmente, sono state realizzate delle iniziative in loco volte a ampliare e diversificare la platea di cittadini dando loro la possibilità di “abitare la cultura”, spesso insieme ad artisti o hackers italiani ed europei. In tal modo, gli abitanti lucani hanno scoperto che la cultura non è ornamento o appannaggio di pochi, ma è un processo che si costruisce tutti i giorni insieme. Come hanno fatto i cittadini che hanno portato in scena il Vangelo secondo Matteo insieme a Virgilio Sieni, ridiscutendo addirittura la loro età, la loro corporeità, la loro relazione con l’altro e con il sé. Come hanno fatto i 5000 materani che hanno partecipato ai laboratori di quartiere insieme ai ragazzi del liceo artistico per dipingere altrettante bandiere reinterpretando il logo di Matera e lanciando la loro idea di Europa. Come hanno fatto gli abitanti di Matera coinvolti nella presentazione drammatizzata del dossier di candidatura da parte di Cresco (Passaggio 2019), sottoponendosi all’esame clinico di cittadinanza culturale fatto da giovani attori in camice di medico che non li interrogavano su Dante ma sul loro tasso di socialità e tolleranza. O interagendo con i braccianti extracomunitari che raccolgono i pomodori a Lavello, facendo incontrare passato (vita contadina dei braccianti lucani emigrati e non) e presente, perché la cultura ha a che fare con i diritti della persona. O come hanno fatto i materani delle periferie che su iniziativa della Sovrintendenza ai Beni Artistici hanno accolto per un giorno nel loro salotto buono restauratori che eseguivano il loro lavoro meticoloso su tele seicentesche mostrandolo a vicini e parenti che giungevano curiosi.

“La giuria ha apprezzato il lavoro con le istituzioni e le associazioni culturali esistenti tradizionali, e soprattutto la maniera in cui queste hanno già iniziato a modificare le loro pratiche. Questo approccio potrà avere un’ampia diffusione a livello europeo” .

Si è già detto del ruolo delle tecnologie digitali come fattore abilitante la partecipazione e la cittadinanza culturale, un approccio innovativo nella produzione e fruizione culturale, l’ampia visibilità di Matera 2019 sui social media. A tal proposito, va citata l’esperienza del gruppo di volontari del web che, guidati da alcuni esperti della comunicazione social, hanno portato Matera 2019 ad essere trending topic in più occasioni. Esperienza che è stata emulata da altre città finaliste e che si è tradotta anche in nuove opportunità professionali a livello anche nazionale per i volontari stessi. “La giuria ha apprezzato la grande attenzione dedicata alla tecnologia digitale che nel 2019 sarà ancor più rilevante in ambito culturale e sociale di quanto non lo sia adesso. Tutto ciò costituisce per una ECOC un approccio lungimirante ed innovativo”.

Importante anche la media partnership con il network televisivo TRM che ha consentito di arrivare a tutti i cittadini lucani vicini e lontani (elevati i numeri della diaspora lucana) e che ha anche favorito la partecipazione di tutta la Basilicata alla candidatura. Ma anche di mettere a punto un’esperienza pilota di racconto su scala europea della candidatura di Matera e di quanto avviene nelle Capitali della cultura presenti.

Fondamentale infine il ruolo della radio, che attraverso Materadio, il Festival di Radio Tre, è stato strumento non solo di diffusione ma soprattutto di cocreazione e di coproduzione di contenuti con altre città e radio europee.
Il progetto Matera 2019 considerato “visionario e innovativo” doveva essere fondato su atti amministrativi concreti che dessero prova dell’affidabilità del processo istituzionale messo in piedi. All’esigenza di mostrare alla Commissione la fattibilità del progetto Matera 2019, si aggiungeva l’esigenza di mostrare a noi stessi e alla città che il percorso di candidatura – qualunque fosse stato il risultato- avrebbe comunque “lasciato qualcosa”, in quanto aveva messo in moto un processo di cambiamento, progettualità e accreditamento internazionale oramai irreversibile. Pertanto, durante la fase della candidatura, è stato avviato un lavoro congiunto con le principali istituzioni sostenitrici – Regione e Comune di Matera- volto a dar luogo alla Fondazione Matera-Basilicata 2019 e allo schema di Accordo di Programma che stanziava 31 milioni di euro. Da far entrare in funzione anche se si non fosse vinto. L’obiettivo non era solo allocare una dotazione finanziaria, ma coniugare il programma di Matera 2019 con la strategia urbana e regionale, affinché si rendesse esplicito il suo valore aggiunto alle politiche ordinarie di innovazione e inclusione sociale, turismo, rigenerazione urbana e rurale, ecc.

“Si tratta di uno dei più limpidi esempi, in anni recenti, di programma di città candidata pensato come parte di un piano strategico e non come semplice candidatura per una competizione”.
In tale lavoro, in termini infrastrutturali, si è scelto di potenziare l’accessibilità e di realizzare opere esemplari dal punto di vista del processo e delle soluzioni progettuali, a bassa definizione architettonica, attente ai nuovi modelli di produzione, fruizione e partecipazione e diffuse anche nelle periferie urbane e regionali. Avendo come obiettivo un turismo sostenibile ed empatico, basato sull’incremento dei giorni di permanenza e sulla costruzione di relazioni durevoli tra abitanti permanenti e abitanti temporanei (appunto i turisti).

