Matera 2019

È quasi una storia d’amore, insaspettata, quella che raccontano Felicia e Gianluca, i due volontari di Matera 2019 che sono stati a Plovdiv appena un mese fa, quando chiedi della loro esperienza nell’altra Capitale Europea della Cultura 2019. Un colpo di fulmine inatteso, come l’occasione di questo viaggio presa al volo, che li ha fatti innamorare non solo della città bulgara, ma, soprattutto, di uno stile di vita.

C’è una parola, Aylak, che torna costantemente in tutte le loro risposte. Loro la traducono con un’esortazione, “rilassati!”, che racchiude in sé, raccontano, il senso profondo di un modo di affrontare la vita che hanno imparato proprio durante questo viaggio. Felicia e Gianluca sono stati ospitati da volontari e hanno potuto vivere appieno lo spirito Aylak. Ne parlano con piacere. È come se quell’esortazione li avesse prima sorpresi, poi iniziati e, infine, rapiti, grazie al fatto di averlo imparato direttamente da volontari come loro, lavorando fianco a fianco.

Durante il loro soggiorno, i due volontari materani si sono occupati della preparazione della “Aylak Parade”, una sorta di sfilata nella quale si alternano  grandi pupazzi in cartapesta ed eccentrici personaggi in costume. Si sono cimentati proprio nella realizzazione dei fantocci, collaborando con una compagnia teatrale bulgara che ha permesso loro di scoprire il dietro le quinte della manifestazione.  E anche i momenti fisiologici di tensione, sottolineano, non intaccavano quel modo calmo di prendere le cose che hanno scoperto in una terra, fino a poco prima, sconosciuta.

Forse proprio grazie a questa prospettiva, i due giovani hanno potuto assaporare ogni attimo di un'esperienza che li ha portati a vivere tra i loro omologhi bulgari. E basta ascoltare i loro racconti, quel termine famiglia usato per indicare le persone che li hanno ospitati, per capire che Felicia e Gianluca hanno fatto più di un semplice viaggio. “Stiamo facendo di tutto per tornarci al più presto” dicono all’unisono, quasi a voler confermare che non si lasceranno scappare questa meravigliosa scoperta.

Credits photo: Néstor Boli Galindo