Matera 2019

La cultura si conferma uno dei motori trainanti dell’economia italiana e partecipa alla ripresa. Il sistema produttivo culturale e creativo fatto da imprese, PA e non profit genera 89,7 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale.
È quanto emerge dal Rapporto 2016 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere.


Anche quest’anno, come già accaduto lo scorso anno, all’interno del rapporto è presente un approfondimento, che riportiamo di seguito, dedicato a Matera 2019 scritto in collaborazione con Paolo Verri, direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, e Rossella Tarantino, manager sviluppo e relazioni della Fondazione.


Matera 2019 un anno dopo. Turismi, Europe e nuovi modelli di comunità.

Stare dentro un sistema complesso spesso impedisce di vederne i punti di forzi e i punti di debolezza. Matera che diventa capitale – come quasi tutte le città – li contiene entrambi. Se si guarda da fuori l’attività, quanto si fa è davvero tantissimo, mentre quanto si percepisce fatto è sempre molto poco. Questo divario è da studiare e valutare con attenzione, fonte di gioie e dolori. Si è molto esigenti, giustamente, come cittadini; si è a volte molto indulgenti, come operatori interni al progetto, in quanto si fa esperienza delle resistenze della burocrazia e del vasto sistema degli interessi che – una volta vinta la partita per diventare capitale - sembrano più attenti a bloccare che a far crescere le opportunità diffuse. Questo ping pong tra il fatto e il da farsi, tra le responsabilità singole e quelle collettive, produce effetti  di competizione, potenzialmente positivi; in parte, effetti sfiancanti di contrasto locale senza molto costrutto.
I dati ineludibili: da quando Matera è diventata capitale una crescita costante del turismo e della comunicazione della città. Più 140 % di presenza, che necessitano ora una gestione, pena una svuotamento per ricchezza dei Sassi dopo lo svuotamento per povertà di sessant’anni fa. Su questo tema lavoreremo nei prossimi mesi con un progetto dedicato al turismo di comunità. Intanto, cerchiamo di passare in rassegna quanto è stato fatto nel primo anno di Matera capitale e quali siano ora i passi decisivi per l’avvenire.

Matera in Italia: verso Italia 2019. Tra le strategie principali di sviluppo del progetto Matera 2019 c’è quella, già contenuta nel dossier di candidatura, denominata Italia 2019. Nata nel 2011 da un dibattito pubblico svoltosi a Matera, nell’ambito degli Open Days dell’Europa, dedicati alla candidatura e al’ospitalità di altre città italiane ed europee che stavano facendo l’esperienza di capitale europea. Sembrò naturale ai partecipanti al dibattito, tra cui Pier Luigi Sacco che rappresentava Siena, di non pensare alla candidatura come ad una sfida senza tregua, ma piuttosto come ad un percorso di co-progettazione con molti scambi, sia di contenuto che di forme. Il tutto per dare vita ad una buona pratica, che vedesse per una volta l’Italia in grado di mostrarsi positivamente all’Europa. Così si decise che chiunque avesse vinto avrebbe proposto alle altre città finaliste di costruire insieme parte del programma e parte della comunicazione, nonché provvedere a forti scambi tra soggetti della scena creativa. Così è andata: per quanto riguarda il 2019 prevediamo di realizzare una grande mostra con la città di Lecce (dedicata al Rinascimento riletto da sud), di lavorare molto sulle performing arts insieme alla città di Ravenna, di confrontarci con la città di Perugia badando al ruolo dei giovani in particolare quelli provenienti da fuori Italia e legati al sistema universitario, con la città di Siena sul tema della cura e con la città di Cagliari sul tema del nuovo artigianato, in particolare quello digitale.
Altre città con cui la squadra al lavoro collaborerà, fanno parte di un sistema sud che Matera 2019 ha a cuore: se Lecce ne è la punta orientale, Crotone ne è il vertice meridionale (per preparare la grande mostra dedicata alla scienza, da Pitagora a oggi) e Napoli è invece il nostro orizzonte occidentale (con il Teatro San Carlo produrremo una Cavalleria rusticana ambientata nei Sassi protagonisti i cittadini di Matera).
Oltre a queste relazioni “ristrette”, esiste poi il lavoro svolto dal CIDAC – Centro Italiano per le Città d’Arte, che ha messo a sistema i progetti contenuti in tutti i diciotto dossier di candidatura, ha promosso una legge dedicata a Italia 2019 a favore di tutte quelle opere pubbliche contenute nei dossier con l’idea di farne una forte ossatura di una nuova infrastruttura nazionale collettiva basata sulla cultura e sul turismo. E’ un’operazione importante che vale circa 100 milioni di euro, di cui la metà andranno reperiti nell’ambito di progetti regionali e l’altra metà nella legge di stabilità 2017.
Complessivamente quindi si sta andando verso un programma generale per il 2019 fatto di tre elementi che almeno in parte ricalcano quelli dell’Expo Milano 2015. In primis, il programma della manifestazione Matera 2019 realizzato dalla Fondazione Matera – Basilicata 2019; poi c’è il programma nelle altre cinque città finaliste che scambiano attività e contenuti con la città di Matera; infine, ci sono le infrastrutture culturali e di accoglienza realizzate ad hoc per il 2019. È fondamentale che il tutto venga coordinato, come accaduto per Expo, dal Ministero competente: in quel caso, dal Ministero per le Politiche Agricole; in questo, dal Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo. In entrambi i casi, in stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio, con il Ministero per l’Istruzione e la Ricerca, con il Ministero per lo sviluppo economico e ovviamente anche con il nuovo ENIT, che potrebbe dar vita a forma di grande sperimentazione promozionale proprio nell’occasione.
Oltre a queste attività che hanno radici lunghe, la collaborazione istituzionale prevede altre azioni che si stanno mettendo in campo da parte di altre istituzioni nazionali. In primis, le città che hanno ottenuto il titolo di capitale italiana per la cultura, ad oggi Mantova per il 2016 e Pistoia per il 2017, con cui si sono avviati scambi di buone pratiche. Inoltre, si stanno attivando rapporti che mettono in relazione non solo Matera ma anche il suo territorio circostante (la cosiddetta “collina materana”) con il sistema costituito da Modena e la collina modenese con cui si è avviato un percorso di collaborazione sul tema spopolamento-ripopolamento dell’Appennino, grazie a progetti culturali turistici (esemplare la relazione fra le città di Irsina in Basilicata e Sassuolo in Emilia Romagna).