L’eredità che il progetto Matera 2019 ha inteso lasciare è data anche dalla crescita del capitale umano e sociale, affinché le ambizioni culturali espresse dal programma Matera 2019 vadano di pari passo con le capacità locali di realizzarle. Ecco perché il programma Matera 2019 è un processo cadenzato in 3 bienni, dedicati alla costruzione di competenze e messa in rete europea (Build up), alla coproduzioni europee e alla loro messa in scena ed infine alla riproduzione e distribuzione di quanto realizzato (punto dolente della filiera creativa locale).

Si prevede un poderoso programma di build up che mira a creare (qui ed ora) una squadra di manager culturali, un team di ambasciatori digitali, nuove competenze nel coinvolgimento dei pubblici nelle produzioni culturali e un programma per la “burocrazia creativa”, per trovare modelli e pratiche amministrative atte ad incoraggiare e promuovere la libertà creativa.

Gli abitanti di Matera e della Basilicata, in quasi cinque anni di candidatura, hanno imparato che la sfida per diventare capitale li può migliorare ogni giorno, li induce a mettersi in gioco, a ridiscutere ogni forma di sapere e di azione. Open future: questo è lo slogan lanciato da Matera 2019 che prefigura un modello di cultura aperta, accessibile a tutti, grazie anche alle licenze aperte e nuovi processi di apprendimento. Dunque, un futuro aperto in cui la produzione culturale non è concentrata in poche grandi città o istituzioni culturali ma in cui anche nelle piccole e medie città un sempre maggior numero di persone può generare cultura. Ed uno dei progetti di Matera che più interpreta il concept di Open Future è dato dal progetto Idea, che propone il progetto di istituto demoantropologico non come mera collezione permanente bensì come archivio degli archivi delle memorie, da rendere accessibili in formato digitale perché diventino nutrimento per l’arte.

Proprio perché come ha detto Luca Dal Pozzolo, il patrimonio e la memoria non sono qualcosa da commemorare e musealizzare, ma materia da allestire di nuovo sguardo e senso: dei cantieri che possono essere valorizzati e scoperti con il tempo di oggi e con gli sguardi multipli delle nuove cittadinanze europee e del mondo.

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Cultura, identità e innovazione: la sfida per il futuro.
In occasione della presentazione dell' 11° rapporto annuale di Federculture che si svolgerà mercoledì 08 luglio alle ore 10:30 a Roma presso il Conservatorio di Santa Cecilia, pubblichiamo in anteprima il testo, contenuto all'interno del rapporto, scritto dal direttore di Matera 2019 Paolo Verri e l'ex sindaco di Matera Salvatore Adduce.
Il progetto di Matera 2019 come esperimento per nuovi modelli di crescita sociale fondata sulla cultura.
Alla presentazione a Roma saranno presenti il sindaco di Matera Raffaello Giulio De Ruggieri, il direttore e il manager sviluppo e relazioni della Fondazione Matera-Basilicata2019.it, Paolo Verri e Rossella Tarantino.

"La cultura è la trama del progresso. Gran parte dei problemi che abbiamo davanti, gli squilibri economici, sociali e ambientali nonché i comportamenti di intolleranza e di violenza, si alimentano dell’ignoranza e della paura.
Per questo solo uno sviluppo basato sull’educazione, sulla diffusione delle conoscenze, su una spinta all’innovazione, potrà dare risposte alle aspettative e alle speranze. Occorre, dunque, ampliare lo sguardo che relega la cultura a fenomeni di mero consumo e intrattenimento, che affossa il significato dell’arte e della storia a una concezione monumentalistica del patrimonio culturale, lontana dalla vita delle persone.
Non solo per affrancare il futuro delle prossime generazioni dall’incertezza, dalla disoccupazione, dallo sfilacciamento del tessuto della società civile, ma soprattutto per ricostruire un nuovo disegno di sviluppo che valorizzi il capitale culturale e realizzi una vera democrazia delle opportunità"

Open Future - Al servizio dell'Italia, al servizio dell'Europa.

