Matera 2019

Il mese di settembre è stato attraversato da una nuova filosofia legata al gesto. Grazie ai laboratori di Virgilio Sieni, realizzati per il progetto Thauma | Atlante del Gesto, decine di cittadini hanno potuto riscoprire, reinterpretare e dare nuova dignità a gesti antichi vissuti sino a ora come semplici complementi di un’azione, di un obiettivo altro. 

La rielaborazione, la lentezza e la riflessione hanno regalato a quanti si sono cimentati negli spazi di I-Dea o in quelli del Teatro Quaroni de La Martella (riaperto per l’occasione) la possibilità di ripensare il gesto e percepirne la natura più profonda, anche attraverso un’esplorazione del proprio io più intimo. 

È il caso, forse quello più forte emotivamente, dell’Agorà Madri-Figli. Un laboratorio che si è rivelato, nella performance finale, come una profonda sublimazione della gravidanza e del suo momento finale, il parto. Lasciando parlare i corpi e gli sguardi, sei coppie di madri e figli hanno esplorato la loro relazione, nei suoi aspetti più fisici, sensoriali, legati a quella memoria del corpo talvolta affogata nella quotidianità. Un modo per raccontarsi e raccontare un legame indissolubile che si realizza nell’accudimento, ma ha radici nella natura animale della procreazione. 

Con i laboratori “Danze di Frontiera” e “Officina Tattile”, i cittadini hanno svuotato il gesto della sua funzione per riflettere sulla sua natura. Gesti antichi, ripetuti per secoli e poi dimenticati, hanno ritrovato una dignità propria slegata dal lavoro dei campi. L’azione si percepisce così in modo indipendente, lasciando ai corpi una nuova consapevolezza, “attribuendo al gesto un peso più specifico della casualità” dice entusiasta uno dei partecipanti. 

Ed è un’altra cittadina, Vittoria, che ha partecipato ai laboratori del Teatro Quaroni, a svelare il senso profondo della sua esperienza con Virgilio Sieni. “Pensare al gesto – afferma- come momento di comunicazione, non di imitazione, attraverso un’espressività che la renda più diretta, più efficace per certi versi, non filtrata”.