Matera in Europa: comunicazione, partenariati e buone pratiche. Matera in Europa ha destato enorme interesse. Appena nominata Capitale la nostra città ha offerto il grande bagaglio di esperienza accumulato in candidatura sul tema della comunicazione, in particolare quella digitale. Infatti, i progetti di web team e di web community, punti di forza del Comitato Matera Basilicata 2019 sono stati subito posti sotto la lente di ingrandimento di altre città. Questo interesse ci ha consentito di organizzare un momento di riflessione internazionale sui problemi e le opportunità di comunicare le città capitale europee della cultura, non prendendole in considerazione singolarmente ma come gruppo. Si è così discusso come mettere insieme database e competenze, contatti con giornalisti e sponsor, per costruire una famiglia allargata delle capitali. È nato così il progetto per un magazine plurilingue, da co-produrre e far finanziare all’interno del più ampio sistema di Europa creativa, come luogo comune di riflessione e promozione.
Nell’occasione è emerso  che molti stereotipi dell’Europa contemporanea sono veri: c’è molta diffidenza a cooperare sul serio, ciascuno ha così tante cose da fare e problemi da superare in casa propria che non è semplice trovare lo spazio “mentale” da dedicare agli altri, alla promozione internazionale che non sia quella più spiccatamente turistica. Insomma, c’è molto da fare prima di diventare davvero una Europa della città come descritto da Stefano Boeri e auspicato da Manuel Barroso con il suo progetto New Narratives of Europe.
Il 9 maggio 2016, in occasione della Festa dell’Europa, la Fondazione Matera Basilicata 2019 ha ripreso il discorso in chiave di confronto tra narrative territoriali, per raccontare le regioni che ospitano le capitali anche attraverso nuove forme di racconto, come quella impostata su una visione “scientifica” del cambiamento dei luoghi e degli spazi sociali e economici.
Non solo le forme della comunicazione hanno previsto una forte interazione con l’Europa. Oltre Matera, nel 2019 ci sarà una seconda città capitale: la bulgara Plovdiv. Con Plovdiv ci sono molti progetti comuni, ma  più in generale la relazione tra le due città riguarda l’allargamento delle frontiere dell’Europa verso est, il grande tema contemporaneo degli effetti migratori e la relazione tra cultura materiale e cultura digitale.  Se si guarda in prospettiva, le prossime capitali europee della cultura sono collocate sulla via Balcanica, con Rieka nel 2020, e con una capitale espressa dalla Grecia, Romania, Serbia o Montenegro nel 2021. Plodviv e Matera possono fare da apripista ad una nuova via Balcanica, in cui le culture del Sud e dell’Est Europeo giocano un ruolo importante nell’accoglienza, nello scambio e nell’inclusione di altre culture e di altri popoli.