pdf 16x16 Open Future per Federculture - 11° rapporto annuale 2015

1. Senza radici, nessun futuro

Alla notizia della nomina di Matera capitale europea della cultura avvenuta il 17 ottobre 2014 molte delle prime reazioni sono state eccezionali e convenzionali insieme.
Eccezionali in numero e per la visibilità che la città ha avuto; convenzionali perché in primis hanno ripreso la storia degli ultimi settant’anni, dallo svuotamento dei Sassi alla nomina a patrimonio mondiale UNESCO avvenuta or sono vent’anni, alla prima notorietà derivata alla città dalla scelta di Mel Gibson di girare il suo Passion in una Gerusalemme genuina a assolata, su di un Golgota che si appaia alla Murgia e la rende immediatamente appetibile per il turismo americano.
Ma la storia di Matera è ben più lunga e mai il suo percorso di candidatura si è fermato all’oleografia, nemmeno a quella straordinariamente ordinaria di personaggi come Olivetti e Pasolini, che da visioni del mondo diverse, ma insieme utopiche e concrete, convergono verso i Rioni e la campagna circostante per cercare e trovare risposte alla loro istanza di contemporaneità.
Fin dai viaggiatori arabi che nel XIII e XIV secolo facevano tappa nella zona apprezzando la “magia di un territorio che facevano specchiare in terra le stelle celesti”, Matera dimostra una vivacità che perdura nei secoli e che fino alla metà del Settecento l’apparenta alla terre d’Otranto. Il modo di vivere e di abitare la città si fa notare sempre per la sua assoluta originalità, legata alle difficoltà di raccolta d’acqua e di aridità del terreno, che costringe gli abitanti a massacranti percorsi dall’abitato alla campagna.
La società che ne nasce è una società che per secoli separa l’aristocrazia dai poveri, che tuttavia assumono un atteggiamento di straordinaria serietà ed eticità; non hanno voglia né tempo di lamentarsi, ma preferiscono rimboccarsi le maniche e migliorare l’ambiente che li circonda.
Questo approccio alla vita è la base della candidatura di Matera per il 2019; mai pensare al mondo come se qualcuno ti dovesse qualcosa, ma piuttosto vivere l’esistenza come occasione di servizio e di condivisione.
La struttura stessa della famiglia, della casa, gli spazi aperti del vicinato, l’abitudine al riutilizzo dei beni individuali che possono diventare collettivi (come nel caso della “crapiata”, la minestra estiva fatta con i resti del raccolto e distribuita a tutti i membri della collettività senza distinzione), per arrivare all’impianto urbanistico e architettonico della città, costruito senza capolavori frutto di singole eccezioni ma di uno sforzo universale, sono gli elementi di base di un modello sociale che parte da una cultura urbana originale, unica in Italia e simile in parte ad altre comunità del Mediterraneo del sud, come in Turchia o in Tunisia.
Un altro elemento di base, oltre a quello legato agli spazi, è quello legato ai tempi: il tempo a Matera è il tempo dell’eternità, della prospettiva lunga, della lentezza che diventa opportunità, se non si trasforma in malcostume amministrativo. E’ il tempo della natura che sfida il tempo dell’uomo; due temporalità che si confrontano a specchio mettendo  in gioco i propri limiti, facendone pietra di paragone.

2. Parole chiave da condividere, parola chiave? Condividere!

Senza radici, nessun futuro; ma anche nessuna elegia del passato, anzi. Per il progetto Matera 2019 abbiamo preso come punti di partenza una serie di parole chiave pronunciate nel corso del 2011 da una serie di personaggi significativi sia in sede locale che in ambito nazionale e internazionale.
Alcuni esempi? Le ricerche di Pietro Laureano sul ruolo dell’acqua e la ricerca della sostenibilità dialogano  con il concetto del Premio Nobel Woodrow Clark che ci istiga a fare di più e meglio con meno; la ricerca di nuovi modelli dell’abitare si legano al dialogo tra le grotte e le stelle e la ricerca costante dei percorsi del rupestre cara all’Associazione La Scaletta; le indagini su familismo e riscatto vengono sottolineate da un esperto di cultural studies come Franco Bianchini che ci incita a far emergere i problemi del passato e del presente, piuttosto che incensare le bellezze, se si vuol essere di interesse per la commissione di esperti che dovranno giudicarci.
E’ soprattutto una forte dichiarazione di Mario  Draghi fatta nel suo ultimo discorso come Governatore della Banca d’Italia, prima di approdare alla Banca Centrale Europea, quella che segna il primo anno di lavoro alla candidatura. Draghi parla di Matera come “sud che funziona” e questa semplice citazione riempie di orgoglio e di voglia di fare. I giovani che nel 2009 per primi hanno costituito l’Associazione Matera 2019 portando all’attenzione delle istituzioni la possibilità per Matera di muovere un altro significativo passo avanti nella propria storia avevano intravisto nella dimensione europea della candidatura un elemento necessario per la crescita socio economica del territorio; ma a questo elemento va sommata la dimensione partecipativa che fa buon uso di alcune altre esperienze in corso in Basilicata.
Il riferimento va principalmente al progetto “Visioni Urbane”, nato in seno alla Regione Basilicata con l’intento di far rivivere alcuni spazi costruiti ancora con i fondi per la ricostruzione di Campania e Basilicata dopo il terremoto del 1980. Con il progetto “Visioni Urbane”, come in Puglia grazie al progetto “Bollenti Spiriti” (e con le dovute differenze) si attiva un percorso in cui invece di fare dei bandi per attribuire degli spazi (o meglio, prima di fare bandi per attribuire gli spazi) si attiva la scena creativa dell’intera regione per verificare quale possa essere la progettualità collettiva del territorio e si avvia un percorso di crescita e di relazione pubblico privato basato su una collaborazione competitiva, dove il singolo attore socio culturale si adopera per uno scopo condiviso, senza tuttavia operare in uno stretto consociativismo.
Questo clima presente alla fine del primo decennio del nuovo secolo tende, a partire da Puglia e Basilicata, a combattere una doppia identità negativa ben presente in tutta Italia e particolarmente a sud: quella della frammentazione dei soggetti e quella della dipendenza assoluta dalle risorse pubbliche come unica possibilità di sostegno alle attività culturali.
Un clima aperto, dove le strategie e i risultati sono collettivi e non prevedono contrapposizione fra amministrazioni locali, nazionali, europee e operatori privati, ma un tentativo di percorrere nuove strade comuni, dove protagonista è il cittadino e la cultura invece di essere un prodotto di élites calato dall’alto al basso (quali che siano le élites, anche le più democratiche) è invece frutto di scambio di idee e opinioni con gli abitanti dei luoghi.
Se si va sul sito www.matera-basilicata2019.it si ritrovano questi passaggi, ma soprattutto si può scaricare un power point del 2012 in cui tutte queste istanze erano già molto ben dettagliate, e i punti di forza del lavoro comune venivano paragonati ai punti di debolezza innegabili. I più dei quali erano, come spesso succede, percettivi anziché oggettivi.

