Matera 2019

Intervista di Pierantonio Lutrelli

Elena Carmagnani, nata a Torino 47 anni fa, è architetto paesaggista laureatasi con lode al Politecnico di Torino nel 1995 in progettazione architettonica. Dopo alcuni anni trascorsi all’estero, in Germania (Resident Artist presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda) e a Parigi dove ottiene il DEA (Diplome d’études approfondis) presso l’Ecole d’Architecture Paris Belleville, rientra in Italia ed apre lo studio di architettura STUDIO999. Nel 2013 avvia il progetto OrtiAlti che vince numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali e, in particolare, il primo premio del concorso per imprenditoria femminile We-Women for Expo e Padiglione Italia. Oggi OrtiAlti è un’associazione di promozione sociale formata da architetti e agronome, che progetta ortialti, coinvolgendo le comunità nella loro gestione e animazione. La paesaggista piemontese é intervenuta venerdì scorso a Matera tenendo una lezione ad un corso di Basilicata Fiorita, tenutasi presso la sede dell'Università, avviata dalla Fondazione Matera Basilicata 2019.

Architetto, vuole raccontarci la sua esperienza?

"Sono un architetto che si occupa di paesaggio ed é da un po' di tempo che mi sono interessata a questi temi in particolare di come si posso coinvolgere i cittadini nella costruzione del paesaggio pubblico dei giardini quindi giardini condivisi. A partire da queste esperienze che ho messo in atto a Torino, in particolare ho sviluppato un progetto "Orti alti", che é un progetto di innovazione sociale perché non si tratta solo di progettare insieme agli abitanti degli orti che sono realizzati sui tetti degli edifici ma anche un progetto che prevede l'inserimento lavorativo di tutta una serie di persone  che poi avranno beneficio da questi orti perché si apriranno delle attività che sono proprio legate alla coltivazione. É da un po' di tempo, come le dicevo, che mi occupo di questi temi e qua a Matera ho voluto evidenziare quali sono le modalità e gli strumenti per coinvolgere i cittadini nella gestione del verde e nell'apertura ad iniziative e attività culturali. L'obiettivo é proprio quello di raccontare delle esperienze che sono molto diffuse non tanto in Italia quanto in altri Paesi stranieri, in cui grazie anche al supporto dell'amministrazione locale sono stati messi in atto dei progetti di giardini condivisi in cui sono gli abitanti stessi che se ne prendono cura con dei regolamenti che sono costruiti insieme all'amministrazione. Questa cosa permette non solo di mantenere i giardini e quindi di rendere tutti partecipi ed identificarsi in questi spazi, ma anche di aprirli a tutto il quartiere e quindi accogliere anche altre persone per delle nuove attività".

Si vuole sopperire alla carenza del pubblico o si vuole solo essere da supporto all'amministrazione comunale?

"Le esperienze più importanti sono esperienze in cui c'è un ruolo attivo dell'amministrazione pubblica. Non sono esperienze italiane, sono esperienze soprattutto francesi in cui l'attore pubblico é il primo che coinvolge gli abitanti e facilita questi processi. In realtà quello che io sto vivendo anche con la mia attività é una situazione molto diversa, perché qui in Italia non é facile coinvolgere le amministrazioni locali in processi che partono dal basso. Molto spesso ci si trova di fronte a tutta una serie di ostacoli nonostante che ci siano dei regolamenti che adesso stanno un po' facilitando queste cose anche in Italia".

Come ha trovato Matera? Cosa può restare di questa esperienza?

"Mi sembra bellissima. Io spero per come é stato costruito questo progetto di Basilicata Fiorita che sia un'occasione per portare un approccio diverso al verde che sia aperto a tutti i cittadini che porti cultura, partecipazione e coinvolgimento grazie al lavoro delle persone che si devono identificare in questi spazi e devono renderli propri".

Curando il paesaggio si possono creare posti di lavoro come ha accennato prima.

"Assolutamente. Il tema del verde produttivo, del verde coltivato ad orto che adesso si sta sempre più diffondendo in Germania, ma anche in Italia. Da noi gli orti urbani stanno diventando sempre più importanti. C'è sempre più richiesta di queste iniziative da parte dei cittadini. E non sempre le amministrazioni riescono a soddisfarla. In realtà questi spazi danno la possibilità di avere prodotti vegetali a chilometro zero che possono essere impiegati nella preparazione dei cibi e in più possono proprio innescare delle nuove attività. Faccio l'esempio di un lavoro che stiamo facendo con una cooperativa di lavoro di Torino che fa inserimento lavorativo di ragazzini disabili. C'è un ristorante dove essi lavorano e imparano a cucinare, che costituisce l'attività principale della cooperativa e grazie all'orto che abbiamo realizzato con loro possono aprirsi ad altre attività come la coltivazione, la produzione di prodotti in scatola e ci sarà anche una zona dove allevare le api.  Insomma, nuove attività che si costruiscono in questi spazi".

 
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