Matera a Matera: gi sforzi degli abitanti culturali. Le tante attività sono state realizzate dal piccolo gruppo della Fondazione, al momento costituito solo da 8 persone, in attesa che si allarghi alle figure necessarie per passare dalla fase progettuale a quella esecutiva, grazie a risorse economiche provenienti perlopiù dalla Regione Basilicata. Risorse che vanno messe a disposizione dopo essere state deliberate in fase di candidatura.
A livello locale, le attività hanno rafforzato la relazione con i cittadini dei quartieri e dei comuni della Basilicata, soprattutto grazie al progetto Gardentopia - Basilicata Fiorita, fatto di corsi con paesaggisti e “viaggi di istruzione” nei giardini d’Italia. Sono state così selezionate quattro aree dismesse che gruppi formali ed informali di cittadini, insieme ad artisti e designers (italiani ed europei), stanno trasformando in spazi verdi di comunità. In una, un gruppo combattivo di mamme materane (le cosiddette MOM) sta realizzando, insieme a Linaria, uno spazio verde per mamme, nonni e bambini; in una seconda, una scuola del quartiere popolare di Spine bianche si sta confrontando con l’Atelier delle Verdure, a partire dalle attività che si intendono realizzare in un’area verde e da lì, costruire un’amaca o un salotto perché “è anche bello oziare”. In un terzo progetto un gruppo di giovani designers del verde e l’artista Alex Wilde stanno ripopolando lo spazio per ricostruire l’identità sociale del quartiere. Infine, un gruppo di pensionati della UIL insieme ai giovani di Potenza ribelle restituisce al quartiere un giardino e un campo di basket grazie alla guida di Wagon Landscape, collettivo francese abituato a rivitalizzare le banlieues di Marsiglia.
Oltre ai progetti urbani, la Fondazione ha messo a disposizione due progetti pilastro del dossier: l’Open Design School e l’I-DEA – Istituto Demo Etno Antropologico, per risolvere alcuni dubbi progettuali inerenti il nuovo teatro da realizzare nella zona della cave, nuovo ingresso della città, ma anche occasione per sviluppare contenuti utili a fare di Matera la capitale europea della riflessione sull’antropologia moderna e contemporanea. E per rafforzare la capacità del territorio di promuovere contenuti culturali originali, a giugno 2016 sono stati attivati due corsi di formazione: uno dedicato ai produttori di eventi (Matera Changemakers), l’altro a chiunque voglia specializzarsi nel coinvolgere attivamente il pubblico a seguire nuove forme di cultura contemporanea (Matera Links).
Da quando a Bruxelles, il 19 maggio 2015, Matera è stata insignita del titolo di capitale europea della cultura, su Matera 2019 si sono addensate moltissime richieste, provenienti in particolare dalla politica e dai media. Si è tornati ai primi tempi della candidatura quando si diceva che per candidarsi era necessario innanzitutto mettere a posto le buche delle strade. Molto peso ha avuto la campagna elettorale che ha dominato il dibattito locale da febbraio a giugno 2015, e che ha visto un cambiamento di sindaco e di giunta.
Matera 2019 oggi è vissuta non come un progetto culturale collettivo, ma un percorso necessario soprattutto ad un riscatto economico e sociale. Nessun prezzo sarà mai adeguato al passato da riscattare. E’ una richiesta insensata, quella di avere oggi perché non si è avuto prima. E non è quanto abbiamo proposto nel dossier di candidatura, con cui abbiamo offerto una visione nuova di società urbana, fatta di abitanti culturali e di cittadini temporanei, tutti con gli stessi diritti e doveri. Matera 2019, in quanto Fondazione, non si occupa di infrastrutture, né di accoglienza. E’ “solo” un percorso di sperimentazione culturale innovativo. D’altronde, non ha un gran budget: 52 milioni di euro in sette anni. Può e deve essere la punta di diamante di un progetto collettivo che deve ancora una volta trovare accordi preventivi per avere effetti duraturi. Non bastano i singoli per fare grandi i territori. E anche una piccola regione come la Basilicata può dare grandi risultati solo se ci si accorda sulla visione complessiva e si lavora insieme senza differenze di partito o di provenienza geografica o culturale.