3. Partire dai punti di debolezza: una grande opportunità per fare squadra

Sono i pericoli che generano il più delle volte una governance positiva sui territori: il pericolo di decrescita economica e demografica che ti fa ritenere una città che muore (Torino, Detroit), il pericolo di essere percepiti lontani e ignorati da tutti (la Basilicata in Italia, la Frisia in Olanda, perfino la Vallonia in parte in Belgio, per non parlare di vaste porzioni di territorio di regioni  scandinave e asiatiche, mediorientali, africane), il pericolo di perdere una sfida che potrebbe sembrare già vinta (Milano con l’Expo, Londra con le Olimpiadi).
Matera è arrivata alla candidatura certo con alcuni fondamenti di apprezzamento da parte di piccoli gruppi di esperti e di appassionati, ma soprattutto con alcuni gap evidenti, in primis quello infrastrutturale. La decisione presa fin da subito è stata quella di non piangersi addosso, ma anche di studiare bene gli altri contendenti, e di rendere conto della vera realtà.
Come Matera alla competizione  per il 2019 si sono candidate altre 20 città in Italia, per un totale di 21 contendenti, cifra record da quando per diventare Capitale Europea della Cultura si deve passare attraverso un bando nazionale. Tale bando è composto di due fasi, una prima che prevede la stesura di un dossier un poco più breve di quello finale, e diversamente da quello più teorico e meno esemplificativo del programma finale, presentato poi in una esposizione pubblica della durata di un’ora; una seconda in cui al dossier più lungo e a un orale conclusivo di un’ora e mezza si aggiunge anche la visita di un numero variabile di commissari (tredici in totale) che stanno una giornata intera (ma si potrebbe anche dire “una giornata soltanto”!!) nelle città candidate che sono entrate nella short list.
Le sei finaliste sono state, da nord a sud, Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari, Matera e Lecce; nessuna di queste, tranne Cagliari – peraltro ovviamente capitale da sempre dell’Europa insulare – possiede un suo aeroporto, Lecce è forse quella meglio collegata grazie all’aeroporto di Brindisi, mentre le altre quattro stanno da tempo accantonando risorse e speranze per migliorare la propria connettività. Matera – grazie ad uno studio fatto ad hoc da CityO – risulta meglio posizionate di Perugia e di Siena, e a pari merito con Ravenna, che ha il treno da Bologna comodo ma tuttavia l’aeroporto non proprio servitissimo.
Ma anche se la distanza da coprire per arrivarci non è affatto proibitiva ed anzi in linea con molti dei più normali viaggi che si fanno in tutto il mondo per visitare città simili o anche più grandi di Matera, da sempre quella della connettività fisica, su rotaia, è una richiesta assoluta degli abitanti del luogo – sarà utile qui ribadire che entro il 2017 le Ferrovie Appulo Lucane collegheranno Bari Centrale (dove si spera entro il 2020 possa arrivare l’alta velocità Milano Roma via Napoli) a Matera via Altamura (città fondamentale per il suo essere baricentro qualificato tra la Murgia barese e quella materana); anche se questa vivacità infrastrutturale è ribadita dai lavori in corso sulla superstrada Bari Palese – Matera che avrà quattro corsie sempre entro la prima metà del 2017; ebbene nonostante tutto questo la prima domanda in qualsiasi contesto si ponga il caso Matera è “come raggiungerla”.
Questa distanza mentale e morale non si può non ammettere sia stata grandissima fonte di ispirazione per la candidatura. Ma svolgendo il compito come un vero e proprio paradosso. E’ certo infatti per la sua distanza da una serie di centri di traffici più o meno leciti (dai porti del sud in particolare) che Matera risulta essere stabilmente, insieme a Bolzano (dati Istituto Tagliacarne) o la prima o la seconda città più sicura d’Italia. E’ inoltre importante ricordare che l’intera Basilicata è grande all’incirca il parco naturale statunitense di Yellowstone, patrimonio dell’umanità. Composto di 900 ettari, il parco naturale più antico al mondo (è stato fondato nel 1872, compirà a breve 150 anni) ha un tetto massimo di 3 milioni di visitatori l’anno; la Basilicata, che di ettari ne ha poco più di 1000, ha già oggi 1 milione e 800 mila visitatori l’anno, con un crescita costante negli ultimi tre anni di circa il 10% l’anno (oltre il 55% in tre anni la sola Matera, in virtù principalmente della candidatura). E’ naturale pensare non a una crescita infinita del turismo, ma a una nuova modalità di fruizione del paesaggio e della storia locale, ormai a tutti gli effetti entrati nell’olimpo delle destinazioni nazionali. Ma se preservare è stato involontariamente possibile, se costruire un’idea di “giardino segreto dell’Italia” è alla base delle proposte di ingaggio del pubblico interessato alla Basilicata come “bella scoperta” della nazione a tutt’oggi più desiderata al mondo (si  veda il Country Brand Index aggiornato al novembre 2014), tutto ciò è dovuto anche alla parziale impercorribilità infrastrutturale, che non è solo e soltanto un male, ma anche un metodo di implicita difesa dalla possibile “disneyzzazione” della città.
Per concludere la rassegna dei punti di debolezza individuati in fase di analisi della possibilità che per Matera fosse utile candidarsi (leggete bene la domanda: non abbiamo studiato se potevamo vincere, ma a che condizioni era utile pensare a Matera città candidata), oltre al tema infrastrutture materiali e infrastrutture immateriali (queste ben più preoccupanti nella loro debolezza, come sottolineeremo a breve), le altre caratteristiche negative della regione e della città erano e sono anch’esse abbastanza note: troppo presenza della cosa pubblica, troppo poco peso dell’impresa privata; una comunicazione mono direzionale vissuta solo come opportunità  e non anche come rischio; una città ancora non abbastanza universitaria e congressuale; difficolta’ / opportunita’ di far convergere su Matera tutte le energie regionali (con conseguente domanda di come lavorare al meglio non solo con Potenza ma anche con Melfi, Maratea, Pollino, Pisticci, Rionero). Infine, tra gli ultimi giorni del 2011 e i primi del 2012, cercavamo di capire anche se le lobby nazionali sarebbero state in grado di aiutare in maniera trasparente il percorso di candidatura.
Tutto questo, come?

