Matera 2019

Intelligenza collettiva e piattaforme digitali per la sostenibilità e l’innovazione sociale: è stato questo il tema dell'evento internazionale svoltosi il 7 e 8 Luglio a Bruxelles, organizzato nel quadro del progetto europeo CAPS. Era presente anche Matera 2019, con una testimonianza sull’approccio collettivo della candidatura a Capitale europea della Cultura nel 2019.

Ci sono tanti modi per raccontare la storia della candidatura e le ragioni dell’esito positivo: in questo caso, è stato privilegiato il racconto di come il contributo dei cittadini è stato ispirato anche dall’utilizzo di strumenti online che hanno creato comunità digitali temporanee per influenzare e talvolta anche cambiare il modo di fare partecipazione offline. Al centro della narrazione, i tre hashtag che hanno fatto la storia della dimensione digitale della candidatura: #portaMateranel2019, #the7hours, #InCamminoPerMatera2019. Attorno a questi hashtag, in tre momenti cruciali del processo di selezione, si sono aggregate comunità che hanno generato conversazioni e contenuti fondamentali per dimostrare la proposta di Matera 2019 andava ben oltre gli interessi locali pur partendo dalle caratteristiche peculiari del territorio.

Ma gli hashtag da soli non bastano: hanno funzionato perché a monte si era formato un nucleo duro di persone che hanno sperimentato, alimentato e monitorato il processo online: il webteam e la community Matera 2019 sono stati presentati come motore di questo processo. I Twitterstorm, le piattaforme digitali e le diverse campagne organizzate sfruttando la cassa di risonanza dei social media hanno funzionato ottenendo dei risultati concreti: trending topic per oltre cinque ore durante la prima audizione, un libro di oltre 7000 tweet e 700 foto su Instagram generato durante le sette ore della visita della giuria, oltre 700 persone da 17 paesi diversi che hanno camminato per dare il benvenuto alla giuria.

webteam ok2

Perché?

1.        C’era un obiettivo comune e condiviso.

2.      La differenza tra il dire e il fare, è il fare

3.      Non per tutti, ma per chiunque. Non tutti usano gli strumenti digitali. Ma appunto, l’obiettivo non è di coinvolgere tutti. Ma di disegnare diverse porte di accesso alla partecipazione, tra cui anche il digitale. A disposizione di chiunque fosse interessato ad imparare o insegnare. Divertendosi.

4.      Il digitale è tangibile. E dovrebbe esserlo. Se non lo è, diventa possibile farlo. Come è stato fatto con FOMO, per esempio

5.      Rompere le barriere. Generazionali, geografiche. Diventa possibile contribuire a una causa anche se non si è presenti fisicamente.

“Non abbiamo inventato niente di nuovo. Abbiamo solo fatto le stesse cose, in maniera diversa. E replicabile? Se tutto questo processo sia replicabile o meno, sta ad altri dirlo”. Sicuramente è adattabile e dai tentativi altrui impareremo tutti qualcosa.

La storia del webteam e della community online è stata raccontata da Ilaria d’Auria (voce narrante sul palco), Giovanni Calia (coordinatore digitale in panchina) e tutto il webteam che online commentava e rilanciava facendo da cassa di risonanza all’evento.