L’architettura scavata e ipogea e il sistema diffuso di cisterne dei Rioni Sassi, sono l'elemento visivo, spaziale e strutturale che ha istituito la città di Matera come patrimonio mondiale dell'umanità.

Il progetto Padiglioni invisibili ruota attorno alla riqualificazione di alcune di queste architetture, al fine di promuovere la riflessione sulla responsabilità dell’estetica, dell'architettura e della ricerca artistica nel processo di creazione, rigenerazione e riqualificazione dei luoghi. I padiglioni non saranno solo nuovi spazi ri-funzionalizzati da restituire alla funzione pubblica, ma anche punto di incontro per coinvolgere cittadini e visitatori, sulle questioni più importanti e critiche del territorio sulla scia dell’eredità di Adriano Olivetti che ha contribuito a fare della città di Matera un laboratorio interdisciplinare a cielo aperto per l’architettura, le scienze sociali e la pianificazione.

Il progetto, redatto e coordinato da Angelo Bianco e Giusy Checola, con la consulenza scientifica di Philippe Nys, filosofo esperto di ermeneutica dello spazio, ha inaugurato la propria attività nel 2018 con un programma di workshop e seminari di studi che hanno coinvolto ricercatori e professionisti (Markus Haraldsson, Matteo Balduzzi, Lucio Fumagalli, Gabriella Gilli, Alessandra Pioselli, Roberto Martino, Antonello Tolve, Ferdinand Richard, Donato Faruolo) provenienti da ambiti disciplinari diversi, con la finalità comune di formulare proposte per il recupero delle cisterne e la loro riqualificazione. Il progetto, in collaborazione con: Fondazione Filiberto Menna (Roma-Salerno), Fondazione Sinisgalli (Montemurro, Potenza) e Associazione Giovani Unesco Basilicata, si inserisce nelle attività della fondazione SoutHeritage che, nei suoi anni di attività, ha ideato e proposto percorsi espositivi per attualizzare in chiave contemporanea significativi spazi del  patrimonio architettonico della città di Matera e della Basilicata.