4. Un dossier è un dossier è un dossier

Alle domande e ai problemi sollevati dai punti di debolezza potenziale della candidatura, che si scelse di intraprendere accogliendo la proposta dei giovani dell’Associazione Matera 2019 facendo nascere nel luglio del 2011 il Comitato Matera 2019, costituito da Comune e Provincia di Matera, Regione Basilicata, comune e Provincia di Potenza, Università della Basilicata e Camera di Commercio, si cercò di dare una risposta molto poetica. Non in senso naif, ma in senso linguistico: la candidatura doveva, come poco sopra accennato, valere di per se stessa. Come nella poesia scritta cent’anni prima da Gertrude Stein, “Una rosa è una rosa è una rosa”, così lo statement che abbiamo cercato di applicare al percorso avviato nel 2011 dopo un anno di discussioni e di analisi, è che “un dossier è un dossier è un dossier”, ovvero che candidarsi aveva senso se produceva già una serie di strumenti e di linguaggi validi in sé, che non dovevano aspettare il giudizio della giuria, ma dare luogo ad una nuova retorica utile a prescindere.
Ripassiamo qui di seguito una serie di regole di ingaggio, le prime due basate sulle richieste fondamentali della commissione giudicatrice e riportate anche negli studi di Bob Palmer sul lavoro principale che le città candidate e quelle poi selezionate come capitali devono svolgere: innanzitutto si tratta di sviluppare un dimensione del lavoro e dello sviluppo della cultura che sia in grado di coinvolgere appieno la città e i cittadini che la abitano; e poi di mettere a valore assoluto la dimensione europea delle azioni previste, siano esse a partire dal territorio (chiamiamo per ora ancora provvisoriamente ma con grande attenzione questa azione “export culturale”) siano essere portate a carpire segreti e idee e risorse umane al resto d’Europa (chiamiamo questo senza troppa negatività da connotarsi sul termine “import culturale”).
In entrambi i casi, pur usando nomi e terminologie che si basano sull’abaco economico, in realtà si tratta di cominciare a spostare la ricerca di impatto da elementi strettamente utilitaristici alla ricerca di nuovi valori, la maggior parte dei quali sono la ripresa e la ri-attualizzazione di valori del passato che o abbiamo perso o che non abbiamo più voluto considerare come veramente basilari.
Questi valori vengono rimessi in gioco da quella che erroneamente la società occidentale definisce “crisi” e che ha come termine a quo il 2008. Senza quella crisi, in sé breve ma di grandissimo impatto soprattutto per grandi economie, quali quelle di USA, Russia e Cina, noi continueremmo a scambiare il nostro tempo con l’accumulo di risorse in solido, e di cercare di lavorare il più possibile per poi “comprare” tempo liberato.
Ma tramite una attenta progettazione, lavorando su innovazione, comunicazione, fund raising
e anche lobby trasparente e aperta, si può cominciare a far capire a tutti, a partire da noi stessi, che la favola economicista della cultura come settore economico integrativo o sostitutivo di altre attività “a pagamento” è assolutamente errata, anzi, incomprensibile.
Il turismo culturale, connesso a forme di produzione innovativa di contenuti digitali di forma artistica e / o scientifica, quello si è una forma di economia, ed anche in potente crescita. Ma metterla al centro della candidatura, fare dei Sassi un parco divertimenti, disabitato dai cittadini e abitato solo da turisti, non poteva essere il desiderio di una città dalla radici profonde come Matera. Ecco perché abbia scritto un primo dossier di candidatura molto “politico” dove insieme erano chiari gli obiettivi sociali e culturali, da dove potesse provenire in maniera condivisa  la linfa vitale con cui innaffiare la regione e non solo, e in cui sono fondamentali termini quali “abitante culturale” e “cittadino temporaneo” ovvero due categorie che rimescolano le carte e cercano di ridare coscienza attiva sia chi da sempre risiede nella città dei Sassi sia chi la visita per poche ore – cosa che vogliano che accada il meno possibile, affinchè il meno possibile l’esperienza di Matera, ovvero di qualsiasi altra città al mondo, si possa concludere nel solo effetto cartolina, sia esso giocato tramite foto al panorama o selfie individuale e/o di gruppo. Termini che non sono solo e soltanto “esornativi” ma che raccontano subito della voglia di giocare un ruolo attivo per il futuro di una città, quale che essa sia. Termini che mettono sulla quantità dei cittadini coinvolti un accento forte di responsabilità e di coraggio, e sulle spalle dei visitatori una voce che domanda loro non solo cosa vedano ma cosa ne pensano e cosa farebbero se fruissero o costruissero quel bene culturale collettivo a casa loro – ancora meglio cosa faranno per mantenerlo vivo nella loro memoria e nella loro azione tale una volta tornati nella loro vera casa.
Matera diventa così luogo di riflessione sull’azione culturale in sé, piattaforma di dialogo tra presente e futuro, piattaforma di scambio tra bene materiale e bene immateriale, luogo in cui (grazie anche alla relazione tra paesaggio naturale e paesaggio costruito) si cerca di forgiare politiche diffuse e condivise per dare vita a fenomeni intensi e partecipati di cocreazione e codistribuzione.  
