Siamo felici di salutare la designazione di Córdoba (Spagna) e Saida (Libano), designate come Capitali Mediterranee della Cultura e del Dialogo 2027 nel corso del 10º Forum Regionale dell’Unione per il Mediterraneo, celebrato nella Giornata del Mediterraneo. Una scelta che conferma il ruolo crescente del programma MCCD (Mediterranean Capitals of Culture and Dialogue) nella cooperazione culturale euromediterranea.

Le motivazioni alla base della selezione descrivono due città diverse e complementari. Córdoba, radicata in una storia che l’ha vista capitale romana e cuore del Califfato di al‑Andalus, è oggi un luogo di convivenza, vitalità intellettuale e fusione di linguaggi culturali. Saida, città costiera con una storia abitativa ininterrotta che supera i seimila anni, è uno dei più antichi crocevia del Mediterraneo, dove memorie fenicie, romane, arabe, crociate e ottomane convivono con una scena culturale giovane, plurale e in trasformazione. Due prospettive che interpretano in modo originale l’identità mediterranea e la volontà di costruire nuove forme di dialogo fra le sponde.

Per Matera, Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo 2026, questa designazione si inserisce con naturalezza nel percorso già tracciato e rafforza una rotta comune. La Fondazione, che ha accompagnato fin dall’inizio il processo di candidatura e sta guidando la fase di implementazione del programma, riconosce in questa continuità un tassello prezioso del lavoro condiviso nel quadro euromediterraneo.

Nelle stesse ore, l’attenzione internazionale verso il programma MCCD ha conosciuto un nuovo slancio. Al Consiglio dei Ministri della Cultura dell’Unione Europea, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha richiamato l’importanza dell’edizione 2026 delle Capitali Mediterranee della Cultura e del Dialogo, che vedrà Matera e Tétouan protagoniste di un anno dedicato alla cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo. Il Ministro ha sottolineato il valore culturale e sociale dell'iniziativa, sottolineando la necessità di uno sforzo comune per contrastare le forme di esclusione, discriminazione o emarginazione basate sull'identità etnica o religiosa, e ha incoraggiato i partner europei a sostenere approcci più aperti e collaborativi.