La scrittura del dossier diventa una sceneggiatura partecipata dove si sperimenta prima di mettere in scena: accade con progetti come Museo per un giorno, in cui le opere della Pinacoteca Nazionale della Basilicata situate a Palazzo Lanfranchi grazie ad una forte e coraggiosa intuizione della direttrice del Museo, Marta Ragozzino, vengono trasferite dalle sale auliche in cui sono sì proprietà di tutti, ma non certo percepite così, nelle case di materani comuni che ne fanno richiesta e me ridiventano proprietari e narratori.
Egualmente, grazie al lavoro di Virgilio Sieni, in occasione dei cinquant’anni del Vangelo secondo Matteo girato da Pier Paolo Pasolini a Matera nel 1964, decine di cittadini diventano protagonisti di uno spettacolo intenso, insieme fisico e decisamente poetico, imparando a scomporre gesti ripetuti che da eccezionali diventano quotidiani e da quotidiani eterni.
Sono solo due esempi di un sistema di attività che ha anche un forte cotè on line oltre che on site: a fianco della discussione legata alla candidatura, la città sente il bisogno di alzare l’asticella, di usare l’occasione del 2019 non solo per fare squadra e sfidare in maniera leale e ancora una volta “cooperativa” le altre città italiane – con le quali non a caso a partire da un convegno tenutosi nel novembre del 2011 nasce il progetto Italia 2019 poi sostenuto dal Cidac e arrivato fino al Parlamento Italiano e ad un voto positivo in esso – ma di rimettere in gioca la totalità dei valori della cittadinanza.
Così, nasce il progetto di “community” che tramite un sistema aperto, non mediato da alcune soggetto interno al Comitato, ma dai partecipanti stessi, agisce come luogo di proposta di progetti utili a tutti che si fanno in occasione della candidatura per far capire le ambizioni e le capacità della cittadinanza attiva. Invece di essere uno sfogatoio dove tutto è negativo (quante volte abbiamo verificato anche con altre città capitali della cultura che i social network si possono ridurre solo a queso!) il sito dedicato alla candidatura viene per due anni utilizzato come una piazza virtuale dove in molti (oltre 200 persone, dato davvero significativo per una città delle dimensioni di Matera) attivano quelle che vengono definite “missioni” che il più delle volte vengono realizzate grazie alla collaborazione dei soggetti della community e senza bisogno di scomodare soggetto pubblici di sorte, se non per chiedere autorizzazione ad agire in spazi altrimenti inutilizzati.
E’, questo della community, insieme a auello del web team, uno dei progetti più copiati anche dalle altre città candidate, e questo essere open, disponibili a raccontare tutto quello che si fa in una logica di esempio e collaborazione e non di città più brava perché fa cose uniche che nessuno può copiare è uno degli elementi chiavi del percorso di Matera.
Ci sono questioni di metodo alla base: se si legge lo schematico documento programmatico del Comitato Matera 2019 datato primo semestre 2012, tra gli obiettivi  a breve a termine, vi sono le seguenti azioni: oltre alla priorità assoluta, quella ovvia di far entrare la città nella short list per il 2019, far considerare Matera luogo opinion leader; razionalizzare gli ingressi e i percorsi della città; far abitare di più i Sassi; connettere più i Sassi e gli altri quartieri; mantenere sempre alta l’attenzione per la città anche nelle piccole cose; concettualizzare diversamente tassa di soggiorno, che si sommano a obiettivi a medio periodo, quali far capire che avere la capitale nel 2019 al sud è  un vantaggio per tutto il paese, perchè consente di ribaltare molti pregiudizi, ma anche razionalizzare la progettazione del territorio, aumentare le relazioni pubblico / privato e le relative progettazioni, aumentare le relazioni con altre regioni d’Italia e d’Europa; aumentare la consapevolezza dei cittadini; consolidare l’immagine
della Basilicata progettando esperienze innovative memorabili; aumentare lo stock di offerta culturale e turistica (più cose da vedere, più notti da trascorrere).
La candidatura diventa un piano strategico integrato della città, che non casualmente si somma alle riunioni per il piano di gestione UNESCO dei Sassi e della Murgia patrimonio dell’umanità, ma anche alla discussione su come ridare lavoro e speranza ai giovani, impiegandoli non solo nel distretto del salotto, in palese crisi, ma immaginando nuove start up tecnologiche, nuovi servizi al cittadino (sia esso “permanente” o “temporaneo”!), nuovi modelli sociali che si leghino ad una tradizione novecentesca che ha visto Matera in prima fila nel dibattito musattiano sui temi della cura e dell’inserimento di chi soffre di patologie mentali, così come nell’azione per mettere in relazione forte la dimensione urbana e quella contadina della città (che, vale la pena di ricordarlo, a fronte di 63.000 abitanti è il 17° comune più esteso d’Italia), dando vita insieme alle associazioni di categoria alla cosiddetta “Carta di Matera” firmata nel 2010.

5. Creare una nuova idea di cultura, a sud, da sud

E’ solo guardando agli obiettivi nel lungo periodo che la candidatura di Matera, come se invece di visitare la città percorrendone le strade e i vicoli finalmente si arrivasse sulla Murgia e dal “Golgota” di pasoliniana memoria, prende ulteriore prospettiva.
Se l’ambizione dei cittadini e della politica, degli imprenditori turistici e dei commercianti, dei media locali e anche delle élite si può concentrare sul ruolo della città e sul suo riscatto, l’opportunità di fare di Matera una case history di sviluppo urbano sempre più forte ed esemplare di un sud che ce la fa con le proprie gambe, con trasparenza e rigore, facendo convergere su Matera intellettuali e operatori europei, nazionali e meridionali in particolare assume una dimensione di “vision” ben più vasta.
La possibilità è quella di immaginare una cultura nuova, diversa per valori e impatti, e che questa nasca non nei grandi centri urbani europei (Berlino, Londra, Milano, Parigi)  ma consentendo ai produttori di fare esperienza di amicizia e di progetto di vita in uno spazio urbano inusitato ed estremamente piacevole. E’ questa la svolta che deve indurre l’idea di passare da “turismo” ad “abitare temporaneo”: fare di Matera – e della Basilicata, e di un sud Italia integrato e competitivo, che tiene insieme non per caso ma per scelta istituzioni come, per fare due esempi immediatamente comprensibili, la Fondazione Notte della taranta e la Fondazione Giffoni Film Festival – un luogo dove si produce cultura, dove la si abita, dove si sperimenta, dove non si ha fretta o angoscia ma dove un pubblico competente e disponibile si confronta apertamente con gli artisti, i ricercatori, gli scienziati, e li stimola – ricambiato – a trovare soluzioni per il territorio che siano poi di esempio e di utilizzo per altre città.
Il desiderio, come descritto nelle prime pagine del secondo dossier di candidatura, quello in cui le istanze politiche hanno preso corpo e si sono trasformate in proposte progettuali e di programmazione culturale, è quello di confrontarsi con tutti gli abitanti d’Europa sul nostro futuro, cercare le domande più significative a livello sociale, economico, scientifico, filosofico, e trovare risposte per il prossimo secolo a partire dai bisogni di città di piccole e medie dimensioni – quelle dove vive a tutt’oggi il 70% della popolazione del Vecchio Continente.
Due sono i progetti fondamentali tratteggiati nel dossier: l’Open Design School e l’IDEA, Istituto Demo Etno Antropologico, entrambi basati nel Rione Sassi, il primo nel Sasso Barisano e il secondo nel Sasso Caveoso, il primo strumento per rendere più fruibile e in maniera più sostenibile tutta la città da parte dei suoi abitanti, il secondo luogo di memorie e di ripensamento dei valori della collettività a partire dagli archivi di ogni genere di tutta la regione. Un luogo in cui interagisocno ricercatori sociali, artisti e pubblico per capire da dove veniamo e dove andremo, quali bisogni avevamo e quali potremmo avere.
Questi due progetti costituiscono l’ossatura di un percorso pluriennale di lavoro e di senso: avere strumenti per migliorare quotidianamente il territorio, averne cura, e avere contenuti sempre da riaggiornare sui quali riflettere e costruire una tradizione contemporanea di storie e di saperi.

6. What next. Dopo il titolo che fare: nuove opportunità, nuovi ostacoli

Dopo aver chiuso felicemente un percorso di candidatura durato cinque anni che non solo ci ha visti prescelti dalla giuria ma soprattutto ci ha messo in rete con centinaia di realtà italiane e straniere, destando una curiosità fortissima nei media nazionali e internazionali, e praticamente vedendo già i  ritorni concreti in turismo tradizionale e comunicazione frontale a partire dal 18 ottobre 2014, ora abbiamo di fronte altri otto anni di un lavoro che sarà implementato in quattro biennalità, già descritte e budgettate nel dossier presentato alla commissione giudicatrice.
I primi due anni saranno dedicati a strutturare la Fondazione come strumento collettivo aperto a tutte le più interessanti realtà del sud (alcune a titolo esemplificativo le abbiamo già citate, ma molte ne cercheremo e aderiranno sulla base dei propri interessi e stimoli), ma soprattutto a fare formazione: formazione di produttori di contenuti, formazione di mediatori di pubblico, formazione di personale amministrativo negli enti locali e anche tra i privati in grado di capire e di velocizzare i percorsi legislativi e funzionali necessari alla realizzazione più efficiente ed efficace del percorso. Come discusso con Charles Landry nella prima fase di candidatura e con Chris Torch e Bob Palmer nella seconda, lavorare ad una “creative burocracy” è assolutamente la base di tutti i percorsi culturali a venire nei sistemi urbani complessi.
Le annualità 2017 e 2018 saranno dedicate a produrre tra soggetti del territorio e della macroregione sud (Basilicata + Puglia + Campania + Calabria) e 54 città partner. 27 europee (una per ogni paese UE), 23 italiane (una per regione più le precedenti tre capitali della cultura, ovvero Firenze 1986, Bologna 2000 e Genova 2004) e 4 extraeuropee (da selezionare una per continente sulla base di interessi e istanze comuni, di problemi e sfide da affrontare come il tema delle città ipogee e rupestri, delle comunità con forte emigrazione intellettuale, di luoghi dove forte è il confronto tra vita agricola e vita urbana). Si produrranno 54 settimane di contenuti (i temi e i titoli sono già parte del dossier, coordinato dal direttore artistico di Matera 2019, Joseph Grima) ma l’intento è quello di concertare non solo i contenuti ma anche i pubblici di tutto quanto si realizza, in modo che oltre a renderlo visibile a Matera, in Basilicata e in Italia si abbia già un network chiaro e preorganizzato dove poi tutto circoli tra il 2019 e il 2020 (biennio della distribuzione e della divulgazione).
L’ultimo biennio sarà dedicato al consolidamento del lavoro svolto, e alla sua eredità, come descritto anche a livello di bilancio. Troppo spesso le grandi manifestazioni culturali, sportive o commerciali si concentrano sull’evento e non sulle sue ricadute e sulla sua legacy. A Matera tenteremo di essere un piccolo grande esempio anche in tal senso, usando modelli italiani ma anche modelli europei di valutazione durante e non dopo aver svolto e / o raggiunto i compiti e gli obiettivi
Per questo è sempre stata importante un’azione amministrativa forte accanto alla progettualità del 2019, decisivo aver un bilancio in ordine per attivare nuovi investimenti ma anche lavorare sulla trasparenza e sul principio di delega.
Per fortuna più di tre quinti dei fondi necessari sono già stati allocati da parte della Regione Basilicata e dal Comune di Matera, e questi serviranno per attrarre ulteriori investimenti (il budget complessivo è di circa 50 milioni di euro).
Oggi la sfida è trasformare questo primo deposito di risorse, di sapere e di bellezza come argomento di lavoro / vita per tutti quelli che possono e vogliono diventare nostri partner di progetto. Una sfida enorme che si basa su un principio essenziale: la fiducia. E su una dote importante per chi lavoro a scavalco tra pubblico e privato: la responsabilità. Con un nemico princiapale da battere, l’invidia, male dei nostri tempi.
Ce la faremo?

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Webteam Matera 2019 in trasferta!
Ce lo ha spiegato bene Alberto Marchesani di Ravenna: siccome Matera ha vinto, abbiamo la responsabilità di diffondere le cose che hanno funzionato, fra cui il nostro modo di fare community. E ci stiamo provando.

Il 9 luglio scorso Ida Leone e Piero Paolicelli erano a Palermo: in quanto Digital Champions, hanno deciso di partecipare alla Digital Championship, un contest itinerante fra progetti che hanno a che fare col digitale, organizzato in collaborazione con Telecom. Hanno presentato “La rivoluzione silenziosa dei lucani”, ovvero il modo con il quale la community Matera 2019 ha contribuito alla vittoria finale, ed è andata oltre, scalando in community Italia 2019 e dando luogo ad una tale serie di progetti connessi che non riusciamo più a seguirli tutti. E soprattutto è stato presentato il “metodo webteam”, che ha il pregio di esser scalabile, e può funzionare ovunque ci sia un gruppo anche piccolo di persone di buona volontà.

E’ andata benissimo: il team lucano ha vinto, sbaragliando i concorrenti, e totalizzando (mai accaduto finora) 20 punti su 20, e i complimenti della giuria. Un premio simbolico, ma molto importante per certificare il lavoro svolto e ripartire con più slancio.

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